Rivista "IBC" XIV, 2006, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Un diavolo per capello. Dalla Sfinge a Warhol. Arte, acconciature, società, a cura di P. Bellasi e T. Sparagni, Milano, Edizioni Gabriele Mazzotta, 2006.
L'Archeologico, mettetevelo in testa!

Federica Guidi
[archeologa e saggista]

Il Museo archeologico di Bologna smette l'abito posato dell'antica istituzione civica e dà vita a una mostra insolita, che fin dal titolo, "Un diavolo per capello", attira e incuriosisce. Il Museo si concentra, in collaborazione con la fondazione Mazzotta di Milano (su iniziativa di Wella), sulla parte più rappresentativa dell'individuo in tutte le culture e in tutte le epoche: la testa, con particolare attenzione ai capelli, simbolo di ordine o disordine, di integrazione o rifiuto di una società e delle sue regole. Dal 7 aprile al 3 luglio è stato possibile percorrere la storia della capigliatura a partire dall'antico Egitto fino all'età contemporanea attraverso oltre 300 opere: reperti archeologici, ritratti, incisioni, monete e medaglie, oggetti etnografici e da toilette, serigrafie e fotografie ( www.comune.bologna.it/museoarcheologico).

Il viaggio parte da lontano, quando nelle società antiche la cura della testa è un dato irrinunciabile e distintivo delle classi più elevate: dal nemes (il fazzoletto bicolore ripiegato a copricapo) si riconosce immediatamente la figura del faraone o, perché no?, di quel Napoleone la cui "egittofilia" giunse al punto di farsi ritrarre a guisa di faraone; ecco poi le acconciature alla moda nell'antica Roma, quando l'augusta regnante dettava legge anche in fatto di capelli e le ornatrices, antiche parrucchiere, frequentavano assidue le case delle ricche matrone, pronte a tutto pur di essere à la page: tinture, toupets, parrucche, laboriose acconciature. Il viaggio continua attraverso medaglie, dipinti, sculture, stampe, ricostruendo una rapida storia dell'acconciatura dal Quattrocento fino all'apoteosi del capello acconcio, che si avrà nel XVIII secolo, quando la corte di Versailles detterà moda in tutta Europa. Avremo allora l'esplosione di parrucche, posticci, impalcature possenti e canoni estetici che giungono a sfidare impavidi le leggi del buon senso e del buon gusto.

Ampio è poi l'excursus etnografico che ci porta a conoscere i dettami culturali in fatto di capelli e copricapi sia in casa nostra sia nel mondo extraeuropeo, dove scalpi e teste miniaturizzate ci ricordano che il capello è anche il segno della forza vitale dell'individuo, come ben sapeva il chiomato Sansone. L'ambiguità di Andy Wharol e il punk anglosassone portano il capello di nuovo in primo piano nella società moderna, un capello che ora comunica inquietudine e rifiuto. Chiude l'esposizione la Medusa anguicrinita, i cui capelli sono il segno di un'alterità ineffabile. A una mostra che diverte e si presta a così tanti piani di lettura possiamo solo porgere tanto di capello.

 

Un diavolo per capello. Dalla Sfinge a Warhol. Arte, acconciature, società, a cura di P. Bellasi e T. Sparagni, Milano, Edizioni Gabriele Mazzotta, 2006, 200 p., _ 35,00.

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