Rivista "IBC" XIV, 2006, 1
Dossier: Il convento ritrovato - Una stagione di restauri nel complesso di San Domenico a Forlì
musei e beni culturali, dossier /
L'obiettivo che la società "Nomisma" si è posta nell'intraprendere lo studio relativo alle ipotesi di gestione del complesso museale di San Domenico a Forlì ( www.nomisma.it) è quello di progettare un'architettura gestionale che, da una parte, valorizzi il complesso museale, e, dall'altra, permetta di evidenziare gli stretti legami con il territorio forlivese e in particolare con le realtà imprenditoriali locali.1 La valorizzazione del complesso museale di San Domenico può infatti considerarsi un'opportunità di eccezionale importanza sia perché permette di disporre di ampi spazi di elevatissima qualità architettonica ed espositiva, sia perché la stessa campagna informativa e di comunicazione relativa al ripristino della struttura costituisce un'importante occasione di pubblicità per lo sviluppo della nuova istituzione.
Per quanto riguarda le ipotesi di governance del museo, sulla base delle principali esperienze gestionali dei musei civici, si è individuato in capo all'Ente locale un ruolo di guida, programmazione e supervisione nella scelte strategiche e gestionali. Tale ruolo è svolto nel primo periodo di gestione del San Domenico attraverso un modello gestionale in house; successivamente, qualora si scelga la forma giuridica della fondazione di partecipazione, il controllo potrà essere svolto indirettamente attraverso la partecipazione dell'Ente locale nel consiglio di amministrazione e la riserva di nomina di parte delle figure dirigenziali.
Accanto alla figura del direttore del museo si ipotizza la presenza del comitato scientifico, con una funzione di supporto alle scelte strategiche e culturali del management della struttura museale, attraverso l'identificazione degli indirizzi culturali da perseguire. Per quanto riguarda le competenze tecniche si consiglia una distinzione tra le funzioni mantenute internamente e le funzioni esternalizzate.
La scelta di esternalizzare alcuni servizi, non strettamente culturali, risponde principalmente a una logica economica e di efficienza nello stesso svolgimento dell'attività, e per mantenere una struttura organizzativa flessibile e facilmente adattabile ai possibili cambiamenti nella stessa architettura gestionale. Questa formula organizzativa viene proposta partendo dall'obiettivo che il punto di forza del museo sia quello di accreditarsi quale istituzione in grado di contribuire concretamente alla creazione di valori culturali stabili e condivisi. Facendo propria questa concezione, emerge chiaramente la funzione del museo, che non è riconducibile solo alla conservazione e tutela del patrimonio, ma si estrinseca anche nella divulgazione e promozione delle diverse forme di arte esposte. Partendo da tali premesse, le attività svolte dal museo possono essere allora ricondotte all'interno di due più ampie funzioni: tutela del patrimonio e processi di valorizzazione delle attività e dell'immagine.
L'insieme delle attività di competenza della struttura museale potranno quindi essere sviluppate anche attraverso l'ausilio di personale "esterno" coordinato dalla struttura portante dell'ufficio collezioni. A tal fine, si ritiene particolarmente proficua, già nella fase di start up, la predisposizione di convenzioni ad hoc con la Facoltà di conservazione dei beni culturali dell'Università di Forlì, per l'attivazione di rapporti di collaborazione e per l'organizzazione delle attività di gestione e cura delle collezioni. Lo sviluppo di un modello organizzativo sinergico in grado di coniugare le competenze interne con le risorse provenienti dal mondo accademico potrà, infatti, garantire una strutturata programmazione e allocazione delle diverse tipologie di attività.
Quanto al tipo di attività che il polo museale di San Domenico potrebbe svolgere, la possibilità di usufruire degli spazi del complesso restaurato permette a questa istituzione di assumere la fisionomia di un completo museo contemporaneo, dotato di ampi servizi accessori, come bar, caffetteria, boutique, bookshop. La possibilità di usufruire di questi servizi, come già si è detto, rappresenta poi essa stessa un'importante opportunità in tema di marketing, potendo svilupparsi attraverso di essi anche un'attività di merchandising.
In linea con i più attuali trend in materia di servizi culturali, sarebbe opportuno che il polo museale di San Domenico si presentasse come museo con valenza educativa e divulgativa, con l'obiettivo di attrarre un pubblico più ampio dei tradizionali specialisti e appassionati (che pure potranno costituire un importante segmento della clientela). Il museo dovrebbe, quindi, prevedere un'articolata serie di attività formative, educative e divulgative (con seminari, conferenze, laboratori, visite guidate), e adottare una campagna di comunicazione che si indirizzi opportunamente, privilegiando messaggi di forte impatto emotivo e immediata comprensione, e media di ampia e facile accessibilità.
Inoltre, particolare importanza dovrebbe essere rivolta alle varie formazioni e aggregazioni sociali (associazioni, circoli, club) che sono in grado di indirizzare cospicue quantità di pubblico verso le iniziative proposte (eventualmente mediante sconti e convenzioni), così come alle organizzazioni studentesche della locale università, eventualmente stipulando convenzioni anche con l'Ateneo.
Altre convenzioni potranno essere poi stipulate anche con organizzazioni operanti in campo commerciale e sociale, in grado di attrarre maggiormente anche un pubblico non specialistico e, ovviamente, con le varie agenzie, pubbliche e private, del settore turistico (anche in abbinamento a iniziative volte a far conoscere i prodotti locali) in modo da inserirsi positivamente nel circuito turistico regionale. Le varie convenzioni potrebbero riguardare riduzioni sul prezzo dei biglietti e facilitazioni per il loro acquisto. Ovviamente, non va dimenticata l'importante attività già svolta con le scuole del territorio.
La funzione che il museo di San Domenico potrebbe auspicabilmente espletare sarebbe quindi quella di costituire non un mero spazio espositivo di opere d'arte, ma un vero e proprio centro culturale polivalente, all'interno del quale realizzare un connubio fra le varie arti espressive della creatività umana. Questa funzione potrebbe essere svolta all'interno di un'attività di "animazione museale", che non comprenda soltanto l'attività educativa e divulgativa di cui sopra si è parlato, ma tutta una serie di proposte di abbinamento con altre forme artistiche, come il canto, la musica, la recitazione.
Questa attività assumerebbe un rilievo ancora maggiore in relazione alla prospettiva di restauro della chiesa-auditorium, ma potrebbe essere svolta ancora prima all'interno delle sale espositive, con concerti da camera, incontri di lettura, concerti vocali e strumentali, concerti-conferenze, ecc., da realizzarsi non solo in occasioni particolari, ma costantemente, in maniera periodica. Questa attività potrebbe essere attribuita in gestione a organizzazioni esterne (associazioni culturali, musicali, ecc.), in esclusiva o in abbinamento fra loro.
La presenza di un'attività stabile di animazione museale, poi, permetterebbe di creare occasioni di fidelizzazione per il pubblico. In proposito si potrebbero anche ipotizzare abbonamenti o biglietti a carnet, e forme di collaborazione o integrazione con altre reti museali o culturali (come convenzioni con teatri, ecc.) per la creazione di circuiti o la vendita di biglietti o abbonamenti integrati.
Non va poi dimenticato il collegamento che il complesso museale di San Domenico potrà assumere con la realtà urbana, rappresentando un importante strumento di riqualificazione urbanistica e rendendo opportuno che tutto lo spazio cittadino, non solo quello circostante, venga gestito tenendo in considerazione gli eventi che all'interno del museo, vero e proprio polo culturale della città, si andranno a proporre.
Tutte le misure sopra indicate, in quanto possono contribuire ad ampliare il pubblico effettivo della struttura museale di San Domenico, costituiscono anche fonti di ritorno finanziario ed economico per l'ente. Tuttavia, in linea con le più recenti tendenze in campo culturale, la relativa attività sarà probabilmente difficilmente espletabile in assenza di un positivo rapporto di collaborazione e integrazione con la rete delle aziende locali, come sostenitori e sponsor delle varie iniziative.
Nonostante la notoria difficoltà nel reperimento di risorse private a sostegno delle attività culturali nella realtà italiana, recenti studi attestano che proprio nell'investimento in cultura anche le piccole e medie imprese italiane potrebbero trovare importanti opportunità. Si tratta quindi di un campo in cui è importante lavorare nel tempo e che costituisce terreno di riferimento del marketing e una importante leva per l'attività di fund raising. Ciò stimola la necessità di considerare l'opportunità di dedicare adeguate risorse anche a questo aspetto, eventualmente esternalizzandolo a società di marketing e comunicazione operanti anche su base locale.
Per esempio, l'attività di fund raising potrebbe essere gestita direttamente da una cooperativa culturale (imprenditoria giovanile) e/o da imprese che si occupano di promozione e raccolta fondi nel territorio, attraverso apposite convenzioni. Tale ipotesi permetterebbe di effettuare un lavoro sistematico di coinvolgimento e sensibilizzazione delle imprese del territorio alle iniziative culturali del San Domenico.
Una modalità di coinvolgimento del tessuto imprenditoriale può essere rappresentata dalla creazione di un club di imprese (convenzione tra soggetti imprenditoriali e il complesso museale) che preveda un impegno finanziario annuale da parte dei partecipanti per sponsorizzare una serie di attività culturali/museali, al fine di contribuire all'arricchimento dell'offerta culturale del territorio, ottenere pubblicità e ritorno di immagine nelle campagne promozionali relative a specifici eventi culturali sponsorizzati, così come usufruire dell'offerta di servizi esclusivi da parte del San Domenico.
Nota
(1) Oltre allo studio specifico sulle ipotesi di gestione del complesso museale di San Domenico, commissionato dal Comune di Forlì alla società Nomisma di Bologna, si segnalano anche altre due indagini: quella affidata dallo stesso Comune allo studio Goodwill di Bologna, specializzato nella consulenza strategica per la ricerca di fondi in ambito culturale, e quella assegnata dalla Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì ha incaricato il Consorzio Civita di Roma per definire il profilo del "Distretto culturale del comprensorio forlivese" [ndr].
Azioni sul documento