Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

musei e beni culturali / immagini, mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Il Petit Palais di Parigi riapre al pubblico con una mostra fotografica che ne racconta la complessa opera di rinnovamento.
Incrociamo gli sguardi

Valeria Cicala
[IBC]

Lo scorso dicembre 2005, a Parigi, è stato riaperto al pubblico il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville (www.petitpalais.paris.fr). Il museo, a ingresso gratuito per tutti, è stato oggetto di un impegnativo restauro che non ha solo consentito un'esposizione che valorizza maggiormente le raccolte, ma ha anche recuperato il bel giardino interno, e creato quella serie di cosiddetti "servizi aggiuntivi" che predispongono il visitatore a trascorrere un tempo più lungo al museo; con la possibilità di acquistare libri, di sedersi al caffè o al ristorante, prossimi al giardino, di usufruire delle tante attività predisposte per il pubblico. Si va dalle visite guidate, alle conferenze, agli incontri musicali, agli atelier in cui sperimentare le proprie vocazioni artistiche. Tutte queste iniziative variano in base all'età e alle esigenze di coloro ai quali sono rivolte: adulti, ragazzi, portatori di handicap. Ampi spazi sono stabilmente riservati, come nel precedente allestimento, a mostre temporanee sia al piano terra che a quello sottostante; in questi, alla riapertura, è stata allestita anche una mostra fotografica: "Regards croisés".

L'esposizione è frutto del lavoro di tre fotografi - Flore, Patrick Tournboeuf e Bruno Delamain - che hanno seguito le vicende del museo dalla chiusura, con relativo smantellamento delle sale e ricovero delle opere, fin quasi agli ultimi tocchi di vernice. Hanno raccontato e confrontato la complessa opera di rinnovamento del museo attraverso l'occhio e la sensibilità delle loro macchine fotografiche, e in alcuni casi delle tecniche di stampa successivamente impiegate. Ne è risultato un percorso non tanto, e non solo, di documentazione, bensì di suggestioni e di particolari: immagini quasi oniriche di spazi degradati o di prospettive insolite; fughe di ambienti e armonie di linee. Come pure è evidente il piacere di fermare e di premiare in uno scatto la sapienza concreta di artigiani e operai; i guizzi di un lavoro invisibile, che esalta la progettualità, che restituisce colori e decoro. L'esposizione, che può costituire per il visitatore quasi un preambolo o una chiave di accesso in più alla "lettura" del museo, non è, purtroppo, corredata da un catalogo. Tutte le informazioni e il senso di questi itinerari sono rintracciabili su alcune cartelle esposte a introduzione delle tre sezioni corrispondenti ai tre "sguardi".

Anche questa mostra, sembra di poter dire, riafferma un diverso rapporto della fotografia con il museo e con i suoi visitatori. Non è più l'oggetto in quanto tale a interessare il fotografo, ma l'ambiente, la sua struttura, la sua vita fuori orario; sono questi aspetti che, con interpretazioni diverse, vengono proposti al pubblico. È questo, del resto, a divenire protagonista proprio nella mostra fotografica appena realizzata dall'IBC: "Gli occhi del pubblico. Visitatori nei musei dell'Emilia-Romagna", allestita alla Cineteca di Bologna dal 29 marzo al 30 aprile. L'occhio del pubblico, quello del fotografo che lo spia, quasi, per consegnarlo ad altri che vi butteranno il loro. Un gioco di gusti attraverso un senso.

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