Rivista "IBC" XIII, 2005, 4
Dossier: 6000 caratteri per un museo - Luoghi d'incontro e nuove narrazioni nei musei dell'Emilia-Romagna
musei e beni culturali, dossier /
Era la mattina del 20 giugno quando un pullman di ragazzi e ragazze provenienti da Colonia lasciò la piccola pensione nel centro di Marina per una visita di mezza giornata, inclusa nel pacchetto-vacanza, al Museo dell'aviazione, appoggiato quasi per caso lungo un lato della superstrada che porta verso le tre penne arroccate sul monte simbolo della Repubblica di San Marino.
Vocianti e irrequieti, i ragazzi si aggiravano tra le divise e le medaglie scambiandosi battute ad alta voce, fino a quando una nuova ed evanescente curiosità li avrebbe portati all'aperto a scoprire gli aerei esposti sul lato della collina che guarda la superstrada. E sarebbero stati altri schiamazzi. La guida si terse il sudore pensando alla fatica di tenere a freno l'esuberanza di un branco di diciottenni scottati dal primo sole, pronti per nuove bevute e balli notturni.
Da quel gruppo, ben presto, si staccò Annah, inosservata perché silenziosa.
Aereoplani e armi stuzzicavano la sua curiosità quanto una collezione di coleotteri, oppure un trattato d'idraulica. Annah, occhi chiari e sguardo profondo, lunghi capelli biondi e braccia sottili adorne di ninnoli da mercato etnico, si sentiva come attirata lontano. Era più forte di lei. La sua visione del mondo era fantasia pura. Romantica, poetica, a volte stucchevole. Aulica e meravigliosa, fuori dal tempo. E non le importava se gli altri la consideravano un po' strana per questo. Di una cosa sola, quel giorno, era certa: che il suo mondo non era il mondo di quei coetanei con cui si trovava a condividere passivamente quella vacanza in Riviera.
Una vacanza di cui, ne era sicura, non avrebbe serbato alcun ricordo.
Annah, a volte, si sbagliava.
Se ne rese conto quando il suo vagare svogliato la portò a pochi passi da un giovane di bell'aspetto. Si fermò e rimase candidamente a studiarlo, mentre lui stava osservando con attenzione ogni particolare di un triplano Fokker della Prima guerra mondiale, dipinto con le insegne dell'asso dell'aria Manfred Von Richtofen. Il Barone Rosso. Il giovane era chino sulle gambe, ma quando sentì una presenza alle proprie spalle si alzò di scatto. Alto, muscoloso, a suo agio in una camicia di taglio militare e pantaloni lunghi chiari. Si voltò sorpreso verso Annah, che trattenne il fiato per un secondo prima di abbozzare un timido saluto. Lui aveva ancora la mascella serrata, ma gli bastò poco per sciogliere la tensione. Per un attimo si era sentito quasi colto in fallo.
"Ti piace proprio" disse lei, così, un po' a caso, tanto per rompere il ghiaccio.
"Non puoi credere quanto. E può ancora volare. Incredibile", le rispose lui con voce calda.
"Sono Annah". Soavemente Annah.
"Chiedo perdono se non mi sono presentato prima, ma la tua bellezza mi ha incantato. Il mio nome è Alexander Maximilian Curt Von Cramm. La mia famiglia aveva una tenuta sul Lago di Costanza". S'inchinò con eleganza e le baciò la mano.
Annah si sentiva incredibilmente a proprio agio con quel ragazzo di qualche anno più grande, che ascoltava le sue storie e sapeva sorridere con occhi sinceri. I due giovani continuarono a parlare per oltre un'ora, quando la guida del gruppo, un uomo grassoccio con baffi sottili, andò a riprendere Annah. "Dove diavolo ti eri cacciata? Dobbiamo tornare in albergo. Subito".
"Alex, voglio rivederti. Questa sera. Assolutamente". Si sentiva stranamente sicura di sé.
"È rimasta soltanto questa sera per noi" ribatté lui con voce spezzata.
"Partirai? Di già?".
"Sì. Devo andare. Lontano".
Si diedero appuntamento a mezzanotte. Davanti al cancello del museo. Si baciarono appassionatamente. Alexander era convinto che si conoscessero da un'altra vita. Annah, sul pullman, pianse in silenzio.
Mezzanotte. In lontananza l'eco di una musica tambureggiante. Una festa. Per Annah c'era poco da festeggiare. Casomai c'era da godere il più possibile della luce di una fiamma che si sarebbe spenta troppo presto.
Per Alexander invece c'era una missione da compiere. L'ultima.
Annah e Alexander si corsero incontro e si abbracciarono. Si baciarono. E poi parlarono, come avevano fatto quella mattina. Come avrebbero fatto per tutta la vita, se Annah avesse potuto seguire il proprio istinto. Se Alexander non avesse dovuto inseguire l'inesorabile. Poi lui prese in mano il proprio coraggio, che era maledettamente grande. E le chiese se poteva aiutarlo.
"Farei tutto per te, lo sai".
"Mi conosci appena, a ogni modo grazie".
Alexander e Annah scavalcarono il cancello. La notte stava precipitando addosso all'alba. Alexander tirò fuori da un cespuglio due taniche di carburante. Era riuscito a nasconderle lì durante il giorno, dopo che si erano salutati. Riempì il serbatoio del triplano rosso, quello davanti a cui si erano incontrati, e mise in moto. L'elica ruotò sempre più veloce.
"Lo sai pilotare?" chiese lei sorpresa.
Le rispose con un sorriso.
"Se vuoi fare un'ultima cosa per me, aprimi il cancello e poi non farti trovare qui". Le nascose ancora il dolore dell'addio. Annah obbedì silenziosa. Scattò la sirena antifurto.
"In altri tempi sarebbe andata diversamente", pensò Alexander. Ma non lo disse.
Il triplano Fokker lentamente uscì dal cancello e infilò la discesa che portava alla superstrada, ancora deserta. Qui il conte Alexander Von Cramm spinse il motore al massimo e riuscì a decollare. Fece un ultimo passaggio rasoterra e salutò Annah con la mano. Poi prese quota e svanì nel crepuscolo del suo destino.
Il giovane conte Alexander Maximilian Curt Von Cramm fu uno degli assi dell'aviazione tedesca durante la Prima guerra mondiale. Nella primavera del 1917 il campo di volo della sua squadriglia, le Aquile del Crepuscolo, era posizionato nei pressi di Bertincourt, in Francia. Nel giorno più nero della squadriglia, il conte Von Cramm fu costretto a rimanere a terra, ricoverato all'ospedale di campo per una peritonite. Dei suoi compagni, dei suoi amici, nessuno fece ritorno da una battaglia aerea sul cielo della Somme. Del conte Von Cramm, da quel giorno, non si seppe più nulla.
Fino a ora.
Museo dell'aviazione
Rimini, loc. Cerbaiola, via S. Aquilina 58
telefono: 0541756696
www.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.e xe/amuseier
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