Rivista "IBC" XIII, 2005, 4

Dossier: 6000 caratteri per un museo - Luoghi d'incontro e nuove narrazioni nei musei dell'Emilia-Romagna

musei e beni culturali, dossier /

Raccontaci un museo

Valeria Cicala
[IBC]
Vittorio Ferorelli
[IBC]

Quando abbiamo bandito il concorso "6000 caratteri per un museo. Luoghi d'incontro e nuove narrazioni nei musei dell'Emilia-Romagna" né l'Istituto regionale per i beni culturali (IBC), né tanto meno la COOP - Associazione cooperative di consumatori del distretto adriatico e l'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna, erano alla ricerca di nuovi scrittori.

Il 2005 è stato un anno debordante, come sempre, di concorsi corredati da assegni, oltre a costituire la cifra di anniversari importanti per la letteratura italiana: i venti anni dalla morte di Italo Calvino, oppure - per restare nell'orizzonte della nostra regione, assai prolifica in quanto a scrittori - i cento anni dalla nascita di Leo Longanesi, i venti dalla scomparsa di Pier Vittorio Tondelli o ancora i trenta da quella di Pier Paolo Pasolini, il quale, almeno un po', appartiene anche alla terra padana.

L'IBC si occupa, prevalentemente, dalla sua nascita nel 1974, di catalogazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, anche attraverso una legge regionale che gli affida interventi sui musei e sulle biblioteche del territorio, ed è impegnato, anche attraverso alcuni progetti europei, nella formazione e nell'aggiornamento di funzionari e dirigenti museali.1 Dunque altre erano le sollecitazioni che volevamo proporre attraverso il concorso "6000 caratteri per un museo".

L'idea era: suggeriamo ai visitatori di un qualsiasi museo della regione di dare una prosecuzione molto personale al tempo trascorso al museo; di prolungarlo attraverso una storia, una scintilla personale di emotività, d'inventiva e di gusto per la scrittura. Da lettore del museo a scrittore del medesimo. Si chiedeva all'eventuale interlocutore di rielaborare nozioni apprese, di esprimere sensibilità storica personale, ricerca di radici o voglia di evasione. Un invito, appunto, a raccontare, a dare fisionomia a un episodio che in qualche misura, forse, attraverso la scrittura, come sul divano dell'analista, desse parola a qualcosa che s'era dimenticato, o nascosto negli scantinati del quotidiano. Così il visitatore diviene protagonista. Si propone in una veste inedita e personalizzata di narratore, di inusuale divulgatore. La sua pagina può essere un cahier de voyage, un foglio di taccuino da condividere; si ritrova in un gioco, in un territorio diverso in cui esprimersi.

Sono arrivati all'indirizzo di posta elettronica del concorso 116 racconti che hanno costituito uno spaccato molto vario di gusti, di atteggiamenti, di umori, di linguaggi. Un campione minimo, ma sufficientemente rivelatore. Il numero più congruo di racconti è firmato da ragazzi delle scuole medie e medie superiori che hanno visitato un museo all'interno delle attività programmate dall'istituto scolastico. Per alcuni lo spunto nasceva dal museo creato all'interno della scuola: è il caso dei racconti scritti dagli allievi del Liceo classico "Luigi Galvani" di Bologna, uno dei quali figura tra i quindici selezionati dalla giuria e qui pubblicati.

Abbiamo ricevuto racconti da tutte le province. Per sottolineare la dimensione regionale del concorso, nella scheda dei musei protagonisti dei racconti selezionati abbiamo aggiunto il link alla banca dati "Musei in Emilia-Romagna", curata dall'IBC. Di solito le storie riguardano musei dell'area in cui si risiede, ne abbiamo ricevuti solo due scritti da persone residenti fuori regione e tutti e due sono risultati tra quelli maggiormente graditi sia al gruppo di lettura, che ha selezionato i primi cinquanta, sia poi alla giuria della selezione finale.

Diversi i racconti scritti da adulti, e tra questi molti di loro sono persone lontane, per formazione e attività lavorativa, dal settore prettamente culturale: ne ritroverete alcuni tra gli autori di questo fascicolo. Non potevano mancare, però, coloro i quali vivono in osmosi continua tra lavoro e interessi personali, e per questi scrivere un racconto ispirato da uno spazio museale significava in qualche modo "giocare in casa", forse anche con un inconscio barlume di superiority complex! Ma, ed è bene sottolinearlo, non si è trattato di un concorso letterario. L'ordine di presentazione dei racconti selezionati, infatti, non sottintende una classifica di merito, ma rispecchia esclusivamente la successione geografica dei musei, da sud a nord, lungo l'asse della Via Emilia.

A rivelare la differenza di età e di interessi sono i linguaggi di queste storie: quelli della scrittura e quelli delle trame. Televisione, cinema, videogame sono la filigrana di molte storie. L'immagine, più che la lettura, influenza l'impalcatura e il ritmo del racconto, e la capacità narrativa. L'impostazione si modifica quando l'autore ha più di trenta o quarant'anni. In quel caso non solo si modifica la scrittura, che lascia trapelare uno stile più nutrito di letteratura, ma si avverte un diverso rapporto con il passato, con il senso della memoria, e a volte si colgono frammenti di autobiografia.

Qualche considerazione, infine, sulle tipologie museali che hanno maggiormente stimolato i nostri autori. Senza dubbio l'archeologia e la storia dell'arte sono le discipline che hanno offerto più spunti, ma anche la cultura materiale ha sollecitato parecchio i partecipanti, soprattutto i ragazzi, come pure è tangibile un forte interesse per i musei dedicati al settore scientifico. Una rinnovata attenzione coniuga discipline umanistiche e scienze esatte, che recuperano unitarietà. Forse è proprio merito anche di una buona didattica museale. Un discorso continuo, fatto di rimandi e di connessioni è ciò che il museo vuol essere. Per alimentare la conoscenza e il piacere di raccontare agli altri. E per farsi raccontare.

 

Nota

(1) Si vedano in proposito: V. Galloni, M. Sani, Compagni di strada, "IBC", XIII, 2005, 3, pp. 22-25; V. Cicala, Il museo racconta, "IBC", XIII, 2005, 2, pp. 24-25.

 

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