Rivista "IBC" XIII, 2005, 3
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
Prosegue "Nel segno di Guercino" l'attività espositiva della Pinacoteca civica di Cento (Ferrara), dedicata dal 29 maggio al 2 ottobre 2005 a una silloge di fogli dell'artista centese. L'iniziativa, promossa dal Comune di Cento con il contributo della locale Fondazione Cassa di risparmio e con lo stesso istituto di credito, si è avvalsa del sostegno dell'Associazione amici della Pinacoteca civica, dell'Associazione imprenditori centesi per la cultura e del Gruppo Luigi Koelliker. Sono una settantina i pezzi presentati, provenienti in gran parte dalla collezione Mahon, con aggiunte dall'Ashmolean Museum di Oxford e da raccolte artistiche locali, pubbliche e private ( www.comune.cento.fe.it/mostre/guercino2005).
Vastissima la panoramica sulla grafica del Barbieri, tra i massimi disegnatori di tutti i tempi, proposta in questo caso a integrazione delle più recenti rassegne monografiche: "Racconti di paese", allestita a Cento nel 2001, e "Poesia e sentimento nella pittura del Seicento", di scena nel 2004 al Palazzo Reale di Milano e al Museo Termini di Roma. Qui figuravano grandissimi capolavori, testimonianze celeberrime di una creatività pittorica della quale i disegni ora presentati narrano le segrete fasi di gestazione. Dagli studi di figura alle descrizioni più attente della piana del Reno; dal soggetto sacro all'introspezione psicologica dei ritratti, fino alla caricatura e alla pittura di genere, la mostra allestita in questi mesi a Cento offre uno spaccato esauriente della produzione più intima di Guercino. Quell'ispirazione improvvisa dove si fissa l'intuizione più alta sotto l'incalzare della committenza o di una esigenza di modifica immediata.
Del resto, com'è noto, è proprio alla spontaneità dei disegni del maestro che da oltre tre secoli si rivolge l'ammirazione di amatori e collezionisti. Soprattutto in Inghilterra, dove per tradizione gli esiti raggiunti dal centese disegnatore sono specialmente e da sempre apprezzati. Fu oltremanica che si affermò la fortuna grafica dell'artista. Complici nel caso i numerosi fogli che dello zio pittore recava con sé il nipote del Guercino, Benedetto Gennari, a sua volta figurista, invitato a Londra da Carlo II nel 1674. Lo comprova il marchio di alcuni singoli pezzi, confluiti nella raccolta del pittore Peter Lely: sir, nella scala sociale britannica, e collega di Gennari alla corte d'Inghilterra. Acquistati da John Bouverie nel 1734 - che a date successive acquisiva altri studi dal pronipote del Barbieri, Carlo Gennari - i disegni costituirono ben presto una collezione rilevante, impinguata ulteriormente grazie ai disegni di Guercino messi assieme da William Kent, mercante d'arte, e da Richard Dalton. Bibliotecario del principe di Galles, il futuro Giorgio III, Dalton scoperse nell'abitazione dei Gennari un numero di fogli consistente che assicurò immediatamente alla Royal Library di Londra, dove si conservano tuttora.
L'eco dei ritrovamenti scatenò una moda collezionistica che incentivava, di conseguenza, la riproduzione incisoria. Ma nondimeno la replica di falsi, a spese degli aristocratici viaggiatori che approdavano in Emilia nel corso del Grand Tour. Eppure, nel secolo precedente, ai tempi del Guercino, un disegno non aveva lo stesso valore artistico di un dipinto, perché consuetudini d'accademia privilegiavano l'attività su tela. Tanto che era nota la ritrosia del Barbieri verso la sua attività, altissima, di disegnatore. Annotazioni private, come era solito sostenere, da non condividersi con il pubblico. E fu merito degli estimatori se l'esecuzione di disegni speciali, come opere finite, ha assicurato ai posteri capolavori assoluti, come la Sacra Famiglia della Pierpont Morgan Library di New York o la serie grafica con i Quattro Evangelisti commissionatagli da Alfonso III d'Este, il mistico duca-monaco cappuccino. Né ci si poteva sottrarre alle richieste "graziose" di Cristina di Svezia, che ottenne una raccolta di lavori su carta. E persino Malvasia, biografo del centese, riuscì ad assicurarsi una collezione di fogli passata in seguito al collezionista Pierre Crozat.
Perché è indubbio che lo svaporar nebbioso dei confini tra una forma e l'altra, che dal Guercino su tela si riproponeva anche nel disegno, affascinava i committenti, conciliando finalmente l'alfabeto lineare dei fiorentini con il trascolorare atmosferico dei veneziani. Come si scorge nei capolavori della mostra, dal San Gerolamo all'Angelica e Medoro, alle scene di festa e popolari. Un percorso di stile che si snoda nelle sale dell'esposizione, commentata da alcuni dipinti, e illustrata ulteriormente nel catalogo a stampa da scritti di Denis Mahon, Massimo Pulini, Nicholas Turner e Fausto Gozzi.
Nel segno di Guercino. Disegni dalle collezioni Mahon, Oxford e Cento, a cura di M. Pulini, London, Leighton House Museum, 2005, 224 p., _ 35,00.
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