Rivista "IBC" XIII, 2005, 1

Dossier: Cantieri culturali - Nuovi spazi per biblioteche e archivi

biblioteche e archivi, dossier /

Nuove sedi per servizi bibliotecari e archivistici di qualità

Rosaria Campioni
[IBC]

Nella mappa complessiva delle 13.000 realtà bibliotecarie descritte nel Catalogo delle biblioteche d'Italia (recentemente giunto a compimento con la pubblicazione dei volumi relativi alla Lombardia, la regione che ne annovera il maggior numero) l'Emilia-Romagna si colloca dal punto di vista numerico al secondo posto con le sue 1.050 biblioteche, di cui molte vantano antiche origini e cospicui patrimoni. Per quanto riguarda la suddivisione amministrativa si rileva che ben 455 appartengono ai Comuni, cui spetta sia la conservazione e il trattamento delle raccolte sia la gestione dei servizi tramite l'impiego di adeguate risorse professionali e strumentali.

L'organizzazione dell'offerta bibliotecaria comunale risponde all'obiettivo primario di diffondere capillarmente il servizio sul territorio e, per mantenere il passo coi tempi, non può sottrarsi al confronto con le nuove funzioni da svolgere e con le mutate esigenze di un'utenza sempre più differenziata e in continua trasformazione, anche in relazione al fenomeno della crescente immigrazione. Negli ultimi decenni l'attenzione si è incentrata soprattutto sul miglioramento dei servizi al pubblico, coerentemente agli orientamenti internazionali e anche grazie agli straordinari progressi delle nuove tecnologie informatiche e telematiche. A tal proposito basti ricordare l'attiva partecipazione cooperativa di moltissime biblioteche emiliano-romagnole al Servizio bibliotecario nazionale e l'impegno dell'Istituto regionale per i beni culturali teso all'evoluzione del programma Sebina, sempre più orientato verso le molteplici esigenze degli utenti. Si potrebbero richiamare altresì i risultati della ricerca svolta nel 2003 dall'Ervet sulla diffusione dei punti di accesso pubblico ad Internet (PIAP) in Emilia-Romagna (su 660 postazioni disponibili per il pubblico ben 571 erano collocate nelle biblioteche): l'indagine ha evidenziato nel sistema bibliotecario regionale "un ruolo fondamentale per la riduzione del digital divide 'sociale' poiché offre la disponibilità di accedere ad Internet a chi non possiede una connessione presso la sua abitazione".1

Il nesso tra funzioni, spazio e arredo - che da sempre caratterizza l'istituzione bibliotecaria - trova in regione un esempio mirabile per l'età umanistica nella celebre aula progettata da Matteo Nuti per Malatesta Novello a Cesena. Le Linee guida IFLA/UNESCO per le biblioteche pubbliche, edite nel 2001, hanno sottolineato l'importanza degli edifici, che "dovrebbero essere progettati per riflettere le funzioni del servizio bibliotecario, garantire l'accessibilità a tutti ed essere sufficientemente flessibili per accogliere servizi nuovi e diversi", e anche il loro ruolo strategico per rivitalizzare determinate aree urbane.2 Pure la direttiva della Regione Emilia-Romagna sugli standard e gli obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei, pubblicata nel 2003, comprende indicazioni specifiche per i tre settori; tuttavia solo il paragrafo dedicato alle biblioteche fissa anche degli indicatori, in particolare per l'area dei servizi al pubblico che è opportuno "abbia una superficie di almeno 0,30 mq ogni dieci abitanti nei comuni in cui si registra la presenza di una sola biblioteca".3

Sulla base della consapevolezza che la biblioteca pubblica costituisce una condizione essenziale per lo sviluppo culturale e per l'accesso all'informazione e alla conoscenza da parte di tutti i cittadini, alcuni Comuni hanno deciso nell'ultimo ventennio di investire nella costruzione di nuovi edifici: Cattolica e Riccione nel Riminese; Conselice nel Ravennate; nel Ferrarese il capoluogo con la Biblioteca Bassani nel quartiere Barco, Bondeno e Goro; Pianoro, Ozzano, Crevalcore, Vergato e Casalecchio di Reno nel Bolognese; Modena con la Biblioteca Rotonda (all'interno di un centro commerciale); Bagnolo, Bibbiano, Canossa, Carpineti, Reggiolo, Rio Saliceto e Scandiano nel Reggiano; Parma con la Biblioteca Pavese ecc. Pur nella varietà delle scelte architettoniche e dei contesti urbani si possono rilevare, rispetto alle vecchie sedi, alcune nuove tendenze: l'aumento della superficie destinata ai servizi, la propensione per la luce naturale, la preferenza per gli spazi aperti che consentono soluzioni flessibili e il libero accesso agli scaffali, la presenza di aree riservate all'accoglienza e alle informazioni, di sezioni per ragazzi (con spazi anche per la prima infanzia) e di sezioni multimediali.

Molti enti locali hanno perseguito l'obiettivo di migliorare i servizi, o di attivarne dei nuovi, tramite la ristrutturazione di edifici storici, la riorganizzazione degli spazi o l'ampliamento di quelli esistenti. Il rinnovamento ha spesso riguardato le sezioni multimediali - al cui sviluppo ha contribuito anche, da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, la recente estensione del progetto "Mediateca 2000" alle regioni centro-settentrionali - e le biblioteche per ragazzi: basti citare nel Modenese "Il falco magico" nel castello di Carpi e "Matilda" nell'ambito del polo culturale di villa Gandini a Formigine, e tra le molte sezioni sorte in questi ultimi anni nel Piacentino quella istituita nella ristrutturata villa Braghieri a Castel San Giovanni.

Un discorso specifico andrebbe riservato ad alcune strutture speciali e multifunzionali quali il complesso biblioteca-archivi della Cineteca di Bologna - inserito, insieme a due nuove sale cinematografiche, negli spazi dell'area dell'ex Macello nel polo Manifattura delle arti - e la Casa della musica a Parma, che riunisce nel palazzo Cusani varie istituzioni legate al mondo musicale.

All'apertura di nuove sedi bibliotecarie la risposta da parte dei cittadini è stata in generale molto positiva, con un notevole aumento sia di utenti sia di prestiti e non solo di libri: basti citare la Biblioteca "Pavese", nella Casa della conoscenza recentemente inaugurata a Casalecchio di Reno, che ha subito registrato un picco di prestiti, e la Biblioteca di Sala Borsa nel cuore di Bologna, i cui servizi innovativi - "una delle realizzazioni più significative di questi ultimi anni in Italia" - coi dati statistici delle prestazioni sono stati illustrati su varie riviste.4 Si segnala che l'intenso rinnovamento delle biblioteche emiliano-romagnole è sovente documentato sulla rivista "IBC", nella rubrica "Biblioteche & Archivi", ed anche nella rubrica "Biblioteche allo specchio" di "Biblioteche oggi" con corredo di efficaci immagini.


La maggioranza delle biblioteche storiche comunali in Emilia-Romagna, a differenza di altre regioni in cui si è privilegiata la divisione tra la biblioteca storica e moderna, ha operato nella seconda metà del secolo scorso la scelta di mantenere nella medesima sede la sezione moderna, sottolineando la continuità storica della cultura. È senz'altro confortante per la politica regionale l'autorevole giudizio espresso due anni fa da Luigi Crocetti, secondo il quale "nessun provvedimento sarebbe più nefando che spezzare in due, per così dire, le biblioteche: da una parte i fondi storici, dall'altra i fondi 'da biblioteca pubblica', in vista di un diverso modo di gestirle".5

Ebbene, molte biblioteche comunali emiliano-romagnole - storiche e moderne, senza soluzione di continuità, come si è detto - sono ospitate in antichi edifici monumentali (castelli, rocche, palazzi nobiliari, sedi conventuali e ospedaliere) e perciò gli interventi di ristrutturazione si sono rivelati particolarmente complessi dovendo da un lato rispettare i vincoli imposti dalle strutture architettoniche originarie e dall'altro raggiungere nel contempo obiettivi diversi: l'applicazione delle norme di sicurezza stabilite negli anni Novanta, l'eliminazione delle barriere architettoniche e la creazione di nuovi servizi al pubblico. Data la complessità degli interventi, nonché la limitatezza delle risorse finanziarie, alcune biblioteche si sono trasformate in una sorta di cantiere permanente: la "Passerini-Landi" di Piacenza, nel cinquecentesco palazzo di San Pietro già sede dei Gesuiti, la "Panizzi" di Reggio Emilia nel quattrocentesco palazzo di San Giorgio sempre dei Gesuiti, la "Giulio Einaudi" di Correggio nel prestigioso palazzo dei Principi, la Comunale di Imola nel trecentesco convento di San Francesco, la Manfrediana di Faenza nel quattrocentesco convento dei Servi di Maria. Impegnativi lavori di ampliamento che porteranno a una più adeguata articolazione dei servizi sono inoltre previsti per altre biblioteche, cosiddette di tradizione, in Romagna: la "Saffi" di Forlì nel settecentesco ospedale progettato da Giuseppe Merenda, la Malatestiana di Cesena e la Classense di Ravenna, nei complessi rispettivamente dei Francescani e dei Camaldolesi. A testimonianza dell'intensa suggestione evocata dalle sale antiche si possono ammirare le bellissime fotografie di Massimo Listri nel volume intitolato Il fascino delle biblioteche, che tra le quindici sedi italiane ritratte ne comprende ben cinque romagnole.6

La legge regionale 18/2000, in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali - a differenza della precedente legge 42 del 1983 - prevede il finanziamento dei piani annuali provinciali anche per la "costruzione, acquisizione, ristrutturazione e restauro di edifici adibiti o da adibire a sedi di istituti culturali"; occorre tuttavia riconoscere che le risorse regionali non sono state finora sufficienti per sostenere adeguatamente i grandi cantieri. Alcuni di questi interventi di ristrutturazione hanno comunque beneficiato di contributi regionali derivanti da altre normative o provvedimenti particolari, basti citare il consistente finanziamento destinato alla ristrutturazione di Sala Borsa in occasione di "Bologna 2000 città europea della cultura" o gli interventi sui grandi complessi monumentali previsti nell'accordo di programma Stato-Regione Emilia-Romagna a favore della Biblioteca Classense a Ravenna, della Malatestiana a Cesena ecc.


Se la situazione delle sedi bibliotecarie presenta non pochi esempi positivi non altrettanto si può sostenere purtroppo per quelle archivistiche. Molti archivi storici sono ancora ospitati nei sotterranei o nei solai di edifici privi di coibentazione e dei dispositivi di sicurezza, con evidenti rischi per la conservazione dei documenti. A tal proposito la citata direttiva regionale articola il discorso sulla sede fornendo indicazioni specifiche circa gli spazi destinati al patrimonio documentario, al personale e al pubblico, e collegando strettamente il miglioramento dei locali agli obiettivi della gestione di un servizio aperto al pubblico e della valorizzazione della documentazione archivistica. Del resto le linee regionali programmatiche per il triennio 2001- 2003 avevano già sottolineato l'opportunità di "estendere la 'cultura del servizio', ormai diffusa nelle istituzioni bibliotecarie, pure alle istituzioni archivistiche e cercare di allestire spazi non solo per gli studiosi ma anche per svolgere attività didattiche con le scuole per far crescere la sensibilità verso le fonti documentarie nelle nuove generazioni".

Pochi Comuni hanno investito nel miglioramento della sede per l'archivio storico inteso come autonomo istituto culturale con un servizio di apertura al pubblico: tra questi vanno senz'altro menzionati Carpi, con l'intervento di ristrutturazione portato a compimento cinque anni fa nell'ala ex carceri del prestigioso Castello dei Pio, e Reggio Emilia coi considerevoli lavori nei chiostri di San Domenico, ora sede del Polo archivistico che comprende oltre all'Archivio storico comunale postunitario anche altri notevoli complessi documentari appartenenti pure a enti privati.

Non è raro in Emilia-Romagna trovare archivi storici affidati in gestione alle biblioteche comunali, coerentemente agli indirizzi regionali che orientano verso l'integrazione dei servizi con personale qualificato, o quanto meno ritengono preferibile una simile "contaminazione" alla "conservazione passiva" in sedi separate e chiuse al pubblico. Il Comune di Imola, ad esempio, nell'ambito del pluriennale progetto di ristrutturazione del convento di San Francesco ha già proceduto alla predisposizione di locali opportunamente climatizzati per la conservazione del patrimonio archivistico e di una sala per la consultazione dei documenti fornita anche di una sezione libraria di supporto alla ricerca storica. I lavori di consolidamento strutturale del Palazzo dei Principi a Correggio, a seguito degli eventi sismici del 1996 e del 2000, hanno altresì previsto nella stessa sede la riorganizzazione dei servizi bibliotecari e archivistici, oltre che quelli museali.

Pure le nuove sedi costruite a Ozzano, Crevalcore e Bondeno ospitano sia la biblioteca sia l'archivio e il servizio archivistico viene di norma svolto dagli operatori della biblioteca. È incoraggiante constatare che anche Comuni di piccole dimensioni hanno investito nel miglioramento delle sedi destinate agli archivi; Lagosanto, ad esempio, che ha collocato l'archivio nella torre dell'Orologio, e Premilcuore che ha trasferito l'importante archivio storico al primo piano di una palazzina che ospita anche una piccola biblioteca.

Il percorso espositivo relativo agli archivi storici e alle biblioteche, curato da Liana d'Alfonso in occasione dell'edizione 2005 del Salone del restauro di Ferrara, intende presentare alcuni interventi significativi realizzati in quest'ultimo lustro non solo per far conoscere a un vasto pubblico lo sforzo di svecchiamento e innovazione perseguito dagli enti locali, ma anche per offrire elementi di riflessione e stimoli per altri istituti che si accingono a intraprendere interventi di ampio respiro sulle sedi culturali, senza perdere di vista l'obiettivo principale: migliorare i servizi per il proprio bacino di utenza. La rassegna, che non pretende di essere esaustiva e che riguarda una situazione in perenne mutamento, è stata resa possibile dalla collaborazione delle Province, degli archivi storici e delle biblioteche comunali, che hanno fornito pure guide e materiali illustrativi per promuovere i propri servizi e attirare nuovi cittadini. Nonostante la limitatezza delle risorse per la cultura, è confortante notare che alcune amministrazioni comunali sono tuttora impegnate a costruire nuove sedi per le biblioteche e gli archivi o a migliorare quelle esistenti. Basti citare la ristrutturazione dell'ex fabbrica di cappelli Loria a Carpi che ospiterà la Biblioteca comunale, e quella di una ex scuola a Ferrara in cui sarà presto trasferito l'Archivio storico comunale. Occorre tuttavia essere consapevoli che al miglioramento degli edifici e all'apertura di nuovi servizi corrisponde quasi sempre un aumento di aspettative da parte degli utenti, le cui richieste informative possono essere soddisfatte solo grazie alla professionalità degli operatori.

La ricognizione delle biblioteche e degli archivi promossa dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari, con la compilazione di una scheda analitica di rilevazione concordata con le Province, è volta a costituire due banche dati che saranno annualmente aggiornate per offrire non solo informazioni all'utenza circa gli indirizzi delle strutture, l'orario di apertura al pubblico, il patrimonio e i cataloghi, ma anche per monitorare l'auspicabile processo di miglioramento che tali istituti metteranno in atto per la qualificazione dei servizi.

 

Note

(1) Cfr. A. Margelli, Internet in biblioteca: un privilegio diffuso, "IBC", XI, 2003, 4, p. 10.

(2) Cfr. Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo, Roma, AIB, 2002, p. 28; si vedano anche le pp. 56-59.

(3) La deliberazione della Giunta regionale 3 marzo 2003, n. 309, "Approvazione standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell'art. 10 della L.R. 18/2000 'Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali'", è stata pubblicata il 17 aprile 2003 nel "Bollettino Ufficiale" della Regione Emilia-Romagna. Per quanto riguarda la problematica "sede e attrezzatura" si veda il paragrafo 5.3 per le biblioteche e 6.4 per gli archivi.

(4) La citazione è tratta da Rapporto sulle biblioteche italiane 2001-2003, a cura di V. Ponzani, Roma, AIB, 2004, p. 28.

(5) Si veda L. Crocetti, Una cultura di servizio per le biblioteche storiche?, "IBC", XII, 2004, 3, p. 61.

(6) Cfr. Il fascino delle biblioteche. Fotografie di Massimo Listri con un testo di Umberto Eco, a cura di M. Mazzetti, Torino, Allemandi, 2002. Le biblioteche romagnole fotografate sono: la Malatestiana di Cesena, la Comunale e la Biblioteca di Palazzo Tozzoni a Imola, la Classense di Ravenna e la Gambalunga di Rimini.

 

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