Rivista "IBC" XIII, 2005, 1
biblioteche e archivi / inchieste e interviste, media, pubblicazioni
Più accessibilità, più diffusione della conoscenza, più consapevolezza, oppure meno qualità, meno capacità critica, meno affidabilità? Anche la storiografia, come ogni altro ambito di ricerca, deve misurarsi con le scelte imposte dalle opportunità del nostro tempo digitale. Con questa convinzione, e a partire da una discussione nata sopra un caso concreto - un sito web che prometteva di "revisionare" la storia del Novecento, scrivendo finalmente quella "vera" - un gruppo di storici di diversa estrazione (dall'archivista al bibliotecario, dal ricercatore all'insegnante) ha realizzato una complessa indagine sui siti italiani di storia contemporanea.
Il progetto, sostenuto dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), è stato condotto tra il 2001 e il 2003 da Teresa Bertilotti, Antonino Criscione, Giovanni Focardi, Massimiliano Livi, Serge Noiret (che ne aveva dato conto nel n. 3/2003 di "IBC"), Elena Sodini, Carlo Spagnolo, Patrizia Vayola e Stefano Vitali. Il gruppo ha esaminato un migliaio di siti, sottoponendone alla scheda di valutazione circa duecento: l'obiettivo, evidentemente, non era scattare una fotografia esaustiva dell'esistente, ma piuttosto acquisire una prima visione di insieme del panorama nazionale. In attesa del sito web dedicato al progetto, alla fine del 2004 un volume della collana IBC "ERBA Emilia Romagna Biblioteche Archivi" ha pubblicato gli esiti della ricerca.
Il primo dei tanti elementi di interesse di questo densissimo volume è costituito proprio dalla scheda di valutazione messa a punto appositamente dall'équipe. Frutto di un laborioso confronto preliminare tra i ricercatori, la scheda analizza i dati identificativi del sito, i suoi contenuti, la struttura e i linguaggi adottati per comunicarli, riportando alla fine un giudizio complessivo. Particolarmente affilati risultano i criteri di analisi dedicati ai contenuti, e non poteva essere altrimenti visto l'ambito della ricerca: oltre alla descrizione dei materiali pubblicati dal sito (per evidenziare le tesi, le argomentazioni, i quadri di riferimento adottati) la scheda valuta infatti la qualità dell'aggiornamento e del rapporto con il contesto filologico, temporale e testuale. Messo alla prova, lo strumento di analisi ha rivelato punti di forza e di debolezza: i curatori del volume ne danno chiara notizia nell'introduzione, un motivo di interesse ulteriore per tutti coloro che volessero intraprendere un'impresa analoga.
Oltre a proporre un modello di analisi per smontare e ricostruire l'architettura formale e ideologica dei siti di storia, per decifrarne gli schemi, le impostazioni, i codici, il volume presenta con intelligenza i siti schedati nel corso dell'indagine, offrendo al lettore una rassegna divisa per soggetti produttori (le istituzioni amministrative; gli archivi storici e gli istituti culturali; le associazioni, i centri e le istituzioni dedicati agli studi storici; le scuole; i portali e le riviste elettroniche specializzati) e per temi di interesse particolare: la storia delle donne e gli studi di genere; l'olocausto; fascismo e antifascismo; storia militare; l'eversione, il terrorismo e le trame degli anni Settanta e Ottanta.
Le riflessioni finali stilano una prima valutazione, parziale ma ragionata, della qualità dell'offerta storiografica sull'Italia contemporanea presente in rete. Tra queste conclusioni ce n'è una che colpisce in particolare: da un lato si fa sentire sempre più forte una domanda di storia da parte dei singoli, alla ricerca di radici etniche, ideologiche, religiose, familiari a cui aggrapparsi nella babele globale ("everyone a historian", ognuno è uno storico, secondo la formula dell'americano Rosenzweig), dall'altro in rete manca proprio la voce di chi la storia dovrebbe scriverla per professione. È ancora scarsa, infatti, la disponibilità elettronica di conoscenze scientifiche autorevoli: saggi e riviste fanno fatica a evadere dalle forme cartacee tradizionali. Basti pensare al fatto che i siti web dei dipartimenti universitari non sono stati schedati da questa indagine "in quanto tendono ad usare la rete come vetrina o come strumento di informazione per gli studenti, ma non per la divulgazione". Prima di catoneggiare sui pericoli di Internet e della "storia fai da te", insomma, converrebbe chiedersi se si può fare di più per dare senso alle opportunità a disposizione.
La storia a(l) tempo di Internet. Indagine sui siti italiani di storia contemporanea 2001-2003, a cura di A. Criscione, S. Noiret, C. Spagnolo, S. Vitali, Bologna, Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna - Pàtron Editore, 2004, 390 p., _ 32,00.
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