Rivista "IBC" XI, 2003, 3

Dossier: Percorsi della memoria

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Pratiche di memoria nella rete

Antonino Criscione
[Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia]

Se è vero che a lungo i "luoghi di memoria" hanno svolto una funzione importante nel costituire e rafforzare le identità nazionali, è altrettanto vero che, a partire dalla Seconda guerra mondiale, ciò non è più possibile, perché quest'ultima non ha generato una memoria unificante.1 Sembra oggi che l'unico terreno in cui possa darsi un ruolo della memoria in relazione a un progetto collettivo di identificazione sia costituito dalla dimensione postnazionale dell'Europa e da una "sfera pubblica europea", la cui nascita è stata individuata da alcuni osservatori nelle grandi manifestazioni per la pace del 15 febbraio 2003.2 Con questa nuova "sfera pubblica" in formazione dialoga il progetto europeo di censimento dei luoghi di memoria, svolto tra il 2001 e il 2002 nell'ambito del programma comunitario "Cultura 2000" da sei istituzioni europee di ricerca e divulgazione storica: per la Francia il Mémorial di Caen (capofila del progetto), per l'Italia l'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna, per la Germania la Haus der Geschichte der Bundesrepublik Deutschland di Bonn, per il Belgio il Centre d'Etudes et de Documentation Guerres et Sociétés Contemporaines (CEGES-SOMA) di Bruxelles, per il Regno Unito il D-Day Museum di Portsmouth, per la Spagna il Museo de la Paz di Gernika del municipio di Gernika-Lumo. I risultati di questo lavoro sono confluiti nel sito, in sei lingue, intitolato ai "Percorsi della memoria": www.lescheminsdelamemore.net.

Questo sito può essere considerato l'esito, riuscito, di una doppia scommessa: ritrovare i segni materiali e i simboli di una memoria europea in un secolo che ha visto gli stati-nazione europei scontrarsi più volte in conflitti aspri e mortali; costruire un "oggetto culturale" di tipo nuovo per comunicare e diffondere i risultati della ricerca, utilizzando il linguaggio dei "nuovi media", e cioè degli oggetti prodotti e distribuiti dal computer, per parlare di storia e di memoria.

Il periodo di riferimento del progetto è la "guerra dei trent'anni" nell'Europa del XX secolo, comprendente la Prima guerra mondiale, la Guerra civile in Spagna, la Seconda guerra mondiale. Le schede informative (sia di tipo storico, sia di tipo turistico) riguardanti i singoli luoghi sono collocate nel sito all'interno di uno di questi tre grandi "contenitori". Vi è poi una ulteriore articolazione secondo tre dimensioni principali, e cioè il tema, il tempo, lo spazio. All'interno di ognuno dei tre conflitti considerati sono state individuate delle aggregazioni tematiche tendenzialmente uguali per tutti i paesi europei coinvolti (ad esempio: per la Prima guerra mondiale "Operazioni militari"; per la Guerra civile spagnola "La Spagna franchista"; per la Seconda guerra mondiale "Liberazioni"). I luoghi legati alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei non sono stati collocati in un'unica area tematica, ma distribuiti all'interno delle aree tematiche esistenti, come "Fronte interno" o "Occupazione".

Le schede inserite all'interno di ogni articolazione tematica sono state poi collegate a una struttura narrativa di inquadramento delle vicende trattate secondo l'ordine cronologico. I singoli luoghi censiti sono infine "rappresentati" su delle mappe interattive, prima a livello della nazione e poi della regione, e collegati in modo ipertestuale alle relative schede. In questo modo viene presentata all'utente la possibilità di scegliere e di aggregare, secondo i propri interessi, le schede riguardanti vari "luoghi di memoria" costruendo dei percorsi personali orientati da criteri tematici, temporali, geografici.

La struttura ipertestuale del sito vede la prevalenza di link di tipo funzionale, che consentono una navigazione agile tra i vari blocchi di testo e di informazioni, mentre sono assenti quelli di tipo associativo, che collegano cioè tra loro parti di testo secondo criteri di associazione o di contrasto tra significati. Nelle singole schede si trovano infine dei link di tipo esplorativo, che rimandano ad altri siti dedicati a quel luogo o a quel tema. Ogni scheda o blocco di testo si presenta quindi come "dato" e non è a sua volta scomposto e intersecato da collegamenti con altre schede o altri testi. Ne deriva un'architettura dell'informazione chiara e flessibile, che privilegia la immediata reperibilità dei "luoghi" e la costruzione di "percorsi", ma non consente ulteriori articolazioni e intrecci del discorso storico su di essi. Le singole schede assumono la veste e la funzione di centri di gravità narrativa del tessuto discorsivo che il sito propone: in ognuna di esse tempo e spazio si intrecciano in modo forte, mettendo in scena una "rappresentazione del passato".

L'impostazione di questo sito intreccia e valorizza due caratteristiche importanti del linguaggio dei "nuovi media": il database e lo spazio navigabile.3 Da una parte infatti abbiamo una banca dati, che contiene tutte le schede prodotte dai ricercatori sui vari "luoghi di memoria"; dall'altra questa banca dati viene presentata all'utente attraverso un'interfaccia che assume in modo evidente le caratteristiche di uno spazio geografico, che è lo spazio dell'Europa, percorribile alla ricerca dei luoghi. La struttura del sito si fonda quindi su uno spazio logico, non visibile, modellato sul database e articolato in "galassie", corrispondenti ai tre periodi considerati, e in "regioni" tematiche o geografiche. Il modo in cui i dati sono presentati all'utente, e cioè lo spazio visibile del sito, è legato all'idea portante di una "cartografia" dei luoghi e assume quindi come centrale la metafora della mappa e del suo rapporto con il territorio. Lo spazio di interazione, e cioè il modo in cui l'utente è invitato a "entrare" nel sito e a interagire con esso, prospetta chiaramente l'atto del percorrere gli spazi presentati per costruire un proprio itinerario di memoria rendendo "attuale" ciò che, prima della scelta e dell'intervento dell'utente, è "virtuale".

La dimensione del "camminare" in uno spazio introduce nel comportamento dell'utente un aspetto di imprevedibilità e di scoperta e arricchisce ulteriormente il concetto di "spazio navigabile". La sineddoche (la parte per il tutto) e l'asindeto (la soppressione dei termini di connessione) sembrano essere qui le figure retoriche prevalenti: "L'una dilata un elemento di spazio per fargli svolgere un ruolo di un `più' (una totalità) e sostituirvisi [...]. L'altra crea, per elisione, un `meno', dovuto ad assenze nel continuum spaziale, e ne ritiene solo dei frammenti scelti, ovvero delle reliquie. L'una sostituisce le totalità con dei frammenti (un meno al posto del più); l'altra le slega sopprimendo il congiuntivo e il consecutivo (un niente al posto di qualche cosa). L'una addensa: ingrandisce cioè il dettaglio e minimizza l'insieme. L'altra frammenta: spezza la continuità e derealizza la sua verisimiglianza. Lo spazio così trattato e rivoltato attraverso le pratiche si trasforma in singolarità ingrandite e in isolotti separati".4

Il tema della "rappresentazione del passato" può essere infine considerato, accanto a quello dei "luoghi di memoria", un aspetto importante di questo sito e del progetto nel suo complesso. Esso incrocia, nella complessità dei suoi significati, vari ambiti di interesse che nel sito convivono e interagiscono: il linguaggio dei "nuovi media" e il suo rapporto con la storia e la memoria; la conoscenza storica, le forme della sua comunicazione, l'"uso pubblico" della storia; la riflessione sui modi di organizzare e trasmettere memoria attraverso specifiche pratiche sociali. Su questi temi il sito stimola alcune osservazioni, che qui si tenterà soltanto di abbozzare.

L'interfaccia del sito, di cui abbiamo parlato, organizza i dati in un determinato modo e, così facendo, li "rappresenta". Si tratta però di una "rappresentazione" di tipo particolare, in quanto giocata sull'ambivalenza tra profondità e superficie, tra un'immagine che presenta un rapporto immediato con l'oggetto della conoscenza e un'immagine che pone in primo piano la mediazione della tecnologia e lo schermo come pannello di controllo, tra trasparenza e opacità. Sul versante della conoscenza storica sembra a questo proposito degna di nota la seguente considerazione di Paul Ricoeur: "[...] la rappresentazione storica è proprio un'immagine presente di una cosa assente; ma la cosa assente si sdoppia essa stessa in scomparsa ed esistenza al passato. Le cose passate sono abolite ma nessuno può fare che esse non siano state".5 Particolare rilievo assume questo punto di vista se applicato ai "luoghi di memoria", dei quali Pierre Nora dice: "A differenza di tutti gli oggetti della storia, i luoghi di memoria non hanno alcun referente nella realtà. O piuttosto essi sono i referenti di sé stessi, segni che non rinviano che a sé, segni allo stato puro".6

Per la sociologia della memoria, infine, la "rappresentazione del passato", intesa nel suo significato letterale, è la "trasformazione di quel determinato passato in un presente continuo",7 nonché produzione di un'immagine del passato socialmente elaborata e condivisa attraverso "pratiche sociali di memoria", forme oggettivate ed esteriorizzate di memoria che concorrono a definire l'immaginario sociale.8 Un sito come quello del progetto "Les chemins de la mémoire", mentre ripropone in un contesto più ampio il tema della "rappresentazione del passato", presenta un modello innovativo di "pratiche" fondamentali.

 

Note

(1) P. Nora, L'ère de la commémoration, in Les lieux de mémoire, III Les France, a cura di P. Nora, Paris, Gallimard, 1992, p. 986.

(2) J. Derrida, J. Habermas, L'Europa alla ricerca dell'identità perduta, "La Repubblica", 4 giugno 2003.

(3) L. Manovich, Il linguaggio dei nuovi media, Milano, Edizioni Olivares, 2002.

(4) M. de Certeau, L'invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2001, pp. 156-157.

(5) P. Ricoeur, La memoria, la storia, l'oblio, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2003, pp. 404-405.

(6) P. Nora, Entre Mémoire et Historie. La problématique des lieux, in Les lieux de mémoire, I La République, a cura di P. Nora, Paris, Gallimard, 1984, p. XLI. (7) C. Leccardi, Presentazione, in La memoria contesa. Studi sulla comunicazione sociale del passato, a cura di A. L. Tota, Milano, FrancoAngeli, 2001, p. 11.

(8) T. Grande, Le origini sociali della memoria, in La memoria contesa. Studi sulla comunicazione sociale del passato, cit., pp. 79-83.

 

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