Rivista "IBC" XII, 2004, 3

Dossier: Carattere Europa

musei e beni culturali, biblioteche e archivi, dossier /

Cercando manoscritti e edizioni a stampa

Lotte Hellinga
[già segretario e ora consulente del Consortium of European Research Libraries - CERL]
Marian Lefferts
[project manager del Consortium of European Research Libraries - CERL]

Il Consortium of European Research Libraries (CERL) ha commissionato due progetti pilota per valutare la possibilità di consentire l'accesso integrato a più banche dati di manoscritti sfruttando l'interoperabilità. Sono stati necessari molti anni perché il CERL giungesse a questo sviluppo ancora preliminare, anni ricchi di discussioni e consultazioni. Può essere utile ripercorrere le tracce dei passi che hanno condotto alla stesura dei principi del progetto.

Come sempre in questi casi, l'impresa del Consortium si presenta come un misto di organizzazione, competenze ed esperienza. L'aspetto organizzativo è fondamentale. Dopo i primi incontri consultivi internazionali nel 1990 e 1991, era evidente che il sostegno per una banca dati europea di edizioni a stampa era tale da dovere considerare la forma dell'organizzazione che l'avrebbe promossa. Si ritenne che, per un'organizzazione che avrebbe dovuto essere tanto datore di lavoro quanto parte in un contratto, fosse necessario formare un'azienda "limited by guarantee" [secondo la legislazione inglese, ndt], nella quale ciascun partecipante godesse di eguali diritti. Fu una solida valutazione, sulla base della quale siamo stati in grado di operare.

Mentre si fondava l'azienda - e ci volle del tempo - i futuri partecipanti discutevano dell'architettura della banca dati. Il database sarebbe stato costruito sommando i file già esistenti in un unico sistema che consentisse la ricerca attraverso tutti i file dello stesso. Fu selezionato un host (il Research Libraries Group Inc., RLG) e firmato un regolare contratto non appena l'associazione veniva perfezionata. Con RLG veniva stabilita una procedura per verificare i file e procedere ai necessari adattamenti prima di caricarli sulla banca dati Hand Press Book (HPB); pur essendo spesso una attività lunga, offre risultati soddisfacenti, come descritto da David James Shaw in questo dossier.

Una volta che la realizzazione del Consortium si poteva considerare un successo, si formò l'idea che l'esperienza guadagnata non dovesse limitarsi alle edizioni del periodo della stampa manuale. L'idea fu discussa per la prima volta nel corso dell'assemblea generale del CERL nel novembre 2000, quando i partecipanti furono d'accordo nel dare inizio ad uno studio approfondito della cosa. Lotte Hellinga relazionò nel 2001 e preparò una relazione assai più completa per l'assemblea generale del 2002, basandosi su consultazioni e su uno studio dei progetti esistenti. I partecipanti concordarono di commissionare ad una azienda esterna uno studio di fattibilità. Il rapporto, noto come "rapporto Radcliffe", identificava vari service providers che furono invitati a fare proposte: può essere consultato alla pagina web www.cerl.org/Manuscripts/manuscripts_working_group.htm. Nel frattempo veniva formato un gruppo di lavoro coordinato da Lotte Hellinga e formato da esperti di materiali manoscritti con esperienza di banche dati.

Il Consortium ricevette cinque risposte all'invito, sottoposte all'esame del gruppo di lavoro e di vari altri esperti, che all'unanimità selezionarono due aziende quali potenziali service providers. Queste stesse aziende stanno ora preparando dei progetti pilota che verranno presentati ai partecipanti nel mese di novembre 2004, insieme con una raccomandazione da parte degli esperti.

Nel lungo processo delle consultazioni e della successiva presentazione ai partecipanti del Consortium si erano delineati una serie di principi che avrebbero guidato questa impresa. Come già avviene con i file delle edizioni a stampa, il CERL avrebbe dovuto fare uso dei cataloghi automatizzati preesistenti dei materiali manoscritti. Tuttavia, invece di unire tutti i record in un unico, grandissimo database - come per HPB - ci si attende che le nuove tecnologie consentano al Consortium di fare uso di ricerche cumulative in qualunque numero di banche dati, grazie all'interoperabilità. Le banche dati già operative di alcune delle più importanti raccolte e il modello attorno al quale sono articolate saranno un fattore determinante nella struttura del progetto.

Ci sono già dei progetti che intendono mettere insieme record di manoscritti provenienti da un grande numero di collezioni relativamente piccole; prevedono di eseguire le nuove catalogazioni secondo standard reciprocamente concordati. "MASTER" è probabilmente il progetto più noto. Diversamente il Consortium non intende prescrivere standard ma si prefigge di sfruttare le nuove tecnologie (ad esempio il portale) per fare ricerca su sistemi che presentano importanti diversità tanto di formati di catalogazione quanto di concezione intellettuale. Per la natura dei materiali la struttura della maggior parte delle collezioni di manoscritti, che spesso presentano elementi gerarchici, è più complessa dei sistemi che raccolgono i materiali a stampa; peraltro il CERL ha già dovuto affrontare, come nel caso delle pubblicazioni seriali, problemi di gerarchia di non facile soluzione con i sistemi esistenti.

Un approccio di ricerca cumulativa assicurerà l'autonomia di ciascun database; ci si muove in un'area dove standard e principi variano molto di più che nelle banche dati di materiale a stampa. Questo sistema comporterà anche che l'adattamento dei file - che si è dimostrato non solo lungo ma anche pesante per i fornitori dei file stessi - potrà essere evitato; un'analisi assai più semplice della struttura di ciascun file sarà tuttavia ancora necessaria.

Un problema di diversità, quello delle varie tradizioni dei nomi (personali e di luogo) nelle lingue dei cataloghi, è già stato incontrato in HPB; come ha spiegato David J. Shaw, è stato affrontato dal Consortium con lo sviluppo della ricerca assistita attraverso il Thesaurus. Questo importante sviluppo degli ultimi anni troverà una ulteriore e più ampia applicazione nel nuovo sistema.

Dalla premessa di poter accedere a vari file autonomi ed individuali discende che il materiale messo a disposizione sarà quello che ciascuna individuale istituzione abbia deciso di inserire nel proprio sistema di catalogazione dei manoscritti. Alcuni comprendono statuti, materiali archivistici, manoscritti letterari contemporanei, altri no. Abbiamo quindi deciso di definire il manoscritto come "qualunque pezzo descritto in una banca dati di manoscritti". Questo evita di spaccare il capello sui limiti di data, categorie di materiale e altre discussioni simili.

Abbiamo riscontrato il successo dell'idea di rendere simultaneamente accessibile anche il file HPB delle edizioni a stampa. In una delle discussioni che hanno avuto luogo nel corso di una assemblea generale fu sottolineato che la divisione fra manoscritti e materiali a stampa è artificiale, determinata da nozioni ormai obsolete di organizzazione bibliotecaria e non ha più validità intellettuale. Con i sistemi ora disponibili l'utente potrà decidere su quali file fare ricerca, quali escludere. Sarà possibile per lo studioso che vuole, ad esempio, vedere i manoscritti dei viaggi di Marco Polo e non è altrettanto affascinato dalle versioni a stampa degli stessi, lavorare a suo piacimento. Oppure, per fare un altro esempio, un ricercatore potrebbe estrapolare particolari collezioni per preparare le visite in biblioteca.

Le due aziende impegnate faranno una mappatura dei termini di ricerca secondo Dublin Core. Nei progetti pilota verranno testate le seguenti 15 opzioni di ricerca:

  • Parole chiave (per gli elementi di seguito descritti)
  • Nomi (inclusi i nomi personali e collettivi, in alcuni casi i nomi di luogo)
  • Titolo (incluso uniforme, standard, titoli generici e titolo come nel manoscritto)
  • Altri nomi relativi al documento (es. destinatario di una lettera)
  • Incipit, inizi
  • Lingua
  • Attuale localizzazione
  • Segnatura di collocazione, oppure soprannome (es. Codex Argenteus)
  • Data
  • Luogo di origine, di scrittura (note tipografiche, per le edizioni a stampa)
  • Scriba/copista
  • Artista, miniatura, illustrazione
  • Descrizione materiale (formato, carta, pergamena)
  • Legatura
  • Precedenti possessori/provenienze

Quando queste ricerche avranno prodotto dei risultati, l'utente sarà in grado di entrare nei database originali delle istituzioni.

Come ultima, importante facilitazione per gli studiosi, le aziende invitate devono sviluppare un bloc-notes interattivo the consentirà agli utenti di riportare note, ulteriori informazioni, correzioni, senza interferire con il record originale, che rimane di proprietà e anche sotto la responsabilità della istituzione che lo ha originato.

HPB fu concepito con un doppio scopo: per la catalogazione derivata da parte delle istituzioni e per facilitare l'accesso degli studiosi a grandi quantità di materiale di tradizione. Nei fatti sembra che l'uso della banca dati per catalogazione derivata sia limitato, mentre assai superiore sia il valore per la ricerca. Per il materiale manoscritto l'uso della catalogazione derivata sarà minimo, ma si può pensare che un sistema di tale flessibilità si dimostri strumento innovativo per la ricerca. Il Consortium è pertanto conscio che parte intrinseca del suo sviluppo sia il renderlo noto al mondo della ricerca e convincere gli studiosi ad usarlo per soddisfare interessi che vanno dai classici del manoscritto e della stampa fino agli autori del periodo moderno ed oltre. Da Ippocrate, Livio e Ovidio, a Vico, Voltaire e Stendhal, attraverso Alcuino, Dante, Poggio Bracciolini, Machiavelli, Newton (per citarne solo alcuni) le opere furono trasmesse in forma manoscritta e a stampa. La nostra speranza è che, a tempo debito, gli studiosi di una qualunque parte del sapere scritto imparino ad apprezzare il database come un indispensabile strumento di studio.

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