Rivista "IBC" XII, 2004, 3

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Il Nudo tra ideale e realtà. Pittura scultura, a cura di P. Weiermair, Milano, ArtificioSkirà, 2004; Il Nudo tra ideale e realtà. Fotografia, a cura di P. Weiermair, Milano, ArtificioSkirà, 2004.
Sotto i veli

Marinella Paderni
[critica d'arte]

Il tema del nudo e della sua rappresentazione nell'opera d'arte ha conosciuto negli ultimi due secoli profonde trasformazioni sia nell'iconografia che nei contenuti, metamorfosi innescata anche dall'avvento della fotografia. La raffigurazione ossessiva del nudo da parte dei media, e la conseguente perdita di significato del corpo, ha portato l'arte contemporanea ad interrogarsi sul valore simbolico e concettuale di questa forma di rappresentazione. Proprio al suo significato di topos culturale, Peter Weiermair ha dedicato la mostra "Il Nudo fra ideale e realtà. Dal Neoclassicismo ad oggi", un excursus che rilegge la storia del nudo nella pittura, nella scultura e nella fotografia dal periodo di massimo tributo come ideale di perfezione e bellezza (il Neoclassicismo) al momento di massimo sfruttamento come oggetto di consumo (il presente).

Il percorso teorico ed espositivo della mostra, allestita alla Galleria d'arte moderna di Bologna dal 22 gennaio al 9 maggio 2004, aveva il suo incipit nella grande sala centrale della GAM sulla scultura neoclassica, adornata di statue e di diversi calchi di Antonio Canova, Julien de Parme, Bertel Thorvaldsen. Queste opere riflettono nelle soluzioni stilistiche le teorie di Johann J. Winckelmann sull'armonia delle forme del corpo umano secondo la cultura classica greca, decretando la nascita e lo sviluppo del pensiero neoclassico nell'arte. Un pensiero che s'arricchisce nel corso dei secoli XVIII e XIX di contributi eccellenti da parte di Jean-Auguste-Dominique Ingres, Théodore Chassériau, Pierre-Paul Prud'hon, e degli italiani Pelagio Palagi e Francesco Hayez, che in mostra evidenziano la celebrazione del nudo come apoteosi della bellezza universale. Nelle prove degli artisti francesi si percepisce una bellezza intrisa di sensualismo, più mondana e meno idealistica, che porterà ad un inesorabile slittamento di senso verso una dimensione più soggettiva, intima e quotidiana del nudo. Le bagnanti di Gustave Courbet e le giovani di Pierre Auguste Renoir, le ballerine di Edgar Degas, le soubrette di Henri de Toulouse-Lautrec e gli amanti di Auguste Rodin, esteriorizzano un erotismo inedito per l'arte, quasi sfacciato per il tempo, intenso nella bella serie di disegni erotici dello stesso Rodin.

Stilisticamente scarni ma arditi nella resa dell'immagine, questi disegni degli inizi Novecento anticipano il passaggio dal nudo come forma di contemplazione al corpo come soggetto-oggetto di desiderio, sul filo della nuova letteratura freudiana. Un passaggio ben documentato anche dalla presenza di importanti opere di Gustav Klimt, Egon Schiele, Amedeo Modigliani, alle quali si alternano altre visioni sul nudo come espressione della nascente cultura novecentesca, già segnata dalla Prima guerra mondiale. La platea di corpi femminili esili, scomposti, oppure caricaturali - raffigurati dagli espressionisti tedeschi, Felice Casorati, Cagnaccio di San Pietro - parla di solitudine, di precarietà, di malessere esistenziale, mentre le ricerche avanguardistiche di Paul Cezanne e di Pablo Picasso ricorrono al nudo come materia di riflessione sulla natura dell'arte. Tendenza che avanza parallelamente alla ricerca smodata d'identità di un secolo simboleggiato proprio dal corpo, con la sua nudità prima idealizzata, poi oggettivata.

Il percorso espositivo proseguiva filologicamente con le astrazioni geometriche di Henri Matisse e di Enrico Prampolini, con le donne enigmatiche ritratte dai surrealisti, con i corpi biomorfi di Henry Moore, fino alle avanguardie del dopoguerra - gli esuli di Giacometti, le dissoluzioni pittoriche di Willem De Kooning, le impronte di corpi nudi di Yves Klein. La Pop Art ostenta per prima la cultura del nudo in quanto merce, innescando un rapido depauperamento del corpo come "soggetto", in favore di un'immagine del corpo come oggetto di consumo. L'ultima parte della mostra sulla contemporaneità includeva una piccola sezione dedicata alla visione di performance storiche.

Un'attenzione particolare è stata rivolta alla fotografia e al ruolo fondamentale che ha avuto con il suo realismo nella metamorfosi del genere. Una mostra nella mostra, che ha documentato la forte influenza della fotografia nella creazione dell'immaginario erotico attorno al nudo. Fin dai primi dagherrotipi ritoccati a colori la rappresentazione di donne e uomini nudi cela contenuti erotici e provocatori nonostante l'iconografia classica, mentre la fotografia degli ultimi decenni rivela un'attitudine alla penetrazione del rimosso e del sommerso nel quotidiano, come negli scatti di Helmut Newton, Richard Avedon, Robert Mapplethorpe, Nan Goldin.

Un catalogo in due volumi editi nella collana di ArtificioSkirà documenta la mostra. Il volume dedicato al nudo nella pittura e nella scultura contiene i contributi critici del curatore Peter Weiermair e di Paolo Fabbri, Umberto Galimberti, Uliana Zanetti, Alessia Masi, Claudio Poppi, Alison Smith, Penelope Curtis, Claudia Gian Ferrari, Anthony Bond e Luca Beatrice, mentre quello sulla fotografia comprende i testi di Peter Weiermair, Claudio Marra e Ulrich Pohlmann.

 

Il Nudo tra ideale e realtà. Pittura scultura, a cura di P. Weiermair, Milano, ArtificioSkirà, 2004, 303 p., _ 35,00; Il Nudo tra ideale e realtà. Fotografia, a cura di P. Weiermair, Milano, ArtificioSkirà, 2004, 246 p., _ 32,00.

 

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