Rivista "IBC" XII, 2004, 2

biblioteche e archivi / interventi, pubblicazioni

Al monumentale Catalogo delle biblioteche d'Italia si è aggiunto il patrimonio di informazioni relative alla nostra regione. Il nuovo censimento permette, dati alla mano, confronti con il passato e valutazioni sul presente.
Emilia-Romagna, terra di biblioteche

Marina Zuccoli
[Biblioteca "Guido Horn d'Arturo" del Dipartimento di astronomia dell'Università di Bologna]

Un'impresa dal sapore borgesiano, che ha richiesto il lavoro puntiglioso e attento di un'équipe, coordinata dall'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU) e dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, ha visto di recente la luce. Si tratta del censimento delle biblioteche della nostra regione, tassello di quell'immane mosaico che è il Catalogo delle biblioteche d'Italia,1 cui ora manca solo il volume relativo alla Lombardia.

L'opera, in due volumi, realizzata mediante la diretta somministrazione di un questionario, fotografa la situazione della distribuzione delle biblioteche, della loro natura istituzionale, del patrimonio bibliografico e dei servizi. Nel susseguirsi delle schede relative alle biblioteche si conferma l'idea flaubertiana che ciò che fa la collana non siano le perle, ma il filo. Infatti, è la metodologia rigorosa e omogenea adottata nel rilevamento e sottesa al Catalogo che gli conferisce valore e importanza.

Nell'accingersi a un censimento così ampio, quanto a bacino di interrogazione, e variegato, quanto a tipologie coinvolte, i promotori hanno trovato un equilibrio tra la tensione verso un'indagine il più possibile dettagliata ed estesa e la fattibilità concreta, in tempi utili, dell'operazione. Il questionario inviato alle biblioteche è risultato sufficientemente articolato, per ottenere informazioni atte a tracciare il profilo delle strutture, ma agile, così da non scoraggiare quelle realtà, piccole e sofferenti di organico, che avrebbero faticato a compilarlo. Le biblioteche sono state aiutate nel riempimento delle schede, poi i dati raccolti sono stati controllati ed elaborati. Nell'affrontare l'impresa la Soprintendenza per i beni librari e documentari ha optato per un'analisi puntuale, che non escludesse alcuna tipologia di biblioteca: l'intenzione iniziale del Ministero per i beni e le attività culturali, infatti, non prevedeva di estendere il censimento alle biblioteche delle parrocchie e a quelle scolastiche, strutture che non di rado stentano a mantenere l'apertura al pubblico e l'erogazione di servizi all'utenza.

In Emilia-Romagna le biblioteche di istituti di istruzione e quelle appartenenti ad enti religiosi, comprese le parrocchiali, erano già state contattate in occasione del censimento delle edizioni del XVI secolo o per l'adesione al Servizio bibliotecario nazionale (SBN), quindi si era già costituito un fattivo rapporto con queste strutture, che spesso detengono patrimoni, anche storici, di tutto rilievo. La Soprintendenza ha pertanto ritenuto opportuno che figurassero se non tutte le biblioteche appartenenti a queste due categorie, almeno le realtà più significative e soprattutto quelle che hanno aderito a SBN o ai cataloghi collettivi. È stata un'opera capillare di reperimento delle informazioni, che consente di conoscere raccolte librarie altrimenti destinate a rimanere in ombra. Al tempo stesso, annoverarle in questo Catalogo delle biblioteche d'Italia è senz'altro un modo per premiare lo sforzo operato da questi istituti per mantenere in funzione le proprie biblioteche, a dispetto di difficoltà finanziarie e di personale.

Il questionario prevedeva anche la segnalazione di fondi speciali, ricercabili tramite l'apposito indice. Questa è una notazione particolarmente preziosa, perché permette di risalire alla localizzazione di raccolte che non si trovano nel luogo più ovvio. I fondi, infatti, si aggregano alle biblioteche non solo come naturale ricaduta dell'attività e della fisionomia disciplinare della struttura o dei suoi direttori, ma anche sulla base di rapporti di stima che si vengono a creare tra gli eredi e donatori di fondi verso una certa struttura, o un certo Comune, che dà garanzia circa la conservazione e la fruizione pubblica dei volumi. L'indice dei fondi merita una scorsa, così come merita soffermarsi sulle singole schede là dove siano segnalati fondi. Si può così scoprire che il fondo del maestro Alberto Manzi, amatissimo precursore della didattica a distanza, è stato donato al Dipartimento di scienze dell'educazione dell'ateneo bolognese, presso il quale è stato istituito il Centro studi dedicato a Manzi. I materiali appartenuti al maestro (quaderni di lavoro, scritti editi e inediti) sono depositati e archiviati presso la Biblioteca del Consiglio regionale.

Nel riscontrare che il fondo di Aureliano Pertile, inarrivabile interprete di Radames, si trova presso la Biblioteca della casa natale di Toscanini, a Parma, si nota anche che proprio questa città di fastose tradizioni operistiche offre un esempio di sinergia fruttuosa tra enti diversi, nel nome della musica. Infatti a Parma sorge la Casa della Musica, che nel Catalogo vede esaltato il proprio patrimonio e la natura istituzionale attraverso il dettaglio della scheda di rilevamento. Nel quattrocentesco palazzo Cusani, infatti, trovano spazio l'Archivio storico del Teatro Regio, con le sezioni storica e multimediale, afferenti al Comune, la sezione musicale della Biblioteca del Dipartimento dei beni culturali e dello spettacolo dell'Università degli studi di Parma e il CIRPEM, Centro internazionale di ricerca sui periodici musicali. Alcune migliaia tra libri e periodici, ma soprattutto rarità come libretti, manifesti, costumi, registrazioni e perfino bacchette per la direzione orchestrale connotano questa realtà, a cavallo tra museo e biblioteca, che emerge dal censimento.

Già questo contenuto informativo sarebbe sufficiente a giustificare l'esistenza del Catalogo e a lodarne l'utilità, anche in un'epoca che tende a un'anagrafe dei servizi (in generale, e non solo bibliotecari) disponibile on-line e non a stampa. Non è chi non veda i vantaggi offerti, in termini di accessibilità dei dati, rapidità di aggiornamento e potenziale informativo nei confronti dell'utente, di un sistema on-line che è sempre attuale, nella logica di rimuovere l'informazione scaduta e sostituirla con quella aggiornata. Pure, la periodica e - auspicabilmente - regolare pubblicazione a stampa del censimento è oltremodo opportuna, per consentire una visione storica del cambiamento nella vita delle biblioteche. In anni in cui si agitano i fantasmi del sottofinanziamento delle biblioteche e dell'introduzione del prestito a pagamento, la riflessione sulla strada che stanno prendendo i servizi bibliotecari è fondamentale. È necessario disporre di dati, di serie storiche di dati, per capire se le biblioteche sono ancora in grado di perseguire efficacemente il fine della circolazione dell'informazione.

Lo spessore del Catalogo, quindi, aumenta se lo si pone a confronto con altre due realizzazioni precedenti, raffrontando i dati e seguendo l'evoluzione del quadro bibliotecario in Emilia-Romagna: il volume Biblioteche in Emilia-Romagna a cura di Enzo Colombo (Bologna, Analisi, 1991) e il contributo di Vincenzo Bazzocchi e Enzo Colombo Le biblioteche di ente locale in Emilia-Romagna: 1996 (in Leggi in biblioteca, a cura di Rosaria Campioni, Bologna, Pàtron, 1998, pp. 123-152).

L'indagine del 1991, costata quattro anni di lavoro nella raccolta ed elaborazione dei dati, trasse ispirazione dalla Legge regionale 42/1983, relativa a biblioteche e archivi storici di ente locale e di interesse locale; il suo obiettivo era semplice e complesso al tempo stesso: garantire la circolazione dell'informazione. In quest'ottica il censimento fu esteso a tutte le biblioteche, per offrire una visione complessiva della situazione e favorire processi di cooperazione fra strutture anche di diversa afferenza istituzionale. Trattandosi di una pubblicazione a stampa, non vi si fa cenno a dati in continuo cambiamento, quali il numero di utenti o di prestiti effettuati, privilegiando invece la fisionomia culturale della singola biblioteca, indicandone area di interesse e presenza di fondi antichi.

L'articolo del 1996 descrive il censimento realizzato in quegli anni e rivolto alle sole biblioteche di ente locale con l'obiettivo di costituire il sistema informativo SIBIB e la relativa banca dati. L'operazione fornì uno strumento conoscitivo, che consentiva da un lato agli enti di programmare al meglio gli interventi, dall'altro ai bibliotecari di effettuare scelte gestionali in un'ottica coordinata. Al tempo stesso si costituì un'anagrafe on-line delle biblioteche, consultabile tramite il sito della Soprintendenza per i beni librari della Regione Emilia-Romagna, che offre i dati, costantemente aggiornati, sulle biblioteche di ente locale. Si tratta di informazioni relative a natura amministrativa, situazione logistica, orari, organizzazione in fondi e sezioni, patrimonio bibliografico e sua articolazione, disponibilità di cataloghi (generali e per singoli fondi e tipologia di materiali), risorse elettroniche, servizi.

Dal confronto tra i dati del 2003, quelli del 1996 e del 1991 emergono alcuni elementi, dei quali si tenta una spiegazione. Innanzi tutto si vede che il numero totale delle biblioteche in Emilia-Romagna passa da 1.310 (1990) a 1.050 (2003). La differenza trae motivazione dalla diversa impostazione dei rilevamenti. Come si è detto, la scelta intrapresa dal Ministero per i beni culturali nell'odierno censimento ha escluso le biblioteche parrocchiali e quelle scolastiche (numerose nella precedente rilevazione) che in questo Catalogo sono state solo in parte recuperate, con le motivazioni più sopra chiarite.

Occorre spiegare anche l'apparente calo delle biblioteche di Università, che passano da 237 nel 1990 a 217 nel 2003; il dato risente infatti di due movimenti contrari, giacché la tendenza alla fusione di biblioteche minori in strutture centralizzate, conseguente anche alla riduzione del numero degli istituti confluiti in dipartimenti, è controbilanciata dalle nuove biblioteche sorte nelle sedi universitarie di recente istituzione. Si hanno infatti strutture bibliotecarie nei poli romagnoli dell'Ateneo bolognese a Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini, nonché a Reggio Emilia. Dunque in ambito universitario i conti tornano: si accorpano biblioteche per un migliore funzionamento coordinato e se ne fondano di nuove là dove gli atenei si insediano.

Appare positivo anche il dato relativo alle biblioteche di amministrazioni locali, per le quali è possibile il confronto con il 1996. Esse sembrano oggi riprendersi dopo una flessione che le aveva portate da 502 biblioteche nel 1990 a 442 nel 1996, a causa, come scrivono Bazzocchi e Colombo, della "chiusura di piccole realtà già sofferenti"; nel 2003 le biblioteche di ente locale risalgono comunque a 489.

Da un rapido esame alla lista delle strutture di carattere culturale, si vede che sono state chiuse biblioteche di associazioni culturali, di circoli ricreativi aziendali, di aziende; si tratta sovente di piccole raccolte di qualche migliaio di libri, la cui apertura era presumibilmente legata all'entusiastico volontariato di personale che non è stato sostituito, o alla disponibilità di spazi non più concessi.

Per quanto riguarda l'erogazione dei servizi la massiccia adesione delle biblioteche emiliano-romagnole a SBN implica l'attivazione del prestito sia locale che interbibliotecario e, in generale, una trasparenza del patrimonio bibliografico attraverso il catalogo on-line, che è garanzia di informazione all'utenza. Delle 1.050 biblioteche censite, 796 risultano offrire informazioni bibliografiche, 646 effettuano fotoriproduzioni del materiale posseduto, 720 praticano il prestito. Il numero elevato di strutture che non forniscono il servizio di informazione bibliografica (254) pare eccessivo per una regione di consolidate tradizioni bibliotecarie quale è la nostra. Sorge, piuttosto, il dubbio che questo servizio sia stato considerato scontato da molte biblioteche nell'indicazione dei propri dati, al punto da non menzionarlo nemmeno.

Poiché il Catalogo, superato il timore che incutono le 1.008 pagine, si lascia anche leggere un po' come ogni altro libro, diamo una scorsa anche all'elenco delle denominazioni. Nel confronto con il censimento del 1990 risulta cresciuta l'attenzione all'onomastica, a cavallo tra il dovere della memoria nei confronti delle grandi personalità della storia e della cultura, e il marketing, che riconosce al nome attribuito al prodotto un valore aggiuntivo. Così si nota l'omaggio rivolto a scrittori scomparsi in questi anni, quali Giorgio Bassani e Natalia Ginzburg, a cui sono intitolate due biblioteche ciascuno, mentre l'Università di Bologna ricorda propri docenti quali Felice Battaglia, Gabriele Goidanich, Mario Gattullo e Roberto Ruffilli, al quale ultimo si intitola a Bologna anche la biblioteca del Quartiere San Vitale. Nell'onomastica bibliotecaria è stato immortalato il nome di molti altri illustri personaggi della nostra storia recente, tra i quali spiccano Giuseppe Dossetti, Giuseppe Guglielmi e Cesare Zavattini. Il censimento del 2003 segna pure la comparsa di nomi accattivanti, specialmente nell'ambito delle biblioteche per ragazzi e delle mediateche: chi non vorrebbe fare una capatina in Biblù o in Opplà e, sebbene con un fremito di paura, addentrarsi nel Falco Magico o nel Bibliomondo? Un segnale, dunque, di cura per un aspetto non secondario: la confezione, l'involucro che la biblioteca presenta agli utenti.

Corredano il volume due appendici, relative alle biblioteche che non è stato possibile censire e a quelle non più esistenti; mentre l'elenco delle prime desta qualche mestizia, per l'occasione mancata e per la frequente motivazione dell'uso solo interno della biblioteca, leggendo invece la lista delle strutture non più in essere si è confortati dalla quasi sistematica confluenza in strutture centralizzate. Si assiste, pertanto, a una tendenza - soprattutto d'ambito universitario, ma non solo - che si basa sulla logica del coordinamento dei servizi e dell'ottimizzazione delle risorse.

L'apparato di indici è particolarmente ricco e consente la ricerca per denominazione della biblioteca, per denominazione di un fondo, per località, per codice, per specializzazione disciplinare. Quest'ultimo accesso è basato sulla Classificazione decimale Dewey e presentato con un elenco delle classi CDD utilizzate per il censimento, seguito dalle classi stesse espresse mediante indice alfabetico. È scorrendo le classi che troviamo due importanti realtà bolognesi, a cui affidiamo il compito di chiudere questa presentazione del Catalogo. Specializzata nelle tematiche relative alla condizione femminile è la Biblioteca italiana delle donne, che con i suoi trentamila volumi è la maggiore biblioteca del settore in Italia. Materiale sulla cultura gay, lesbica, bisessuale e transessuale si trova, infine, al Centro di documentazione "Il Cassero", recentemente trasferito nella nuova e più capiente sede, punto di riferimento documentario di livello nazionale.


Nota

(1) Ministero per i beni e le attività culturali - Regione Emilia-Romagna, Catalogo delle biblioteche d'Italia - Emilia-Romagna, Roma - Milano, ICCU - Editrice Bibliografica, 2003, 2 volumi.

 

Le biblioteche dell'Emilia-Romagna in cifre


Suddivisione amministrativa

Ministeri 71

Enti pubblici 46

Enti territoriali:

- Regione 9

- Provincia 10

- Comune 454

- Comunità montana 1

- USL 15

Università statali 216

Università non statali 1

Enti culturali 71

Enti ecclesiastici 81

Enti vari 66

Privati 4

Istituzioni straniere 3

Organizzazioni internazionali 2


Suddivisione territoriale

Bologna 322

Ferrara 118

Forlì-Cesena 77

Modena 114

Parma 150

Piacenza 57

Ravenna 103

Reggio Emilia 76

Rimini 33


Totale 1.050


Servizi

Informazioni bibliografiche 796

Riproduzioni 646

Prestito 720

Prestito nazionale e internazionale 452

 

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