Rivista "IBC" XII, 2004, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, mostre e rassegne, pubblicazioni

Una ricerca fotografica di Corrado Fanti legge nel paesaggio contemporaneo della Romagna i segni lasciati dall'ultimo conflitto mondiale.
Novecento di guerra

Vittorio Ferorelli
[IBC]

L'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea della provincia di Ravenna svolge da anni un'azione preziosa a servizio della memoria, alimentando ricerche di storia locale, acquisendo e ordinando archivi privati, sostenendo le singole amministrazioni comunali nella salvaguardia della propria identità. In un territorio che durante le ultime fasi della Seconda guerra mondiale ha conosciuto violenze e devastazioni particolarmente profonde. In vista del sessantesimo anniversario della fine di quel conflitto, l'Istituto diretto da Giuseppe Masetti ha affidato a Corrado Fanti una missione fotografica inedita: ricercare nel paesaggio ravennate attuale le testimonianze ancora trasparenti dei traumi di allora, rileggere sui muri, nelle strade, nei campi di oggi ciò che resta ancora del passaggio di una guerra totale.

Il frutto di questo progetto è visibile in parte nel repertorio in bianco e nero di questo numero, in cui compare una selezione delle foto pubblicate nel volume di Corrado Fanti Novecento di guerra, edito nel 2003 dall'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia, con i tipi della bolognese Minerva Edizioni. Il volume è introdotto da uno scritto di Andrea Emiliani che l'autore e l'editore ci hanno gentilmente concesso di riprendere in questa stessa rubrica. La ricerca - presentata al pubblico tra gennaio e maggio 2004 in tre diversi appuntamenti espositivi, a Ravenna, Bagnacavallo e Lugo - è destinata a proseguire il suo itinerario in provincia, e non solo. Una ricognizione così concepita e condotta, infatti, non può rimanere appannaggio esclusivo di un territorio particolare. Il suo obiettivo di fondo, avverte lo stesso autore, è proprio l'opposto: "Non credo necessario commemorare, erigere o deporre: piuttosto osservare in silenzio, ricercare e raccogliere tracce, senza orgogli di campanile, guardando oltre, nel più ampio orizzonte umano. Le tracce che raccolgo sono quelle di un luogo che ben si riconosce, e circoscritto, e pur tuttavia contengono il dolore di ogni tempo e luogo".

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