Rivista "IBC" XII, 2004, 1
Dossier: Due castelli dai destini incrociati - I restauri di Bazzano e San Martino in Rio
musei e beni culturali, dossier / didattica
Nato oltre centotrenta anni fa, il Museo archeologico "Arsenio Crespellani" di Bazzano si è configurato come una realtà dinamica, in continua evoluzione, non solo per quanto riguarda l'apparato espositivo, ma anche per ciò che concerne gli aspetti istituzionali. Il processo evolutivo del museo, non sempre facile e ancora in corso, risulta saldamente correlato agli avvenimenti storico-politici del paese e, soprattutto, alla volontà di creare un organismo promotore di iniziative culturali finalizzate alla valorizzazione del territorio tra Samoggia e Panaro.
La nascita del museo avvenne nel 1873, in seguito alla scoperta del pozzo-deposito "Casini" e alla costituzione della "Società per scavi archeologici a scopo scientifico", promossa da alcuni rappresentanti della borghesia intellettuale bazzanese, nonché dallo studioso e archeologo modenese Arsenio Crespellani. Obiettivo primario della Società fu fondare un museo che conservasse i reperti archeologici donati da privati e i materiali rinvenuti in seguito agli scavi promossi dalla società stessa "a lustro e decoro del paese per accrescere nuovi lumi alla scienza e alla storia patria".
L'iniziativa bazzanese, giudicata altamente sociale e patriottica da Giovanni Gozzadini - presidente della Deputazione di storia patria per le province di Romagna - rientra appieno nel clima di rinnovamento degli studi archeologici che caratterizza la seconda metà dell'Ottocento. L'attività della Società archeologica bazzanese si protrasse per cinque anni, ma i numerosi scavi effettuati nel territorio non restituirono più i dati e i reperti di un tempo. Nel 1878 il Museo venne ceduto al "paese di Bazzano" e fin dalla sua fondazione ha avuto sede nella Rocca: il Comune infatti assegnò alla Società archeologica due sale dell'edificio.
L'attuale sistemazione occupa tre sale del piano nobile, corrispondenti ad altrettante sezioni espositive. Nella sezione preprotostorica sono esposti gli strumenti litici datati dal Paleolitico al Neolitico, i materiali provenienti dal villaggio dell'età del Bronzo e i corredi delle tombe villanoviane della Fornace "Minelli". La sezione romana mostra oggetti d'uso quotidiano come le ceramiche, l'instrumentum metallico, e i materiali edilizi provenienti dal territorio. Le sale che comprendono le fasi tardoantica e medievale, completamente riallestite tra il 2001 e il 2003, presentano i materiali rinvenuti nei pozzi-deposito "Casini" e "Sgolfo" e una campionatura di ceramiche rinvenute nelle strutture della Rocca. Nel nuovo allestimento, come già in passato, è stato conferito particolare risalto alla funzione didattica del museo: i pannelli, le didascalie e le ricostruzioni sono facilmente fruibili anche per un pubblico di non specialisti.
Il museo non nasce solo come luogo di "conservazione" dei reperti antichi, ma anche come luogo di "formazione", in grado di fornire alla comunità validi strumenti per la conoscenza della storia e dell'evoluzione del proprio territorio. In virtù di questo ruolo pedagogico, la scuola rappresenta uno degli interlocutori principali del museo. Esso è dotato di due aule didattiche attive da ormai dieci anni, provvisoriamente ubicate al piano nobile della Rocca, in attesa dell'ultimazione dei lavori di ristrutturazione al piano terreno. Le aule sono allestite con attrezzature che permettono di accogliere le classi con strutture a misura di bambino e di facilitare il processo di apprendimento iniziato nel museo.
Dal 2001 le attività del Museo "Crespellani" di Bazzano sono gestite dalla società MEDEA snc, costituita da archeologhe specializzate e attive da diversi anni nell'ambito della didattica museale. La società si occupa, oltre che della didattica - in accordo con l'Ufficio Cultura del Comune - anche di alcune attività istituzionali del museo, quali la realizzazione di mostre e convegni e la promozione di attività ed eventi culturali. Questo tipo di organizzazione consente di impiegare personale qualificato in ambito archeologico e contribuisce all'individuazione/creazione di una figura professionale in grado di occuparsi non solo della didattica, ma anche di ideare e gestire altre iniziative ed eventi gravitanti intorno al museo, rivolti a un pubblico di appassionati e studiosi.
Annualmente aderiscono alle iniziative del museo oltre quattromila alunni, provenienti da un vasto ambito territoriale, che comprende le province di Bologna e Modena. I percorsi didattici che si possono effettuare presso il museo riguardano diversi aspetti del mondo antico e sono ispirati ai materiali esposti. Tra i percorsi più seguiti "Il misterioso mestiere dell'archeologo" introduce alle discipline storico-archeologiche.
L'età del Bronzo viene trattata nel percorso "Ventiquattr'ore in un villaggio dell'età del Bronzo", che illustra alcune attività di questo periodo, come la macinatura dei cereali, la tessitura e la fusione dei metalli. Al Medioevo e al Rinascimento sono dedicati due percorsi: "La Rocca di Bazzano racconta la sua storia" consente di conoscere gli avvenimenti legati alla Rocca e la sua evoluzione architettonica; "Una mattina nel Medioevo..." è invece una sorta di gioco di ruolo che permette ai ragazzi di trasformarsi in cavalieri, dame e giullari. Ai percorsi che trattano in maniera sincronica aspetti e avvenimenti di un determinato periodo storico si affiancano incontri dedicati all'evoluzione diacronica di alcune tecnologie antiche: "Il laboratorio della ceramica", "L'arte dei metalli nell'antichità", "Tessera per tessera... la storia del mosaico".
Ogni percorso si articola in tre fasi. In un primo momento avviene la proiezione delle diapositive che accompagnano la spiegazione dell'operatore. La visione rappresenta un accattivante complemento dell'ascolto: l'attenzione viene catturata immediatamente; le fotografie e i disegni ricostruttivi permettono di capire subito di cosa si sta parlando. L'immagine, interagendo con l'operatore, viene commentata e analizzata durante la spiegazione dai ragazzi, a cui si chiede di proporre interpretazioni e ipotesi sul significato di ciò che osservano in modo da farlo proprio.
Dalle diapositive si passa all'esame diretto dei reperti archeologici mediante la visita in museo. In questo modo il contatto con il passato è rappresentato fisicamente dagli oggetti, che possono essere confrontati con l'esperienza personale di ogni ragazzo, per potere individuare affinità e differenze tra ieri e oggi. Infine si "passa all'azione": dall'oralità alla manualità. Attraverso la simulazione di attività, la manipolazione di reperti e di ricostruzioni (come la fornace per la cottura della ceramica, il telaio, gli strumenti preistorici), e soprattutto la realizzazione di manufatti con le stesse tecniche degli uomini antichi, i ragazzi si appropriano di ciò che prima avevano visto e sentito. Ciascuno viene coinvolto in prima persona, dando libero sfogo alla propria creatività, pur senza prescindere dall'argomento trattato.
Il modello o la riproduzione possono essere toccati, aperti, spostati senza timore. La semplificazione della realtà così ottenuta permette di cogliere gli elementi essenziali che caratterizzano i reperti e di capire in prima persona come si fa a ricostruire il passato o quali sono le problematiche legate al modo di vivere degli antichi. Quello che viene realizzato con le proprie mani - spesso inteso dai piccoli visitatori quasi come un gioco - è la prova reale dell'attenzione prestata durante le spiegazioni, e dunque di ciò che si è imparato.
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