Rivista "IBC" XII, 2004, 1
musei e beni culturali / pubblicazioni
È stato presentato lo scorso 6 febbraio 2004, presso l'Aula Arcangeli della Pinacoteca il volume I grandi disegni italiani della Pinacoteca Nazionale di Bologna, a cura di Marzia Faietti. Edito due anni or sono dalla Silvana Editoriale, il volume si inserisce nell'ambito della collana dedicata alla grafica storica italiana conservata nelle collezioni pubbliche più importanti. La serie, inaugurata dai cataloghi dell'Albertina e del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, costituisce un'occasione di approfondimento su fogli spesso inediti, introducendo alle storie dei differenti nuclei di collezione recuperati attraverso le indagini d'archivio.
Nel caso del fondo grafico bolognese sono 80 i disegni presentati dalla curatrice. Opere celebri, confrontate da una équipe di giovani studiosi ad acquisizioni critiche recenti, e altre meno note, alcune pressoché inedite: tra questi, alcuni fogli dell'Ottocento bolognese, in parte presentati per la prima volta alla mostra Figure che ebbe il merito di valorizzarli (1998).
È nota la formazione delle collezioni grafiche bolognesi. Forti, fin dal XIX secolo, delle ben 30.000 stampe italiane e straniere, soprattutto del lascito lambertiniano, contro un nucleo di disegni non superiore alle 3.700 unità ma incrementato nel tempo da 12.000 fogli di taccuino, queste raccolte devono la propria consistenza iniziale ad opere di provenienza soppressiva: un'origine prevalente, per quanto riguarda il nucleo più antico, che si accrebbe con premi d'Accademia, lasciti (cospicuo il Savorgnan), acquisizioni (Zampa, Piancastelli, Faccioli, Serra, Sieri Pepoli, Bloch, Ferrari Boschetto) e così via, fino agli acquisti più recenti.
Tra i capolavori rivisitati dal volume alcuni studi di celebri pittori: il Constantinus Caesar già riferito ad anonimo ma ormai ricondotto con sicura attribuzione (Faietti) al soggiorno romano del giovane Amico Aspertini, che qui come nella Pala del tirocinio ora in Pinacoteca si apprestava a dar conto delle suggestioni antiquariali maturate nel 1496 nella città eterna. Evidenti, nel richiamo al modello antico del Campidoglio, qui elaborato nei termini della cultura mantegnesco-padovana di partenza. Senza tradire l'umore personalissimo del pittore, evidente in accentuazioni figurative che allontanano il foglio dall'iniziale riferimento a Marcantonio Raimondi.
Difficilissimo, invece, il caso del disegno con la Sacra Famiglia in riposo sotto un arco. Già attribuita al Correggio, al Pordenone, al Nebbia, a Tiarini e da ultimo ad Annibale Carracci (Zacchi), quest'opera particolarissima e di sorprendente modernità suscita ancora qualche dubbio per la curatrice delle collezioni bolognesi, presso le quali confluì in tempi molto recenti, nonostante le affinità con gli accenti veneti e l'intimismo correggesco dei lavori giovanili di Annibale che precedettero l'impresa di palazzo Magnani (1588). Un problema aperto, quindi: uno dei tanti, del resto, proposti inevitabilmente dallo studio della grafica.
Meno problematici invece, anche se non meno affascinanti, i bozzetti dell'Ottocento, tra i quali si segnalano la Figura femminile che suona l'arpa, studio di Luigi Busi per gli affreschi del Teatro comunale, il Ritratto di adolescente di Antonio Mancini e l'Artiglieria in riposo attribuita alla produzione di Giovanni Fattori ispirata alla tematica militare.
I grandi disegni italiani della Pinacoteca Nazionale di Bologna, a cura
di M. Faietti, Milano, Silvana Editoriale, 2002, 280 p., _ 65,00.
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