Rivista "IBC" XI, 2003, 2

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Dopo la mostra e il ciclo di conferenze intitolati "Vivere nel Medioevo" il Museo archeologico comunale di San Giovanni in Persiceto (Bologna) si avvia ad una nuova evoluzione.
Vocazione sovracomunale

Fiamma Lenzi
[IBC]

Da alcuni anni a San Giovanni in Persiceto (Bologna) il sistema museale cittadino e i suoi diversi poli si trovano al centro di un'attenta riconsiderazione da parte dell'amministrazione comunale, che intende ripensarne organizzazione e sviluppo. Tappe significative sono già state raggiunte con l'inaugurazione del Museo d'arte sacra e con il riassetto istituzionale del Museo del Cielo e della Terra. Quest'ultimo, per la sua articolazione disciplinare, per la crescita culturale favorita dall'importante apporto del volontariato e per le forme di collaborazione ad ampio raggio incentrate sulla divulgazione e valorizzazione della cultura scientifica, costituisce un esempio interessante delle più attuali tendenze museografiche che la nostra regione sperimenta. Presto sarà la volta del museo archeologico che, grazie alla mostra "Vivere nel Medioevo. Un villaggio fortificato del X secolo nella pianura padana" (aperta dal 15 febbraio all'8 giugno 2003), ha visto in un certo senso posata la prima pietra di una assai prossima rifondazione.

Il forte interesse da parte del pubblico nei riguardi di questa epoca storica, alimentato da svariate forme di spettacolarizzazione che vanno dalle rivisitazioni in costume al recupero di tradizioni, spesso manca di accompagnarsi alla consapevolezza di quanto poco ancora si sappia - nonostante l'apparente abbondanza delle fonti documentarie, iconografiche, giuridiche e letterarie - intorno alla quotidianità e ai processi insediativi dei primi secoli della Media Aetas.

Ogni sedimentazione storica produce o ha prodotto infatti una molteplicità di testimonianze che richiedono di essere interpretate attraverso un'ampia gamma di strumenti conoscitivi, inclusi quelli dell'archeologia, soprattutto quando le fonti scritte tacciono oppure qualora le evidenze materiali - specie nei secoli a cavallo fra l'età tardoantica e l'alto Medioevo - siano di tenue consistenza, connotandosi gli aggregati insediativi per la precarietà delle loro strutture. Proprio per tale motivo, insieme ad un rigoroso utilizzo dei metodi della storiografia e della ricerca archeologica, occorre talvolta anche un pizzico di fortuna. Così è avvenuto per il villaggio fortificato ascrivibile ai secoli centrali del Medioevo rinvenuto casualmente nei primi anni Novanta in località Crocetta, nel territorio comunale di Sant'Agata Bolognese.

La particolare situazione del castrum, insistente su di un'area destinata a divenire discarica intercomunale e quindi libera da sovrastrutture, ha consentito alla Soprintendenza archeologica dell'Emilia-Romagna e al Dipartimento di Scienze dell'antichità e del Vicino Oriente dell'Università di Venezia di realizzare uno scavo estensivo pluriennale. Il sito è stato esplorato nella sua globalità e diacronia (tipologia degli edifici, organizzazione spaziale, evoluzione del modello insediativo). Se ne sono inoltre individuate risorse economiche ed attività produttive. Una scelta operativa che caratterizza fortemente l'archeologia postclassica in genere, mutuata in via diretta da impostazioni metodologiche largamente interdisciplinari di marca anglosassone, è il ricorso a tecniche di indagine proprie delle scienze naturali e dell'archeometria, miranti a cogliere le trasformazioni del circostante contesto paesaggistico-ambientale e a identificare le aree di origine dei materiali d'uso. Anche a Crocetta lo studio di pollini, di elementi lignei, di altri reperti vegetali (noccioli, semi ecc.) e dei resti osteologici, combinato con l'analisi tipologica e materica di utensili e suppellettili di uso quotidiano, ha sollevato il velo su molti aspetti del vivere d'ogni giorno collegati alle pratiche agricole, all'alimentazione, alle attività produttive e agli scambi commerciali.

Dalla vasta messe di informazioni scaturite grazie all'impegno di quanti si sono adoperati per recuperare prima, e far parlare poi, simili reliquie ha preso forma la mostra promossa dal Comune di San Giovanni in Persiceto e dagli enti citati, con l'appoggio e il sostegno dell'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna. Il progetto costituisce uno dei primi traguardi in vista della prossima realizzazione, a Persiceto, appunto, di un museo archeoambientale che nascerà dalle ceneri del precedente museo archeologico.

L'IBC ha seguito passo dopo passo l'evoluzione e la trasformazione di questa realtà, sin dai primi anni Ottanta mentre il museo ancora era poco più di un'idea alla quale alcune persone sensibili, impegnate nel recupero e nella valorizzazione della storia della loro terra, cercavano di dare una forma. Quando, nella successiva stagione, il museo è stato finalmente istituito, passando in carico all'amministrazione comunale, l'IBC ne ha accompagnato i passi d'inizio nelle attività promozionali e divulgative incentrate sulla memoria del territorio, nella catalogazione del patrimonio archeologico e nei primi adeguamenti strutturali. La sua maturità è ora contrassegnata da iniziative come l'esposizione itinerante e i cicli di conferenze riuniti sotto il titolo "Vivere nel Medioevo. L'anno Mille nell'area persicetana" promossi negli scorsi anni e dalla mostra sul castrum di Crocetta che ha appena chiuso i battenti.

È giunto per il museo il momento di compiere il salto di qualità e di una sua entrata a regime, dopo il completamento del progetto museografico e delle opere di allestimento, ma anche del consolidarsi di una rete di relazioni e cooperazioni. In una logica associativa che sembra per Persiceto una consolidata attitudine comportamentale, queste relazioni riguarderanno ben sei comuni (San Giovanni in Persiceto, Anzola dell'Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, Sant'Agata Bolognese) e avranno come obiettivo la costituzione di una rete archeologica sovracomunale ove storia dell'uomo e storia dell'ambiente troveranno ricomposizione in quel quadro unitario che da sempre rappresenta il volto di questo e di altri territori padani.

 

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