Rivista "IBC" XI, 2003, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / didattica

Tra Padova, Terni e Schio si articola il programma del master in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale".
A scuola di archeologia industriale

Daniela Mazzotta
[Dipartimento di urbanistica dell'Università IUAV di Venezia]

Nel 1977, in occasione di un convegno internazionale, tenuto a Milano il 24-26 giugno, si affacciava per la prima volta sulla scena della cultura italiana il tema dell'archeologia industriale. Era l'avvio di un nuovo campo di interesse connesso al nostro passato più recente che vedeva fortemente impegnati studiosi, intellettuali e operatori culturali nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio industriale e delle antiche testimonianze del mondo del lavoro. Nell'arco di questi venticinque anni, in cui ai momenti di intenso dibattito, di studio e di ricerca si sono alternate modeste azioni di tutela e di recupero, è aumentata la necessità di creare competenze sempre più specifiche capaci di soddisfare le diverse richieste provenienti dal settore dei beni ambientali e della cultura del lavoro.

A conferma di ciò nel tracciato della recente riforma universitaria un'offerta esemplare è data da un master di secondo livello in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale" che si propone di formare nuove figure specialistiche: documentaristi e archeologi della civiltà industriale, esperti in tecniche di inventariazione e catalogazione, archivisti di impresa, esperti in restauro e conservazione di macchine, impianti e attrezzature, esperti in museologia, museografia e didattica industriale, in comunicazione e marketing, progettisti nel campo del recupero e della riqualificazione di siti e manufatti industriali ecc.

Questo master si colloca dal punto di vista della conoscenza e del recupero al centro di diverse problematiche: da un lato promuovere la divulgazione del sapere tecnico-produttivo attraverso la didattica e la ricerca, dall'altro perseguire la salvaguardia e la valorizzazione della memoria industriale definendo criteri metodologici, modalità operative e di intervento sul territorio. Attivato nel corrente anno accademico 2002-2003 dall'Università di Padova, dallo Istituto universitario di architettura di Venezia e dal Politecnico di Torino, è organizzato in consorzio con l'AIPAI (Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale), l'ICSIM (Istituto per la cultura e la storia d'impresa "Franco Momigliano" di Terni), i comuni di Terni e di Schio.

La partecipazione è consentita ai giovani che abbiano conseguito una laurea quinquennale in materie umanistiche, architettoniche-urbanistiche, ingegneristiche, economiche e giuridiche, ai liberi professionisti, ai funzionari delle amministrazioni pubbliche, ai documentaristi degli enti di ricerca, e a chiunque altro intenda formare o ampliare le proprie competenze in questo settore. Il percorso formativo prevede l'acquisizione di 60 crediti formativi per complessive 1.500 ore (di lezioni frontali, di studio individuale, di didattica assistita, di laboratori ecc.) distribuite nelle sole giornate del venerdì e sabato.

Coerentemente con gli obiettivi il master è articolato in tre cicli formativi. Il primo, che si svolge parallelamente da novembre a febbraio nelle due sedi di Terni e Padova, fornisce lezioni teoriche e pratiche di tipo metodologico e di presentazioni di casi. Il secondo è strutturato in tre percorsi specialistici che si svolgono da febbraio a maggio rispettivamente nelle sedi di Padova, Terni e Schio: 1) conservazione e gestione del patrimonio industriale; 2) conservazione e valorizzazione di macchinari e cicli produttivi; 3) progettazione e recupero di manufatti e siti industriali. Il terzo comprende attività di stage presso enti di ricerca, amministrazioni pubbliche e private, studi professionali, lavori sul campo differenziati per percorso, e una prova finale per il conseguimento del titolo di studio.

La scelta delle sedi di Terni e di Schio per lo svolgimento parziale della didattica non è casuale: si tratta infatti di due importanti contesti urbani le cui origini prevalentemente industriali hanno lasciato in eredità un patrimonio storico architettonico e tecnologico di notevole interesse per le attività didattiche e di sperimentazione del corso. Il master ha già riscosso un notevole successo sia in termini di utenza, raggiungendo il numero massimo previsto di 60 iscritti, selezionati tra 90 concorrenti, sia di consenso da parte dello stesso mondo accademico, disponendo di docenti provenienti da diversi campi disciplinari, sia di partecipazione, avvalendosi della collaborazione di enti e organismi culturali che a vario livello operano sul territorio.

Rispetto ad altri corsi paralleli si tratta di un'esperienza all'avanguardia, non solo per la complessità delle tematiche offerte dai vari percorsi, ma anche per le prospettive di lavoro a cui guarda, essendo probabilmente un'iniziativa didattica unica con queste caratteristiche e contenuti sia in Italia, che in Europa. Il master nasce nel nostro Paese proprio in ragione del fatto che l'intero territorio nazionale è segnato da un patrimonio architettonico monumentale unico al mondo, oltre che da innumerevoli reperti archeologico-industriali di notevole valore, testimonianze di storia e d'identità nazionale e internazionale.

Si ritiene che il carattere innovativo dello stesso master, sostenuto anche dalle sinergie di rete grazie ai rapporti di relazioni internazionali tra l'AIPAI e il TICCIH (The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage), possa contribuire a svolgere una duplice funzione: da un lato preservare il patrimonio archeologicico industriale, dall'altro contribuire a superare le remore di natura culturale, politica e legislativa che ancora oggi ostacolano il compimento di progetti e interventi di riqualificazione e recupero.

 

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