Rivista "IBC" XI, 2003, 2

convegni e seminari, storie e personaggi

A Santarcangelo di Romagna (Rimini) un convegno fa luce sulla figura dello storico Gioacchino Volpe, di cui la locale Biblioteca comunale conserva il fondo.
Uno storico e le sue carte

Pier Angelo Fontana
[direttore della Biblioteca comunale di Santarcangelo di Romagna (Rimini)]

Sabato 8 febbraio 2003 presso la Celletta Zampeschi a Santarcangelo di Romagna si è tenuta una conferenza sulla figura di Gioacchino Volpe (Paganica (L'Aquila), 1876 - Santarcangelo di Romagna (Rimini), 1971) e l'importanza del fondo che si è costituito presso la locale Biblioteca comunale, grazie alle donazioni del figlio Vittorio e del nipote Andrea, a nome anche degli altri famigliari ed eredi del grande storico. Al dibattito hanno partecipato, in qualità di relatori, Valeria Buscaroli della Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, Enrico Angiolini per la Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna, Silvio Lanaro, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Padova, e Fabrizio Cossalter, dottorando di ricerca in Storia all'Università di Padova.

Nell'introdurre l'incontro in qualità di direttore della Biblioteca di Santarcangelo ho evidenziato come il fondo, venutosi a formare per successive donazioni a partire dal 1990 (l'ultima, consistente ed importante per la qualità delle carte donate, è dello scorso settembre) sia ora costituito da circa 2.500 volumi e da vari periodici, materiali che costituivano la biblioteca dello studioso o, per meglio dire, ciò che di essa è rimasto dopo i bombardamenti e i danni subiti dalla casa dei Volpe a Spinalbeto (sulle colline vicino a Santarcangelo) e dopo l'alienazione, dovuta a cause strettamente private, avvenuta nel dopoguerra e riguardante soprattutto la parte medioevale della raccolta.

La Biblioteca di Santarcangelo, grazie a parziali ma continuativi interventi annuali, si è fatta carico dell'attività di catalogazione dei volumi presenti nel fondo, attività in fase di completamento; l'intervento proseguirà ora con la catalogazione degli opuscoli e dei periodici. Questo intervento catalografico acquista oggi maggiore significatività alla luce del recente accesso della biblioteca e del suo catalogo nella Rete bibliotecaria di Romagna.

Nell'archivio vi sono più di 2.000 tra opuscoli ed estratti nonché - e si tratta della parte più significativa - numerosi testi di lezioni e conferenze dello storico, dattiloscritti di opere ed articoli poi pubblicati, loro revisioni, appunti manoscritti, bozze di altri interventi o ricerche mai pubblicate, ritagli di articoli di giornale, lettere e carteggi vari; inoltre quasi ventimila schedine di lavoro con appunti e note.

Si tratta di un insieme di documenti consistente e di grande interesse, fondamentale per chiunque voglia meglio conoscere Gioacchino Volpe, la sua opera di storico e le sue vicende umane e politiche al di là di giudizi spesso troppo frettolosi o ideologici, nonché per chi voglia, più in generale, indagare le vicende della storiografia italiana e la storia stessa del nostro paese. La presenza a Santarcangelo di un archivio di tale rilevanza, sia sotto il profilo personale dell'autore, sia sotto il profilo storiografico, si inserisce - come ha sottolineato Valeria Buscaroli - nel contesto del territorio emiliano-romagnolo, segnato da una capillare distribuzione di biblioteche dotate di raccolte e di fondi speciali che testimoniano del loro radicamento e del loro stretto nesso con le vicende locali, un legame che "fa di ogni raccolta, di ogni biblioteca, un unicum, un caso particolare, un oggetto di studio essa stessa". Ma c'è di più: "un fondo specifico non è solo un insieme di pubblicazioni di documenti singoli che valgono ciascuno per sé, ma è anche testimone nel suo complesso di una serie di informazioni sul suo produttore, sul suo raccoglitore, sul suo modo di lavorare".

Ciò è tanto più importante per Gioacchino Volpe, "uno dei più grandi storici moderni [...] un personaggio che è stato in qualche modo sacrificato e mortificato, penalizzato da vicende politico-culturali postume delle quali, in parte, non era affatto responsabile e che non sono state ancora rimosse" - come ha sottolineato il professor Lanaro, il quale ha poi evidenziato come la possibilità di poter ora disporre del suo fondo documentario possa far meglio luce sui due momenti cruciali della vita e degli interessi storiografici del Volpe: la partecipazione alla prima guerra mondiale e, successivamente, il suo incontro con il fascismo. Il docente ha sottolineato infatti la necessità di studiare adeguatamente questi momenti topici della vita del grande storico, al di là di ogni "appiattimento", al di là di quella "sciatteria" e "disinvoltura" così evidenti anche nelle ultime pubblicazioni che lo hanno riguardato (e ciò è testimoniato dal fatto che nel fondo esistono una grande quantità di appunti, note, riscritture, glosse, addirittura capitoli, mai pubblicati ma neppure finora mai consultati).

Su questa linea si è mosso anche l'intervento del ricercatore Fabrizio Cossalter il quale ha sottolineato la mancanza di studi complessivi e documentatamente fondati sull'opera del Volpe, discorso questo che non può assolutamente eludere la consultazione, attenta ed approfondita, delle sue carte, a meno che non si voglia - come a volte è accaduto - fermarsi a facili, parziali e strumentali "utilizzazioni". Dall'archivio dello storico emerge infatti come le categorie fondamentali che lo hanno mosso siano state quelle di nazione, di "nazionalizzazione delle masse", di costruzione dell'identità nazionale; si evidenzia come il suo interesse principale sia stato "quello di studiare l'Italia contemporanea, o meglio, il processo di formazione della nazione italiana", e come ciò sia testimoniato dal fatto che nel fondo i fascicoli più numerosi e consistenti sono proprio quelli relativi alla Grande Guerra, seguiti da quelli riguardanti l'immediato primo dopoguerra. Che questo significasse, per Volpe, anche retrodatare l'analisi di questo processo di formazione e "andare a vedere quando effettivamente si può parlare di nazione italiana è indubbio ed infatti molti pacchi riguardano il Medioevo e molti l'età moderna ed il Risorgimento".

Queste tematiche sviluppate ed approfondite dal Volpe sono però risultate estranee agli interessi della storiografia italiana del secondo dopoguerra - come lo stesso Cossalter aveva rilevato in un suo precedente scritto. Ciò ha contribuito a "rafforzare la rimozione e la messa in disparte di uno fra i protagonisti degli studi e della vita culturale della prima metà del secolo", in aggiunta al suo essersi irrigidito, dopo la fine della monarchia, in posizioni oltranziste che mai aveva sostenuto durante il ventennio, fino a farlo diventare "una sorta di icona culturale del radicalismo di destra".

A conclusione del suo intervento infatti il ricercatore ha sottolineato che "dopo il 1945 comincia la storia del distacco sempre maggiore tra Volpe e la Repubblica. Il crollo della monarchia non lo coglie impreparato ma decreta la fine della sua esperienza pubblica e l'inizio di un'altra storia: quella dei continui fraintendimenti della figura di uno storico che [...] a partire dai testi che sono stati riletti poco e male e dalle carte, va rimessa in primo piano, e credo che Santarcangelo sia fortunata ad avere uno degli archivi, per quanto riguarda gli storici, più importanti d'Italia".

La conferenza dello scorso 8 febbraio ha pertanto quindi lasciato un'importante eredità; ha fortemente indicato cioè come diventi ora fondamentale incominciare l'opera di riordino e sistemazione delle carte dell'archivio santarcangiolese, in modo da renderle quanto prima fruibili e consultabili dai ricercatori e dagli studiosi. E la collaborazione della Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna e della Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna diventa a questo punto fondamentale, come aveva già avuto modo di rilevare nell'aprire i lavori l'assessore alla cultura del Comune di Santarcangelo, Paolo Foschi.

 

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