Rivista "IBC" XI, 2003, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Lucrezia Borgia, a cura di L. Laureati, Ferrara, Ferrara Arte, 2002.
Madama L., da donna a duchessa

Stefano Luppi
[storico dell'arte collaboratore della Biblioteca "Poletti" di Modena]

Anche se la mostra è terminata alla fine del 2002 conviene ritornare sull'esposizione che Palazzo Bonacossi di Ferrara ha dedicato a Lucrezia Borgia: vista la centralità della famiglia, protagonista anche di una mostra romana, e tenuto conto che il catalogo edito da Ferrara Arte è ancora disponibile in libreria.

La dinastia dei Borgia viene ancora oggi percepita come un insieme di intrighi, ricerca del potere e ricchezza, laica e religiosa, quasi ci si trovasse davanti - come è stato detto - a una antica versione di serial sullo stile Dallas o Dinasty. Forse è davvero questo il segreto di tanta popolarità in una famiglia che annovera tra le sue fila figure come Cesare, detto il Valentino e celebrato da Niccolò Macchiavelli come prototipo del Principe e suo padre, quel papa Alessandro VI molto discusso anche per il suo famigerato nepotismo (un altro papa Borgia fu Callisto III, ai tempi di Giovanna d'Arco). Poi c'è l'altra figlia di papa Alessandro, Lucrezia appunto, raccontata in questa occasione. La nobildonna raccoglieva in sé alcune delle "caratteristiche" familiari (attitudine agli intrighi di palazzo, uso del veleno contro gli avversari, ecc.), ma viene oggi ricordata anche per lo sviluppo che diede alle arti e alla cultura quattrocentesche, soprattutto a Ferrara come sposa del duca Alfonso I d'Este dal 1502 al 1519, anno della morte.

La vita di Lucrezia, come racconta la curatrice del volume Laura Laureati, è breve ma densa di episodi significativi, tra cui si annoverano, dopo un rifiuto del duca di Gravina, ben tre matrimoni: dodicenne, viene impalmata da Giovanni Sforza duca di Pesaro, nel 1498 poi passa ad Alfonso d'Aragona di Bisceglie e, come detto, l'ultimo matrimonio è con il duca Alfonso. Una vita breve costellata di unioni importanti, quindi, senza dubbio per volere del papa, che vedeva la figlia come pedina per stringere alleanze politiche, anteponendo la diplomazia alla morale (lo racconta molto bene Maria Bellonci, in un libro del 1939 che ebbe grande successo: Lucrezia Borgia. La vita e i suoi tempi).

"Dona Lucretia Borgia, venendo a Ferara a marito, a l'ultimo di zener 1501", come racconta il cronista Marin Senudo nei suoi diari, inizia presto a incidere sulla vita di corte, stringendo amicizie solide e documentate dagli scambi epistolari con letterati come il poeta Pietro Bembo, Ludovico Ariosto, Giangiorgio Trissino e altri. Con i pittori il rapporto fu invece più discontinuo. Adolfo Venturi, tra i primi nel 1894, parla di contatti per dipinti del Garofalo, di Ludovico Mazzolino, di Pellegrino da Udine, di Niccolò Pisano e di Bartolomeo Veneto (del quale in mostra era presente un dipinto di copia forse raffigurante proprio Lucrezia: non ci sono certezze sulle sue reali fattezze). Pare invece che Lucrezia non abbia relazioni con i notissimi quadri (il Festino degli Dei di Giovanni Bellini o i Baccanali di Tiziano e di Dosso Dossi) che erano nel Camerino di don Alfonso al Castello Estense, ma proprio di Dosso è un piccolo quadro raffigurante Santa Lucrezia di Mérida, martire spagnola, commissionato dal marito o dalla stessa Lucrezia per devozione privata. Per alcuni studiosi il dipinto risale agli anni intorno al 1519, quando la duchessa, per i postumi dell'ennesimo difficoltoso parto, morì e fu sepolta nel monastero del Corpus Domini.

Il catalogo narra le vicende qui riassunte attraverso un lungo saggio della stessa curatrice e schede dedicate ai libri, ai dipinti e ai documenti esposti: queste ultime sono spesso puntuali anche nella nota bibliografica; non era invece il caso di suddividere alcuni aspetti propri di Lucrezia in testi più brevi e articolati? Certamente il contenuto è divulgativo - come la mostra, che "doveva" colpire gli occhi dello spettatore attraverso le ricostruzioni scenografiche di Pier Luigi Pizzi - ma la percezione del lettore nell'affrontare un saggio omnibus di cinquanta pagine può risultare faticosa. Se divulgazione deve essere, insomma, che lo sia fino in fondo.

 

Lucrezia Borgia, a cura di L. Laureati, Ferrara, Ferrara Arte, 2002, 226 p., Ç 16.

 

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