Rivista "IBC" X, 2002, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne

"Rocche & Scultori contemporanei. Progetto in rete" - Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli (Forlì-Cesena), Imola (Bologna), Riolo Terme (Ravenna), giugno-settembre 2001
Rocche & Scultori

Micaela Guarino
[IBC]

Un significativo intreccio culturale e turistico ha riunito "nel segno del tempo" alcuni scultori contemporanei e le rocche di Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Imola e Riolo Terme, individuate come luoghi espositivi. Promossa dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Province e dai Comuni nei cui territori si trovano le architetture storiche, la mostra in quattro sezioni "Rocche & Scultori Contemporanei. Progetto in rete" ha avuto luogo tra giugno e settembre 2001 ed era corredata dall'omonimo catalogo edito da Il Vicolo-Divisione libri. Le antiche pietre della Rocca di Castrocaro, di quella Albornoziana di Folimpopoli e della Sforzesca di Imola hanno così rispettivamente ospitato le creazioni di Ugo Nespolo, Enrico Baj, Richard Hesse.

Nella bella cornice della Rocca Sforzesca di Riolo Terme hanno invece trovato temporanea dimora le opere dello scultore ceramista Alberto Mingotti, una destinazione naturale, visto che l'artista è nato a Faenza e tra questa città, Castelbolognese e Riolo Terme divide la sua attività.

Grandi gruppi di ceramiche, dove protagonista era la figura umana, hanno così popolato gli ampi, restaurati e luminosi spazi dell'edificio, testimoniando in primo luogo del naturalismo e della poesia del loro autore.

Presenze silenziose e attuali, alter ego dell'artista, l'essere e l'apparire, sentimenti di domestica affettuosità, tutto questo dicono le figure in terracotta a dimensione umana di Mingotti, in una personale interpretazione della fortunata iconografia dei cinque sensi tradotta in oggettivazioni di orecchie, bocche, mani, in una raffigurazione contestuale dell'uomo e della sua anima, piccola testa inserita nel corpo, in allusioni al dialogo interiore, in rimandi alla natura dei legami famigliari. Superfici rosate alle quali una particolare lavorazione, una sorta di effetto gesso che rifrange la luce, conferisce una grande morbidezza di modellato.

In terracotta smaltata sono invece rese le giare sormontate da piccole figure. E nella rappresentazione di questi personaggi e del modo in cui entrano in rapporto con la forma chiusa del contenitore sembra di riscontrare al tempo stesso la ricerca del mistero della vita e dei segreti tecnici e artistici all'origine dell'opera stessa.

Un sentimento di laica religiosità, suscitato dalla scelta dell'azzurro e dell'oro, dagli atteggiamenti composti delle figure, ma anche dalla forma e dimensione del supporto, emana dalla serie di formelle smaltate, oggetti piccoli e preziosi che rimandano immagini di iconografia famigliare. Mentre la dimensione onirica e la naturalezza di gesti ancestrali o di grande abbandono caratterizzano la serie delle figure distese su blocchi di stratificazioni rocciose, terrecotte smaltate a volte lustrate.

A chiudere la rassegna sono i gruppi di figure primigenie per solidità di impianto e per espressiva nudità, che per questo rimandano a sculture più antiche, ma che, per le relazioni che tra loro intercorrono, per la gestualità che le lega, vengono proiettate in una dimensione attuale, ciò che sembra confermato dalle parole dello stesso artista

quando afferma "Per l'opera che vado facendo desidero la conferma atemporale del mito, di ciò che è accaduto una volta per sempre. Per tale motivo nella scultura cerco la verità del corpo che parla, per fissarne un gesto nell'argilla, sospendendo il passare del tempo".

 

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