Rivista "IBC" X, 2002, 1

convegni e seminari, media

"La guerra in televisione. I conflitti moderni tra cronaca e storia", Bologna, 15 febbraio 2002
La guerra in televisione

Luisa Cigognetti
[responsabile della Sezione audiovisivi dell'Istituto regionale "Ferruccio Parri"]

Si può raccontare una guerra con le immagini? Il rapporto tra guerra e televisione è uno dei temi più discussi e controversi di questo periodo. Le informazioni che il pubblico oggi ha dei conflitti in corso provengono essenzialmente dallo schermo televisivo. Ma documentare una guerra non è semplice anche perché, oltre al rischio delle pallottole, chi la racconta è sottoposto a condizionamenti e censure. Inoltre si possono fare molti usi delle stesse immagini, per farle parlare in modo diverso, anche opposto.

I reportages di guerra (telegiornali e programmi di attualità) sono le fonti principali che gli storici avranno a disposizione domani per ricostruire la storia. La cronaca di oggi sarà la storia di domani. Ma gli storici devono imparare a decodificare e ad analizzarne i meccanismi di costruzione.

Su questo l'Istituto Ferruccio Parri di Bologna, con l'IBC e la Fondazione CARISBO, hanno organizzato il 15 febbraio scorso, presso la Biblioteca del Parri a Bologna, un seminario dal titolo "La guerra in televisione. I conflitti moderni tra cronaca e storia", a cui hanno partecipato un reporter televisivo, Santo Della Volpe, che ha seguito per la Rai molti conflitti e ha scritto della sua esperienza nella Guerra del Golfo persico, un esperto di comunicazione di massa, Roberto Grandi, dell'Università di Bologna, per cercare di comprendere alcuni meccanismi essenziali dell'informazione televisiva di guerra, e uno storico, Pierre Sorlin, della Sorbona di Parigi, per affrontare il complesso tema del rapporto tra la cronaca e la storia.

I temi del dibattito sono stati introdotti da un'analisi delle recenti pubblicazioni sull'argomento, in prevalenza saggi di sociologia delle comunicazioni e di analisi semiotica dei testi televisivi, mentre Santo Della Volpe ha raccontato la sua esperienza di reporter nel Golfo persico e nei Balcani (durante la guerra per il Kosovo). Roberto Grandi ha affrontato il tema della creazione dell'evento: di molte guerre non sappiamo nulla perché non costituiscono un "evento": nessun medium ne parla, cioè la celebra. Dei conflitti in Africa non si sa nulla dai media, anche se il continente è dilaniato da fatti di sangue che mietono molte più vittime e sono più estesi di tante guerre "occidentali".

Pierre Sorlin, da storico, ha introdotto un tema molto importante: la televisione modifica il nostro senso della storia, lo crea e lo scandisce: d'ora in poi lo storico dovrà tenerne conto. E la narrazione televisiva sulla guerra segue le regole generali della comunicazione televisiva.

Ma prima della televisione e del cinema, la guerra per immagini ci è stata raccontata dalla fotografia: ed è per questo che sono stati previsti due interventi, il primo di Lorenza Servetti, dell'Istituto Parri, sui fotoreporter di guerra, e sulla nascita del mercato di massa delle immagini. A partire dalla metà degli anni Trenta del Novecento, in particolare con la Guerra civile spagnola, raccontare una guerra significa anche comprare o vendere immagini: è da questa data infatti che possiamo parlare di diffusione di massa del racconto fotografico.

Il secondo intervento dedicato all'immagine fotografica della guerra, curato da Bruno e Silvana Vialli, ha raccontato la drammatica esperienza di Vittorio Vialli, un ufficiale italiano internato in campo di concentramento in Germania, che pur non essendo reporter di professione, ha documentato clandestinamente, con la sua macchina fotografica, correndo enormi rischi e mettendo a repentaglio la propria vita, la sua esperienza tragica e la vita quotidiana dei suoi compagni di prigionia.

Questo è stato il primo di una serie di appuntamenti, dal titolo di "Bibliografie del presente", in cui si affronteranno 2 temi cruciali di storia del XX secolo e di attualità, prendendo spunto da pubblicazioni recenti che hanno affrontato l'argomento da punti di vista o da ambiti disciplinari diversi. Per informazioni: Istituto Parri tel 051 223698.

 

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