Rivista "IBC" X, 2002, 1
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L'Epistola che nel 1461 Papa Pio II scrive al sultano turco Maometto II, conquistatore di Costantinopoli, per convertirlo alla fede cattolica, costituisce un documento eccezionale di cui il libro di Luca D'Ascia offre un'analisi differenziata, illuminante e ricca di sfumature.
Tale analisi induce inevitabilmente a sottolineare con forza la straordinaria figura di Enea Silvio Piccolomini, di nobile famiglia senese, asceso al soglio pontificio nel 1458. Si tratta di una delle personalità più complesse e sfaccettate dell'Umanesimo Quattrocentesco: squisito umanista e fine diplomatico, aperto ad un gusto quasi voluttuoso per le bellezze naturali e artistiche, dotato di grande ironia, senso di sé e vigoroso desiderio di gloria.
Oltre a fornirci una descrizione del clima culturale del XV secolo, il libro consente altresì una ricostruzione approfondita del contesto culturale dell'Epistola, puntuale nel confronto col documento e nel mettere a fuoco i contrastanti atteggiamenti del mondo occidentale verso l'Islam in generale e l'Impero Ottomano in particolare.
L'Epistola costituisce una raffinata mescolanza di polemiche dogmatiche e di confronto con le posizioni e le aperture ireniche, ossia l'orientamento teologico di quanti ritenevano possibile una conversione pacifica dei maomettani attraverso la valorizzazione dei punti comuni tra Cristianesimo e Islam.
La modalità di costruzione del testo,quindi, è quella consueta della refutazione di un'eresia, in quanto la polemica dottrinale con l'Islam è, infatti, parte integrante della concezione dell'autorità e della missione papale che Pio II si sforza di riaffermare. Dinnanzi poi alle manifestazioni di turcofilia diffusesi in certi ambienti italiani, i quali minacciavano di sottomettersi a Maometto II a garanzia della pace, l'Epistola mira a ribadire con forza quanto ogni tipo di collaborazione politica con l'Impero ottomano dovesse andare soggetta al consenso della Santa Sede.
La presente edizione del testo, che include una prefazione di Adriano Prosperi, un saggio introduttivo di Luca D'Ascia e il testo latino dell'epistola di cui viene fornita una nuova traduzione italiana, non manca di sottolineare l'importanza della "questione islamica" per l'interpretazione complessiva del pensiero religioso del Rinascimento, periodo storico nel quale si gettano le basi della transizione dall'esclusivismo teologico della "civiltà cristiana" a quel multiculturalismo relativista che costituisce una delle maggiori conquiste della modernità.
L. D'Ascia, Il Corano e la Tiara, Bologna, Pendragon, 2001, 293 p., Ç 21,00.
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