Rivista "IBC" IX, 2001, 4
Dossier: GOT in progress
biblioteche e archivi, dossier /
Se è vero che l'importanza dell'informazione contraddistingue trasversalmente la società contemporanea, non si può negare che in alcuni ambiti - in primis quello biomedico - l'accesso tempestivo all'informazione appare veramente strategico e particolarmente "vitale". I progressi della medicina sono sorprendenti e continui, tanto che i tradizionali canali a stampa non tengono il passo nel rendere conto dei molteplici progetti di ricerca e dei risultati delle varie sperimentazioni che trovano quindi un veicolo di diffusione più consono ed efficace nell'editoria elettronica.
Per soddisfare le diverse e complesse richieste degli operatori medico-sanitari occorre pertanto sviluppare un sistema informativo supportato da una rete di biblioteche e centri di documentazione dotati di personale appositamente formato e interessato all'aggiornamento continuo. Tale esigenza è sempre più avvertita anche nel nostro paese in cui da alcuni anni si va diffondendo l'Evidence Based Medicine (la medicina basata sulle prove di evidenza) che, come è noto, non può prescindere dal tempestivo reperimento dell'informazione precisa per offrire la corretta risposta a un determinato quesito clinico.
In questo contesto si inserisce il progetto di "Network informativo per il trasferimento dei risultati della ricerca bibliografica nei servizi sanitari" sorto dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna e l'Agenzia sanitaria regionale. Il principale obiettivo è la creazione di una rete di servizi cooperativi tra le biblioteche delle aziende sanitarie emiliano-romagnole partecipanti che assicuri il corretto flusso dell'informazione bibliografica biomedica dal momento della ricerca a quello della consegna della documentazione agli operatori. A tal proposito assumono un ruolo rilevante alcune attività prettamente biblioteconomiche: la costituzione di un catalogo collettivo informatizzato dei periodici posseduti dalle biblioteche biomediche (come base per il servizio di document delivery) e la razionalizzazione della politica degli acquisti anche attraverso la condivisione delle risorse informative elettroniche, con un notevole risparmio economico. La gestione del progetto è affidata a un gruppo operativo (GOT) che ne indica le tappe e i tempi e analizza i risultati dei nuovi servizi. È opportuno sottolineare che ogni fase del piano prevede un momento formativo, particolarmente proficuo per quelle persone che si trovano ad operare nelle biblioteche senza una precedente formazione specifica. L'estensione della sperimentazione ad altre biblioteche biomediche presenti sul territorio regionale (oltre alle sette già aderenti: Agenzia sanitaria regionale, Azienda ospedaliera S. Orsola - Malpighi di Bologna, Azienda ospedaliera Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia, CEVEAS - Azienda USL di Modena, Azienda ospedaliera Arcispedale S. Anna di Ferrara, Azienda USL Città di Bologna e Azienda USL di Ravenna) può significare non solo una più ampia implementazione e un potenziamento della rete informativa ma altresì un'occasione di crescita professionale per coloro che operano in condizioni organizzative non di rado difficoltose.
L'Emilia-Romagna, che ha una lunga tradizione ospedaliera - come attestano i cospicui patrimoni documentari, librari e storico-artistici delle aziende sanitarie - e una marcata propensione alla cooperazione, dovrebbe costituire un terreno favorevole per lo sviluppo dell'iniziativa. La buona riuscita del progetto, che mira al trasferimento dei risultati della ricerca nella pratica clinica, è collegata da un canto all'aggiornamento professionale dei bibliotecari e dall'altro all'impegno delle aziende sanitarie a investire risorse per il rinnovamento delle biblioteche.
L'inserto, che esce a distanza di molti anni da quello dedicato nel 1988 alle biblioteche biomediche per la conferenza dell'European Association for Health Information and Libraries che si tenne a Bologna, vede quindi la luce in un periodo in cui il profondo mutamento della circolazione e dell'accesso all'informazione scientifica (con la conseguente tendenza alla remotizzazione dell'utente) impone una sfida difficile alla professione del bibliotecario biomedico. La presentazione di alcune significative esperienze in corso nel nostro paese costituisce un materiale utile per la riflessione sui nuovi scenari e si confida che possa contribuire a sensibilizzare le aziende sanitarie e nel contempo a stimolare lo sviluppo di una collaborazione feconda tra i medici e i bibliotecari a beneficio dei cittadini.
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