Rivista "IBC" IX, 2001, 4
biblioteche e archivi / pubblicazioni
Volumetto elegante e titolo delizioso: ad Alberto Cenci e Giuseppe Giovanelli dobbiamo la pubblicazione di un manoscritto inedito conservato nella Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e opera di Prospero Fantuzzi (1799-1863), che fu cronista e fu studioso del dialetto reggiano. I "viaggetti" del titolo riguardano sia il territorio reggiano che quello modenese, bolognese e romagnolo. È un contatto vivo che ben si addice alla definizione di "fotografie ante litteram del primo Ottocento", data dal prefatore Angelo Spaggiari, direttore dell'Archivio di Stato di Modena. Sono città e paesi, luoghi prosperi e in rovina, paesaggi puliti e scabri, che il tempo ha trasformato e che ci restano nelle descrizioni del vicesegretario del comune di Reggio, spintosi nel 1828-1829 sull'Appennino e in Lunigiana fino alla Spezia.
Il viaggiatore Fantuzzi resta ammirato dalla natura stravagante, come i Sassi della Rocca di Vignola che "a giusta di un gitto di terra contro un muro inclinato, così sembrano essi gittati sull'inclinato dosso dell'altro monte"; contempla la Certosa di Bologna come "la più vaga cosa che abbia l'Italia in tal genere", preferendola al Camposanto di Pisa; e a Bologna resta pure colpito dal gioco del pallone, che vede anche "vasto presso le mura" a Faenza. Interessante è anche un'altra sua notazione sul capoluogo: "La sua bella polazione, la sua vastità, la eleganza ed i colli vicini, l'aria dolce, tutto fa grata questa Bologna, che sebben grande non ha poi li incomodi delle città anche maggiori. Per trovarvi molte contrade strette, poco pulite e di bei casamenti spalleggiate, bisogna confessare che ha del tetro, ma sorte fuori più il bello che comparisce all'improvviso. In questa città certo si può fare gran bene, ma si può fare gran male, senza essere osservati".
Siamo nel 1823, e dieci anni dopo a Novellara, dove gioisce per i vasi dipinti della Spezieria e inorridisce per le prigioni orribili della Rocca, si rammarica per i guasti arrecati dalle imbiancature barbare sui dipinti di Lelio Orsi: "Non basta il tempo a far perire le rare cose, che abbia sempre a configurarsi a danno l'ignoranza e talvolta l'avarizia, l'amor proprio e la stoltezza dell'uomo". Del 1830 è il viaggetto a Montese, avventuroso per il "pioveggiare", le strade aspre, le guide sicure e malsicure, la ricerca di un rifugio per la notte (durante il quale avviene il colloquio con una "vecchiaccia colle sopracciglia rozze e setolose") e il ritrovamento di un alloggio (animato finalmente dalle "forti voci de' mulattieri e facchini che nella cucina di sotto assisi sopra panche al desco, incaloriti dal vino stettero sino a notte più avanzata raccontando casi li più strani e mal connessi"). Il volumetto è corredato da disegni autografi del Fantuzzi: illustrano questi che chiamò viaggetti, e che sono dimensioni sospese fra paesaggi e stati d'animo.
P. Fantuzzi, Viaggetti, Reggio Emilia, Antiche Porte, 2000, 128 p., L. 18.000, Euro 9,29.
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