Rivista "IBC" IX, 2001, 3

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

La collezione Campori

Elisabetta Landi
[IBC]

"... nei moderni tempi si volle che l'arte... servir dovesse alla educazione e all'insegnamento, perché nella contemplazione dei capolavori dell'ingegno umano l'anima anche volgare si educa, s'ingentilisce, si eleva a nobiltà di pensieri... Chi non conosce i mirabili risultati che si originarono nella formazione dei nuovi musei dell'Inghilterra, della Francia, della Germania?". Così scriveva nel 1870 il modenese Giuseppe Campori (1821-1887), auspicando che le "materie dell'arte" perseguissero prima di tutto l'utile pubblico. Come, del resto, negli obiettivi postunitari delle generazioni moderne impegnate a legittimare l'arte come disciplina autonoma nonché a definire le problematiche connesse ai concetti, innovativi, del restauro e della tutela del patrimonio artistico. A Giuseppe Campori, figura attualissima di conoscitore e storico dell'arte, Modena ha dedicato una mostra intesa a ritagliare lungo le direttrici del settore grafico uno degli aspetti più significativi della passione di collezionista che fu alla base della formazione delle raccolte civiche modenesi. Libri, autografi, manoscritti, interi archivi, miniature, quadri, oggetti vari, stampe e incisioni formarono nel tempo i diversi nuclei delle collezioni delle quali si è tentata oggi una prima e non facile ricostruzione. Proprio il disegno e la prova grafica, settori prediletti per l'erudito, gli servirono come documenti per la conoscenza della soggettività dell'artista in rapporto al ruolo svolto all'interno della storia - poco concedendo all'aspetto estetizzante del manufatto privilegiato dalla critica romantica. La serena "obiettività dei giudizi" e la convinzione positivistica della necessità di un'indagine documentaria da estendersi a tutte le manifestazioni dell'arte e alle diverse tecniche di lavoro, furono i presupposti, apprezzati da Adolfo Venturi, per la messa a punto del metodo con il quale Campori seppe intervenire, modernamente, nel dibattito storiografico della metà dell'Ottocento. Viaggi - a Roma, a Napoli, a Firenze, Lucca, Assisi e quindi a Venezia e a Vienna, al seguito di Massimiliano d'Austria Este, fratello del duca Francesco IV - assiduità con personalità di spicco nella cultura di quegli anni - da Viessieux a Cavalcaselle, da Carlo d'Arco a Selvatico, a Frizzoni, a Morelli - lo predisposero alla curiosità vivace di osservatore delle cose d'arte - consultatissime, già da allora, le sue pubblicazioni e frequentato il suo palazzo modenese da visitatori italiani e stranieri. La reputazione e la stima presso autorevoli interlocutori, la conoscenza di modelli di istituzioni internazionali fecero dei suoi appelli per la valorizzazione e la tutela un punto di riferimento. Celebre la perorazione al direttore degli Uffizi perché si adoperasse, nel 1846, ad imitare "...l'esempio del museo del Louvre" esponendo "alla pubblica ammirazione l'eletta de' principali disegni" a vantaggio "degli artisti e degli eruditi". Oggi, a più di un secolo di distanza, l'esposizione ha rilanciato l'attualità della proposta, avviando una prima indagine sulle raccolte grafiche della Biblioteca Poletti. Sono duemila e quattrocento i fogli lasciati da Giuseppe Campori all'istituto modenese. Compito non facile scegliere tra tanti studi i migliori o i più utili, in ogni caso, a presentare una campionatura della raccolta. Di questa, offre una rassegna esauriente il catalogo della mostra, curato da Nadia Gasponi con saggi di Anna Forlani Tempesti e Marinella Pigozzi. Primo strumento per l'indagine su Campori collezionista di disegni, il volume, che contiene foto d'epoca della casa Campori di provenienza Orlandini, affronta problemi critici e nuove attribuzioni per numerose opere d'arte. Pregevolissimo il settore sei-settecentesco, rappresentato da studi di Giuseppe Maria Mitelli, Boulanger, Cantarini, Stringa, Mattia Preti, cui viene riconosciuto un unico, rilevante foglio sciolto e ancora Franceschini, Creti, Consetti, fino a Felice Giani, Giuseppe Cades, Francesco Lorenzi e molti altri. Disegni che il collezionista scelse passandoli con attenzione, uno alla volta, come "germogli... di tanti nobili e sublimi concetti... lettere private" nelle quali "più apertamente si disvela l'animo dell'artista" .


Giuseppe Campori collezionista. 100 disegni dalla raccolta della Biblioteca Poletti, a cura di N. Gasponi, "Quaderni della Biblioteca Poletti" n. 4, Modena, Nuovagrafica, 2001, 247 p., L. 40.000.

 

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