Rivista "IBC" IX, 2001, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
"L'imprenditore e cittadino d'Europa" Giuseppe Finck e la sua fabbrica di maioliche sono stati i protagonisti a Bologna della mostra "Da Giuseppe a Leopoldo Finck. Maioliche bolognesi del Settecento (1764-1797)" che ha messo in luce l'importanza della maiolica di produzione bolognese nel Settecento. L'esposizione, curata dall'antiquario Giovanni Asioli Martini e allestita nello scorso mese di novembre in San Giorgio in Poggiale, era promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e dall'Amministrazione Provinciale e inserita nelle celebrazioni di Bologna 2000 Città Europea della Cultura.
Il viennese Finck giungeva accompagnato da buona fama a Bologna verso il 1764, dopo due esperienze lavorative alla Fabbrica Antonibon di Nove di Bassano e a Parma, presso la Reale Fabbrica della Maiolica. Ma il segreto di bottega più importante lo aveva con tutta probabilità imparato prima dell'arrivo in Italia. Si trattava del cosiddetto "terzo fuoco", la tecnica di pittura e cottura sperimentata con successo in primis a Strasburgo che consentiva di ampliare notevolmente le possibilità decorative e la gamma cromatica della maiolica, arricchita in particolare da bellissime tonalità porpora e dorate. Delle possibilità di tale tecnica e al tempo stesso delle brillanti capacità decorative e illustrative di Finck e dei suoi collaboratori testimoniano le circa centoventi ceramiche esposte - per lo più di collezioni private e quindi poco conosciute -, in particolare quelle con la famosa "rosa" accompagnata da altre specie floreali tutte restituite con grande armonia e senso estetico e con tale precisione da essere perfettamente riconoscibili.
Caratteristiche, qualità e storia delle ceramiche esposte sono state restituite nelle ampie e puntuali schede di catalogo redatte dal curatore Asioli. L'incontro di Finck con il terzo o piccolo fuoco viene ricostruito da Raffaella Ausenda che ricorda inoltre come, prima della pubblicazione di alcuni documenti nel 1964, le ceramiche Finck venissero attribuite, in base alla presenza della lettera "F", alla settecentesca manifattura Ferniani di Faenza. Gli altri contributi al volume, presentato da Carmen Ravanelli Guidotti, si devono a Gabriella Lippi che, nel saggio dedicato alle vicende della manifattura Finck, ricostruisce le fasi e i rapporti che le hanno caratterizzate, dal sodalizio con Giovanni Antonio Rolandi, poi finito e contraddistinto dalla breve comune esperienza di rilevazione della manifattura di Colle Ameno del Marchese Filippo Carlo Ghisilieri, all'arrivo a Bologna del fratello Leopoldo Finck, al suo "tradimento", al ritorno di quest'ultimo alla morte di Giuseppe, fino al suo cedere la manifattura al marito della nipote in un'epoca in cui si andavano ormai affermando produzioni più economiche come quella della terraglia inglese o mezza porcellana. Ne deriva uno spaccato interessante che mette in luce anche le possibili dislocazioni delle botteghe, i rapporti commerciali e gli interventi protezionistici che tutelavano la produzione bolognese. Un particolare tipo di manufatto realizzato anche dai Finck, quello dei corredi farmaceutici ceramici, costituisce il punto di aggancio con il secondo contributo che riguarda le spezierie e gli speziali attivi in città nel Settecento (alcune, purtroppo molto poche, delle loro ceramiche - diverse per forma e grandezza a seconda del composto che dovevano contenere - possono essere ancora ammirate in alcune farmacie bolognesi). La mappa, seppure parziale, che deriva da questo studio è di estremo interesse e costituisce uno stimolo ad approfondire tale tipo di ricerca.
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