Rivista "IBC" IX, 2001, 1
territorio e beni architettonici-ambientali / convegni e seminari, pubblicazioni
Le snelle colonne marmoree del chiostro piccolo del Monastero di San Pietro sormontate per un lato da graziose bifore rappresentano una delle più eleganti espressioni del primo rinascimento reggiano. Di particolare interesse è il chiostro grande che risente della vicinanza della grandiosa corte di Mantova di Giulio Romano. Ma lo spirito rinascimentale emerge prepotente se si esaminano i criteri e le linee che guidarono la costruzione del monastero nel suo complesso. Gli spazi sono organizzati e scanditi secondo riferimenti emblematici e precise indicazioni geometriche e matematiche. L'intero progetto è espressione di una cultura profonda in cui convivono armonicamente fuse esplicite citazioni del Vecchio e Nuovo Testamento e i principi teorici fondamentali dell'ars aedificandi rinascimentale: dal leonardesco uomo vitruviano, alla sezione aurea, alle serie numeriche del Fibonacci.
È questo il filo conduttore che consente di leggere il complesso monumentale che pur porta i segni di una vicenda storica lunga e non sempre felice: sotto i suoi chiostri, dopo la soppressione del 1796, trovarono ricovero i cavalli della Grande Armée dell'imperatore dei Francesi. I vari rimaneggiamenti anche consistenti non riuscirono però a snaturare un monumento in cui l'elemento rinascimentale originario è così profondamente connaturato e connotato. Oggi lo studio, recentemente pubblicato, grazie all'interessamento della Fondazione Manodori di Reggio Emilia e del Club Unesco, di Franca Manenti Valli, coadiuvata da un gruppo di lavoro composto da Stefano Daolio, Enrico Franzoni, Luigi Grasselli, Elisa Iori, Stefano Maccarini, Silvia Manenti e Monica Catellani, aggiunge nuovi elementi alla comprensione del monumento e indica gli strumenti scientifici per un adeguato recupero.
Si chiarisce dunque la matrice, fondata sul rapporto tra forma, misura e numero, della fabbrica reggiana. L'autrice disvela le regole matematiche ed il simbolismo sottesi al complesso programma architettonico. Alla presentazione dello studio è stato dedicato un incontro tenutosi a Reggio Emilia, nell'Aula Magna dell'Università, il 25 novembre 2000, alla presenza di autorità cittadine, di Ezio Raimondi, Pier Luigi Cervellati, Enzo Tiezzi e Franca Manenti Valli. L'analisi del convento reggiano e le proposte per un pieno recupero sono state così inserite all'interno di un più ampio contesto: dalle problematiche del restauro e della qualità urbana, alla percezione degli spazi architettonici nel mondo contemporaneo, al rapporto tra lettura umanistica della società contemporanea e consapevolezza dei limiti della tecnologia, temi - questi ultimi - che costituiscono nodi fondamentali nel dibattito filosofico contemporaneo.
Nel corso dell'iniziativa è stato anche presentato al pubblico un breve documentario dedicato ai monasteri benedettini dell'Emilia Romagna realizzato dall'IBC.
Monastero benedettino di San Pietro. Modello sperimentale di studio per il recupero del patrimonio architettonico, Reggio Emilia, 2000, 24 p. non numerate, s.i.p.
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