Rivista "IBC" IX, 2001, 1

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Il museo per la scuola

Roberto Macellari
[ispettore archeologo presso i Musei civici di Reggio Emilia]
Patrizia Mazzoni
[coordinatrice dei servizi didattici presso i Musei civici di Reggio Emilia]
Alle iniziative rivolte alla divulgazione i Musei civici di Reggio Emilia da tempo destinano impegno e risorse ingenti. Parte delle proposte si rivolge al pubblico adulto: cicli di conferenze, visite guidate, itinerari che, partendo dal museo, approdano a luoghi di interesse storico, artistico, naturalistico della città e della provincia. Un'attenzione speciale è dedicata all'infanzia, attraverso gli incontri del sabato pomeriggio, che prevedono giochi ed animazioni attinenti alle molteplici specializzazioni collezionistiche del museo. L'impegno maggiore è profuso nell'organizzazione del programma "Il Museo per la Scuola", che ha ormai superato i trenta anni di vita.

Nel 1967 veniva infatti impostato un nuovo rapporto con il mondo della scuola, che si imperniava su un cartellone di mostre didattiche itineranti. Si trattava di strutture espositive molto agili su contenuti archeologici e naturalistici, che, dopo una prima edizione in museo, potevano essere facilmente riallestite in sedi diverse, nei municipi, nelle biblioteche, nei musei, ma anche negli istituti scolastici della provincia, utilizzando in quest'ultimo caso facsimili dei materiali originali. Ogni mostra era dotata di un opuscolo-guida a stampa, nel quale veniva riservato uno spazio di tutto rilievo agli apparati grafici. Nella fase di esposizione al pubblico si programmavano altre attività, destinate ad ampliare i contenuti proposti: incontri con gli insegnanti, laboratori, visite guidate, demandando queste ultime, laddove possibile, agli insegnanti stessi. L'ultima edizione, nell'anno scolastico 1988-1989, vide il coinvolgimento di seimilaquattrocento studenti nella sede del museo. I ventidue riallestimenti successivi interessarono un arco di tempo di quarantacinque settimane. L'esperienza si interruppe anche perché andava talvolta delusa la speranza che la mostra potesse vivere autonomamente almeno nelle sedi secondarie. Non si poteva cioè evitare, da parte del mondo della scuola, l'esplicita richiesta che gli itinerari didattici comportassero comunque l'intervento dell'esperto, archeologo o naturalista.
Dal 1990 sono state percorse altre vie, ricercando un più diretto coinvolgimento del Provveditorato agli studi competente per territorio. Per alcuni anni infatti si poté contare sull'utilizzo di un docente di scienze e di uno di storia dell'arte in ruolo negli organici del Ministero della pubblica istruzione. Ad essi fu possibile affiancare un laureato in discipline archeologiche assegnato al museo per svolgervi il servizio civile. Con questo personale fu possibile costruire un programma di itinerari didattici e di laboratori, questi ultimi inizialmente limitati al settore naturalistico, i cui contenuti venivano di anno in anno concordati con l'autorità scolastica, che si faceva anzi promotrice con il museo dell'intero pacchetto di proposte, illustrate in un opuscolo a stampa diffuso capillarmente presso le scuole di ogni ordine della provincia di Reggio. Fu anche possibile destinare alle attività didattiche tre distinte aule-laboratorio, una per l'archeologia, una per le scienze naturali, una per la storia dell'arte.
Cresciuta la richiesta, ma venuta meno con gli anni la disponibilità di docenti di ruolo, a partire dal 1992 ci si risolse ad affidare incarichi ad operatori didattici qualificati, laureati, alcuni anche in possesso di diploma di specializzazione, pur senza tradire l'impostazione originaria della gratuità del servizio didattico, che continua tuttora a coniugarsi con la gratuità dell'ingresso al museo. Le risorse necessarie si reperirono il primo anno grazie ad una sponsorizzazione, dal 1993 ad oggi attingendo ai capitoli di spesa del museo. Si è così giunti alla situazione attuale, con uno staff di ventinove docenti, fra archeologi, storici dell'arte, naturalisti, etnologi. Un'attenzione speciale è naturalmente riservata alla formazione degli operatori, specie per ciò che concerne il problema della comunicazione, in particolare verso i bambini delle scuole elementari: a tal riguardo si organizzano corsi di aggiornamento tenuti da una pedagogista del locale Provveditorato agli studi.
Si tende di anno in anno ad arricchire e rinnovare la proposta, inserendo nuovi percorsi, eventualmente eliminando quelli che non hanno incontrato un interesse evidente nel mondo della scuola. Si è così pervenuti ai sessantacinque argomenti dell'anno scolastico 1999/2000, considerando le specializzazioni collezionistiche del museo nel loro insieme. Ci limiteremo ad illustrare, se non i contenuti, almeno le metodologie dei percorsi di archeologia. Questi si articolano in cinque tipi di proposte, che hanno in comune una forte attinenza con i contenuti delle collezioni reggiane: non si persegue cioè l'obiettivo di divulgare la conoscenza di civiltà delle quali non si possa poi trovare documentazione nelle sale del museo.
Gli itinerari didattici sono visite guidate a sezioni particolari (la preistoria, le terramare, gli etruschi, i romani, i barbari, ...), precedute da introduzioni in aula didattica, nelle quali si fa ricorso a proiezione di diapositive e alla illustrazione di apparati grafici, ma si manipolano anche materiali originali o i relativi facsimili e si utilizzano plastici e modelli creati per questo scopo.
Gli approfondimenti riguardano temi specifici, spesso con taglio diacronico: il problema della casa dalla preistoria alla tarda antichità, sempre ricorrendo ad esemplificazioni desunte dalla realtà archeologica locale; il problema delle scritture, dai pittogrammi alle iscrizioni etrusche e latine; la ricerca della Reggio romana, che muove dal Museo verso i segni del passato disseminati nella città, in alcuni casi di recentissima acquisizione; e così via.
I laboratori, anche questi su temi monografici, prevedono attività di gruppo in aula, che diventa di volta in volta un cantiere di scavo archeologico, o l'officina di un vasaio antico, o la fucina di un metallurgo. "Vipia racconta: la storia vera di un cippo di Rubiera" è la lettura di un prestigioso monumento etrusco, utilizzando un opuscolo che, in forma di gioco, guida ai misteri dello scrivere etrusco. "Indovina la civiltà", la più recente fra le proposte di questo tipo, consiste nel simulare il lavoro di un archeologo, abituando lo studente ad interrogare il manufatto, quasi fosse venuto alla luce in quel momento, per trarne ogni possibile informazione in ordine alla funzione, alla tecnologia che lo ha prodotto, alla età, sino a definire la civiltà che lo ha utilizzato.
Una proposta, recente anch'essa, che sta incontrando il favore delle classi ha il titolo "Conosci l'archeologia del tuo comune". Gli incontri si svolgono in due momenti: un primo, nella sede scolastica, consiste nel presentare un quadro sintetico della preistoria e della antichità del territorio comunale in cui vivono gli studenti; un secondo, in museo, permette di prendere contatto con le testimonianze archeologiche di quel Comune. Si intende con ciò ribadire il ruolo centrale che i Musei civici di Reggio da sempre intrattengono nei confronti del territorio provinciale di riferimento.
L'ultima serie di proposte, le mostre didattiche, riprende la tradizione avviata negli anni Sessanta. Nella primavera del 2000 è stata allestita "Nella valle del Nilo. Antico Egitto da toccare", in collaborazione con la Soprintendenza alle antichità del Museo egizio di Torino e con il Comune di Moncalieri, che comprende un percorso tattile, adatto anche ai non vedenti.
È motivo di soddisfazione constatare che le richieste delle scuole non si indirizzano soltanto verso la preistoria, come avveniva in passato (le collezioni di preistoria del Museo di Reggio sono state per lungo tempo le sole dotate di apparati didattici), ma si distribuiscono in maniera sempre più uniforme verso altre sezioni, in ragione di nuovi allestimenti creati negli ultimi anni.
Come si è accennato, qualche tempo prima dell'inizio dell'anno scolastico si predispone e si diffonde un opuscolo a stampa che illustra i contenuti delle proposte, evidenziando a quale ordine di scuola ciascuna di esse si rivolge e le modalità di prenotazione. A questo riguardo è stato messo a punto uno specifico programma informatico di gestione delle prenotazioni. Per ognuna delle tre discipline fondamentali si prevedono due incontri per mattina.
Il rapporto con le classi può comunque aver luogo anche al di fuori di questa griglia di proposte, che potrà forse sembrare un po' rigida. Negli ultimi anni, ad esempio, in convenzione con istituti scolastici di diverso grado, sono stati organizzati corsi monografici (di museologia, di epigrafia latina, di arte antica, sull'età del bronzo), alcuni dei quali hanno portato alla realizzazione di ipertesti con il diretto coinvolgimento degli studenti.
Nell'anno scolastico 1999/2000 hanno usufruito dei nostri servizi didattici più di novecento classi (con oltre ventitremila studenti). Gli oneri di organizzazione e di gestione (compensi agli operatori, spese per pubblicità, acquisto di materiali) sono compresi ogni anno fra i settanta e gli ottanta milioni, che corrispondono, in fondo, alle spese per una esposizione temporanea.

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