Rivista "IBC" VIII, 2000, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne

Bologna e l'invenzione delle acque

Stefano Pezzoli
[IBC]

Il titolo - qui ripreso - dell'esposizione aperta a Bologna dal 2 febbraio al 30 aprile del 2001 vuole richiamare la peculiarità di una città e di un territorio che nel passato, e per molti secoli, furono caratterizzati dalla presenza dell'elemento idrico, non solo come fattore energetico, di produzione e di commercio, ma come vero e proprio costituente di un modello territoriale mediano e sintetico rispetto a situazioni propriamente anfibie o terricole. Il rapporto fra terra e acqua influisce sull'economia della città e del suo contado, determina l'organizzazione fondiaria, ma riguarda anche una dimensione antropologica e linguistica, permea le espressioni artistiche riferite al paesaggio, condiziona e favorisce l'evoluzione degli studi idraulici.

La mostra si sviluppa in due sedi espositive - la Biblioteca universitaria e l'ex chiesa di San Mattia, complementari per la trattazione di argomenti correlati fra loro e con il tessuto urbano e territoriale - e comprende un prodotto multimediale che ne riassume l'impostazione.

 

Nella sede dell'Aula magna della Biblioteca universitaria verranno esposti, per la prima volta insieme, documenti manoscritti e a stampa, opere grafiche e cartografiche - conservati nella Biblioteca e nei Musei dell'Università di Bologna - relativi all'osservazione e all'elaborazione della scienza dell'acqua, nonché alla descrizione degli elementi antropologici e naturalistici del territorio bolognese.

Si tratta essenzialmente del vasto campo d'interesse di Luigi Ferdinando Marsili, il più importante e il meno provinciale tra gli uomini di cultura bolognesi di epoca moderna, ancor oggi non sufficientemente ricordato nella memoria della città. Nessuno studioso ha, come il Marsili, ben riconosciuto e sottolineato l'originalità del modello territoriale bolognese. A lui si debbono la fondazione della moderna oceanografia (Histoire physique de la mer) e della potamologia (Danubius Pannonicus-Mysicus). Figureranno nella sezione anche alcune testimonianze del dibattito scientifico e filosofico, come i coralli raccolti dal Marsili stesso.

Di grande rilievo, e con un forte rimando allo stesso tema trattato nella sezione della mostra in San Mattia, sarà l'esposizione dei manoscritti e dei disegni marsiliani relativi alle zone umide del Bolognese e alle sue componenti umane e florofaunistiche, a corredo dell'opera Agri Bononiensis Palustris Historia. Da questi materiali si potrà evincere la rilevanza in termini economici della palude, da sempre considerata come luogo da bonificare, sede in realtà di una complessa serie di attività (la risaia, la pesca, la caccia, l'artigianato delle erbe palustri, la raccolta dello strame di valle).

Saranno infine presentati documenti manoscritti e a stampa dei principali scienziati bolognesi che hanno qui condotto esperienze ed elaborato teorie fondamentali nella storia della fisica idraulica, in sinergia con gli exhibit presentati nella seconda sezione.

Di particolare interesse risulterà certamente la contiguità di questo spazio espositivo con i locali, recentemente aperti dopo il restauro, dei Musei universitari di Palazzo Poggi, fatto che consentirà uno stretto collegamento con complementari momenti ed espressioni della tradizione scientifica locale.

 

Nell'ex chiesa di San Mattia, messa a disposizione dalla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici, troveranno posto ricostruzioni sceniche del mondo delle acque, disposte in modo tale da indicare percorsi nella città e nel territorio bolognese.

Il flusso delle acque nella città storica sarà il motivo conduttore, rappresentato da iconografie e da testimonianze della tradizione orale e scritta sui lavori, sui mestieri e su tanti di modi di vita e luoghi di aggregazione, che hanno fortemente connotato la vita cittadina per secoli.

Il percorso in San Mattia avrà dunque il senso di una riscoperta di temi e luoghi per molto tempo dimenticati, a cominciare dal plastico della città medievale, che dimostra il disegno già organizzato delle canalizzazioni. La rievocazione delle fontane - che rinvierà a luoghi, linguaggi e attività - starà a significare una particolare presenza collegata all'identità bolognese. I temi del lavoro troveranno espressione significativa nei plastici (che verranno successivamente collocati in diverse sedi museali): quello di un settore di città, fra via Riva di Reno e via delle Lame, dove erano presenti varie attività produttive mosse da ruote idrauliche, e quelli a grande scala degli edifici che un tempo ospitavano filatoi da seta (complesso Rizzardi di via Riva di Reno) e una pila da miglio che un tempo sorgeva presso porta Lame.

La vicenda della navigazione verrà illustrata mediante modelli e disegni di imbarcazioni che per secoli percorsero i canali bolognesi.

Il percorso espositivo si sposterà poi dalla città al territorio, con le riproduzioni delle decorazioni pittoriche delle ville senatorie che restituiscono, pur nella trasfigurazione accademica della realtà, la forte presenza delle acque, con il loro seguito di manufatti e di strumenti, protagonisti tanto delle fortune, quanto dei momenti d'ozio dei committenti. Si comprenderà come, nonostante la vocazione classicista della pittura bolognese, trapeli da queste figurazioni una certa attenzione alla realtà fisica del territorio, alla sua duplicità fra percorrenze terrestri ed acquatiche.

Verrà ripreso il tema della palude, un tempo elemento di grande rilievo dell'ambiente bolognese, ricostruendone la presenza storica e, nello stesso tempo, rivalutandone economia e modi di vita. Di seguito si procederà con l'argomento della bonifica, che dall'epoca della centuriazione romana è sempre stato predominante nella vicenda storica delle nostre campagne.

Particolare rilievo verrà dato all'illustrazione del podere, cellula garante dell'equilibrio del sistema idraulico territoriale. Sarà rappresentato da un plastico che "fotografa" il frutto della secolare tradizione agronomica bolognese: il visitatore potrà rendersi conto di trovarsi davanti ad un vero e proprio meccanismo idraulico, verificando il funzionamento del deflusso delle acque.

In questa sezione verrà pure rappresentata la tradizione scientifica locale mediante l'esposizione di alcuni exhibit che illustreranno il funzionamento di strumenti progettati fra i secoli XVII e XVIII, per lo studio e la soluzione dei problemi idraulici. In particolare si tratterà di dispositivi per lo studio dell'idrodinamica, cioè uno per le portate in un canale o in un fiume, uno sul quadrante ed il pendolo idrometrico del Guglielmini ed uno sulla teoria della disposizione delle "particelle" d'acqua in un condotto. Questo tema avrà, come altri, un preciso riferimento nei documenti presentati nella sede della Biblioteca universitaria.

 

Il prodotto multimediale, che riassume la vicenda idraulica della città e del suo territorio, potrà in seguito essere trasferito su CD-ROM. Realizzato in collaborazione con il Consorzio interuniversitario CINECA, si compone di numerosi documenti iconografici, di riprese filmate anche aeree, nonché di rappresentazioni virtuali del funzionamento di manufatti idraulici particolarmente significativi (la Chiusa di Casalecchio, l'ex opificio di via della Grada, una conca di navigazione, il complesso del castello e dei mulini di Bentivoglio e il modello del podere bolognese).

Infine il collegamento con i luoghi delle acque nella città e nel territorio oggi sarà l'oggetto di una proiezione di immagini sui principali cantieri del Comune di Bologna per il recupero di condotti e manufatti idraulici, la cui visibilità era stata cancellata durante il Novecento.

L'occasione di questa mostra consentirà anche l'organizzazione di visite guidate nei luoghi "delle acque in città", escursioni che terranno conto della dislocazione delle due sedi espositive. Un riferimento particolare, mediante esplicite indicazioni, andrà alle istituzioni culturali già attive ed in corso di recupero, che conservano testimonianze assai significative: il Museo del patrimonio industriale e l'ex Opificio della Grada, attuale sede del Consorzio della Chiusa di Casalecchio.

 

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