Rivista "IBC" VIII, 2000, 4
musei e beni culturali / mostre e rassegne
Incontri bizzarri durante un viaggio curioso. Tra arlecchini, funamboli e danzatori, gnomi, animali e giardini colorati - dove crescono poetici fiori illuminati dalla dolce luce di grandi lune - il meraviglioso microcosmo di Paul Klee si mette in scena al Museo Morandi di Bologna. Presenze inaspettate e piene di colore animeranno fino al 4 marzo le bianche e silenziose sale del museo, spazi abituati ad accogliere oggetti e paesaggi morandiani, affollati nell'inverno Duemila da strane e inusitate figure. E saranno sguardi attenti e osservazioni lente sopra questi piccoli preziosi doni, disegni, acquerelli e opere grafiche degli anni dal 1910 al 1940, squarci improvvisi carichi di particolari, aneddoti suggestivi, simboli evocativi.
La rassegna presenta novantanove opere dell'artista svizzerotedesco, che nell'arco della sua vita ne ha prodotte più di diecimila tra disegni, olii, acquarelli e altro. L'obiettivo è offrire uno spaccato di quel bildnerische Denken, il "pensare pittorico" dell'artista popolato da "figure di passaggio in perenne metamorfosi", come scrive Marilena Pasquali curatrice dell'esposizione.
La mostra si apre con un'opera quanto mai emblematica per il taglio dato alla rassegna, un disegno del 1911 intitolato Giovane con mani ad artiglio, espressione precoce che anticipa l'intero percorso immaginario dell'artista, animato e reso visibile da tutte le forme possibili dell'essere in continua trasformazione, in un mixage di organico e inorganico, di simboli innocui e giocosi, alchemici e musicali, plurali e polifonici, che attraverso il "dileguarsi" delle forme lo porterà - come scrive Marco Vozza nel suo saggio in catalogo - "all'approdo di una nuova figurazione che esplora il visibile, che lo genera senza avvalersi di un modello da riprodurre, lasciando affiorare sulla superficie della tela la configurazione simbolica suggerita inconsciamente dalla Necessità interiore".
Ma sono i lavori degli anni Venti i veri protagonisti di tutta la rassegna: tra questi figurano quattro opere provenienti dalla collezione di Heinz Berggruen, uno dei maggiori collezionisti kleiani, ora in deposito allo Staatliche Museen Nationalgalerie di Berlino. Intrigante fin dal titolo l'opera del 1921 Sapere, Tacere, Passare oltre, apparizione metafisica femminile ironica e ambigua: una donna nuda, dal capezzolo a forma di rosa, senza piedi ma con braccia morbide e sensuali, segna con le inquietanti dita delle mani la testa, "conoscere", e la bocca, "silenzio". Senza fermarsi. Questa potrebbe essere la raffigurazione di una bambola meccanica proveniente dal grande e importantissimo serbatoio dei racconti di Hoffmann, verso il quale il debito d'immagine di Klee è fondamentale.
Nelle Streghe che mescolano i riferimenti simbolici e letterari sono tanti e affascinanti: dalla Notte di Valpurga del Faust di Goethe, alla tradizione magicoalchemica, passando attraverso l'Ethnographia mundi, un testo pubblicato nel 1609 da Johannes Sommer, che per primo coniò il termine e il concetto di "diavolo-sette" ripreso da Klee nel grande sette capovolto che pone al centro della composizione, proprio sopra al pentolone su cui si agitano le due streghe. In queste opere, come in molte altre a partire dal 1919, Klee sperimenta e inventa tecniche nuove, inusitate, come quella del Ölfarbezeichnung (il ricalco di un disegno attraverso un foglio imbevuto di inchiostro nero colloso, ricalco poi ricoperto con l'acquerello). È una ricerca di risultati sorprendenti: per Carlo Arturo Quintavalle, infatti, Klee è come un'alchimista "e il problema di fare arte e delle sue tecniche è appunto e proprio sperimentazione alchemica".
Il percorso espositivo è arricchito da apparati documentari e didattici, da piccole sezioni di approfondimento sulle fonti, sui maestri e sui compagni di percorso di Klee, come il gruppo degli artisti di Schwabing, il famoso quartiere di Monaco di Baviera dove, tra il 1905 e l'inizio della prima guerra mondiale, alcuni tra i più importanti artisti del XX secolo come Vassily Kandinsky e la sua compagna Gabriele Münter, Jawlesky e Marianne von Werefkin, Franz Marc, Auguste Macke, Jean Arp e altri ancora, daranno vita ad una stagione creativa fertile e felicissima. Una sezione speciale - allestita nelle sale di San Giorgio in Poggiale, sede della Fondazione Cassa di risparmio in Bologna - è dedicata al rapporto tra Klee e la musica e alle immagini fotografiche dell'artista.
Klee è un artista colto e affascinante, dall'identità complessa e sfaccettata, come scrive Marco Vozza: musicista, poeta, naturalista, teorico e pensatore, sceglie l'arte visiva per esprimere il profondo che c'è in lui. Secondo Marilena Pasquali non c'è soggetto migliore di lui "per cercare di ripercorre la storia delle idee attraverso le immagini, per tentare di varcare la soglia, sempre fluttuante, che unisce e insieme separa immagine e pensiero, immagine e poesia. Il suo appassionato e lucidissimo sguardo interiore rivela un consapevole bisogno di introspezione, facoltà caparbiamente coltivata come l'unico terreno possibile per le avventure della mente e vissuta come la sola possibilità concessa a un uomo del suo tempo (e forse di tutti i tempi) per non perdere la bussola, per non smarrire il cammino".
Molto impegnativo è il catalogo dell'esposizione, vero e proprio strumento di ricerca, che si avvale di contributi di studiosi di diverse discipline che, per le molteplici "nature" dell'artista Klee, ci offrono le letture più ampie possibili.
Questa mostra è la seconda parte di un vasto e ambizioso progetto del Museo Morandi, ideato nel 1998 per partecipare attivamente alle manifestazioni di "Bologna 2000". Titolo dell'iniziativa è "Tre Maestri e Morandi: Giacometti, Klee e Cézanne" e intende portare a Bologna nell'arco di tempo di tre anni, le opere di questi grandi artisti fondamentali per tutta l'arte moderna. Un progetto impegnativo e significativo per il Morandi, un museo monografico in continua crescita, interamente dedicato al maggiore artista bolognese del XX secolo senza esserne il mausoleo, ma aspirando piuttosto ad essere un luogo di ricerca, promozione e scambio di cultura.
"Tre maestri e Morandi" vuole essere infatti una piacevole conversazione a quattro tra i componenti di una speciale famille d'ésprits, senza ricercare espliciti confronti di stile e linguaggio tra gli artisti quanto "un'ipotesi di sensibilità affine, di parallela necessità di pensiero e di analogo atteggiamento, tutto interiore, nel fare arte", come scrive Marilena Pasquali.
La prima mostra dedicata ad Alberto Giacometti si è tenuta l'anno scorso. Sono stati presentati i suoi disegni, caratterizzati da un segno forte, incisivo e arruffato, insieme ad alcune sculture in gesso e bronzo, esempi di quel percorso in cerca di una figura, di una sola testa, "del fare una testa" come diceva lo stesso Giacometti.
Questo artista è considerato da Marilena Pasquali, come la "figura mediana nella scala di familiarità con Morandi". Klee invece, è all'estremo opposto, mentre Cèzanne è il più vicino, riconosciuto sia dall'artista svizzerotedesco che dallo stesso artista bolognese come un maestro, tanto che entrambi, come ha sottolineato Marcel Franciscono nel suo saggio in catalogo, realizzeranno attorno al 1913 dei Paesaggi in cui la lezione dell'artista di Aix en Provence è chiaramente manifesta.
Le affinità non si limitano solo a questo dato, perché tra Klee e Morandi non si è trattato solo di "comparare l'incomparabile", ma di esporre fianco a fianco - è ancora Marilena Pasquali - le opere di questi "due grandi artisti isolati, maestri che, pur essendo per anni ottimi insegnanti, non hanno allievi o eredi diretti, proprio per la complessità e la profondità della loro poesia".
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