Rivista "IBC" VIII, 2000, 3

linguaggi, mostre e rassegne

Intorno alla parola

Michela Gallio
[redattrice della rivista bolognese "i martedì"]

"Ma non vedi che dico la verità?". Quante volte diciamo "vedere" al posto di "capire", o di "riconoscere", e non ci chiediamo quale sia il senso profondo di quest'uso linguistico apparentemente ingenuo. Ebbene, nell'ex chiesa bolognese di San Giorgio in Poggiale dall'11 al 23 maggio, "vedere le parole" è stato effettivamente reso possibile, dalla mostra "Viaggio intorno alla parola" organizzata dal Centro San Domenico.

In che modo visualizzare un materiale così impalpabile, eterogeneo, spesso onirico come la parola? Per mezzo di pannelli - testi ed immagini - certo, ma anche con supporti multimediali: registrazioni audiovisive di "discorsi storici", ipertesti per consentire una navigazione personale tra le ondivaghe manifestazioni della parola scritta, parlata, cantata. In ognuno dei settori espositivi che costituivano altrettanti spazi tematici - la predicazione, la preghiera, la parola buona o cattiva, i giochi linguistici_ - sono state inoltre utilizzate originali combinazioni di oggetti per visualizzare alcuni tra i principali modi di dire su cui raramente ci soffermiamo: le parole sono pietre, le parole costruiscono il mondo, le parole hanno un colore, un sapore.

La mostra ha così intrecciato due fondamentali fili tematici: la storia della parola e il suo uso, ovvero la sua dimensione diacronica, nella scrittura e nella lingua, e la sua dimensione sincronica, nella definizione dei rapporti sociali e politici. Il punto dolente della parola, di questa manifestazione così specificamente umana, non è infatti tanto quello che essa è, ma quello che essa fa, perché ogni singola parola viene da lontano e arriva lontano, rifratta in una varietà di echi e di valori aggiunti della comunicazione.

Possiamo solo augurarci che di questo tema si senta ancora parlare, che il "Viaggio intorno alla parola" diventi un viaggio anche fisico in altri luoghi e spazi. Percorrere una simile mostra, oggi, non ha solo il senso di un interessante ed interattivo viaggio "metalinguistico" tra le realtà e le curiosità della parola, ha anche il valore di un piccolo pellegrinaggio interiore, tra le salvezze e perdizioni quotidiane che le nostre parole possono indurre. L'idea di poter "vedere le parole", grazie anche al significativo richiamo all'oggettualità del mondo reale, offre la possibilità di ritrovare il valore di un nome, il peso di una dichiarazione, la responsabilità di un atto linguistico. Di ricordare che siamo della stessa materia di cui son fatti non i nostri sogni, ma i nostri discorsi e che il linguaggio ci è dato per parlare e non per essere, distrattamente o colpevolmente, parlati.

 

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