Rivista "IBC" VIII, 2000, 3

biblioteche e archivi / convegni e seminari, mostre e rassegne

Ali di carta

Carla Barbieri
[responsabile dei servizi al pubblico e dei fondi moderni della Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti" di Modena]

Riguardando a quanto è stato fatto in questi due anni sui libri d'artista, si può dire forse che era scritto nel destino. Nel destino della biblioteca era scritto, probabilmente a mano e con la calligrafia infantile e sognante di Giosetta Fioroni, che ci si dovesse, prima o poi, occupare di libri d'artista. Doveva proprio andare così perché sulla vasta piazza Sant'Agostino, su cui s'affaccia il glorioso Palazzo dei Musei che, tra gli altri istituti culturali, ospita anche questa biblioteca comunale d'arte, sbuca l'omonima via Sant'Agostino dove, in un punto che manterremo segreto, si cela sornione lo studio di Giuliano Della Casa, in un fantasioso disordine di colori e di boccette d'acqua che sui pennelli diluiscono i segni lasciati dall'ultimo acquarello. Fu lì che iniziò tutto.

Un giorno, dopo aver letto dell'ultima mostra che l'artista aveva tenuto negli Stati Uniti, lo andammo a trovare. Quell'ultima mostra era, per noi, specialissima: aveva presentato infatti, all'Istituto di italianistica dell'UCLA di Los Angeles, tutti i libri creati in trent'anni di attività artistica. Ci dispiaceva che questa biblioteca non potesse documentare l'attività di un autore così importante e a noi, in tutti i sensi, così vicino. Perciò lo andammo a trovare. Da lì nacque l'idea di Giuliano Della Casa di donare alla biblioteca molti dei suoi numerosissimi libri d'artista e, da parte nostra, la convinzione che il modo migliore di celebrare la donazione fosse organizzare una mostra, la stessa che era stata fatta a Los Angeles l'anno precedente. Dopo un po' che ci interrogavamo su quale fosse la sede più idonea per allestire la mostra, capimmo che il luogo migliore era proprio la biblioteca. I libri dovevano stare coi libri. Chi avesse voluto vederla avrebbe dovuto entrare in biblioteca, sostare nel solenne atrio d'ingresso dove l'esposizione sarebbe iniziata, e seguirne il percorso nella sala di lettura passando tra i tavoli dei lettori e gli scaffali.

E fu lì che nacque, naturalmente, l'idea di chiedere all'artista di disegnare un logo che funzionasse contemporaneamente da copertina del catalogo, locandina e invito per la mostra. E Giuliano Della Casa ideò quello che è diventato poi il simbolo di tutta la rassegna: un libro aperto che sembra volare. È così, con la leggerezza di due veloci tocchi di pennello intinti nel blu cobalto, che il pittore ha saputo rendere visivamente tutti i legami che intercorrono etimologicamente tra le parole "libro" e "libertà".

In questo modo, dunque, è nata la prima mostra "In forma di libro. I libri di Giuliano Della Casa", che si è svolta dal dicembre 1998 al febbraio del 1999. Così ha iniziato anche a costituirsi il fondo speciale dei libri d'artista all'interno della biblioteca.

Poi, si sa, da cosa nasce cosa, e sono arrivate le altre due donazioni e, di conseguenza, le altre due mostre. La prima di Giosetta Fioroni, dal settembre al novembre del 1999, e la seconda di Franco Vaccari, dal febbraio all'aprile 2000. Artisti tra loro diversisissimi, ma tutti come ipnoticamente attirati da questo "spazio", il libro, in cui dire cose che in altri modi, con altre supporti, è impossibile esprimere.

Un luogo, per Giosetta Fioroni, intimamente affabulatorio, in cui riscrivere a mano, con gesto raccolto squisitamente femminile, le cose già dette e scritte dagli amici poeti e scrittori, e in cui ricreare qualcosa d'essenzialmente altro da quanto già detto, da quanto già scritto da altri. Lo dice anche l'immagine scelta dall'artista per la mostra: un libro aperto sul quale sono graffite le tracce della sua poetica, le magiche lettere, gli ideogrammi evocativi di un alfabeto interiore e personale che interpreta il mondo; il cuore, le stelle, la luna, la casa da cui si dipana una strada che esce dal libro, che esce da sé, rivolta all'infinito.

Ma anche per Franco Vaccari, così assolutamente diverso dal primo e dalla seconda, il libro è qualcosa su cui tornare puntualmente ad interrogarsi. Anche quando accompagna le mostre non è solamente documentazione, ma si pone come qualcosa in più rispetto ad esse, vive di vita assolutamente propria. Così il libretto "Scultura buia", del '68, che si affianca all'omonima installazione allestita a Piacenza, non si limita ad essere un semplice catalogo di mostra, a raccontare un altro evento, ma un evento lo diventa di per sé. È un luogo in cui si entra, in cui si attraversa una dimensione estraniante, e dal quale, alla fine, si esce; esattamente come nell'altro evento, anzi in modo completamente diverso.

Ugualmente le "Esposizioni in tempo reale" sono solo una parte di una più ampia azione concettuale, documentata fotograficamente, di cui proprio il catalogo costituisce la logica conclusione, racchiudendone in maniera compiuta il significato.

Esperienze così differenti tra loro hanno reso necessario interrogarsi, nell'aprile di quest'anno, su cosa significhi l'espressione "libro d'artista". E così è nato il convegno "Il libro d'artista in Italia dal 1960 ad oggi", organizzato dalla biblioteca in collaborazione con il Centro di documentazione Librid'Artista, che, nel 1999, aveva organizzato presso la Galleria d'arte moderna di Torino l'omonima mostra e pubblicato l'importante, ed unico, repertorio bibliografico sull'argomento.

Il convegno ruotava intorno alle relazioni di Mario Bertoni, che del libro d'artista in Italia ha cercato di dare un profilo storico, e di Daniela Palazzoli, che si è interrogata soprattutto sulle sue prospettive future alla luce anche dei nuovi strumenti di comunicazione elettronici e telematici. Walter Guadagnini, poi, ha concentrato l'analisi su quella che può essere definita la "scuola modenese" del libro d'artista, cioè su quel gruppo di artisti modenesi, o che semplicemente di Modena fecero il loro punto d'incontro (tra gli altri Giuliano Della Casa, Carlo Cremaschi, Franco Vaccari, Claudio Parmiggiani, Adriano Spatola) che, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, e soprattutto con la manifestazione "Parole scritte sui muri" di Fiumalbo, diede vita in questa città ad una esperienza unica ed irripetibile di sperimentazione artistica.

Al convegno hanno partecipato, intervenendo direttamente o inviando comunicazioni scritte, gli artisti Davide Benati, Luciano Caruso, Andrea Chiesi, Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa, Pablo Echaurren, Giosetta Fioroni, Marco Gastini, Franco Guerzoni, Emilio Isgrò, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Luca Patella, Lucio Riva, Franco Vaccari, Wainer Vaccari, Gianni Valbonesi; gli editori Alvaro Becattini, Mauro Bini, Maurizio Corraini, Emilio Mazzoli; i collezionisti Sandro Dorna e Christoph Schifferli.

Dal convegno, come in un qualche modo ci si augurava, non è uscita una definizione precisa di cosa sia un libro d'artista. Per alcuni sicuramente è ancora un libro a tiratura limitata in cui l'intervento dell'artista si manifesta nella progettazione dell'immagine, nella sua realizzazione secondo una precisa tecnica incisoria, nella scelta accurata della carta. Per altri, addirittura, se ogni libro che dice davvero qualcosa è un libro d'artista, il libro d'artista come genere non esiste. Tra questi due estremi, grossomodo, si è svolto il dibattito che resta aperto nel forum virtuale messo a disposizione dalla biblioteca all'interno del proprio sito, dove sono pubblicate tutte le relazioni e gli interventi scritti pervenuti per il convegno (all'URL www.comune.modena.it/biblioteche cliccare "Mappa biblioteche", poi in "Biblioteche specializzate" scegliere "Biblioteca Poletti" in cui cercare il link sui "libri d'artista"). Nel sito si trovano anche le mostre virtuali che presentano le bibliografie aggiornate dei libri pubblicati dagli artisti, con una selezione di immagini, e loro brevi biografie.

Ogni mostra tenuta in biblioteca, in particolare quelle dedicate ai libri di artisti modenesi, è stata anche occasione per fare incontrare i ragazzi delle scuole superiori con gli autori. Abbiamo ritenuto, infatti, che fosse molto importante che questi raccontassero direttamente agli studenti le storie che c'erano dietro i libri esposti: le idee, i progetti, le diverse tecniche utilizzate per la loro realizzazione.

Un legame molto stretto si è instaurato con la sezione di grafica dell'Istituto statale d'arte Adolfo Venturi (quello che fu l'importante Accademia Atestina di Belle Arti), che ogni anno partecipa all'iniziativa "Librianch'io", organizzata dal settore Istruzione del Comune di Modena. Questa manifestazione, iniziata da tre anni, vede partecipare tutte le scuole di ogni ordine e grado alla progettazione e realizzazione di libri che vengono solitamente esposti per pochi giorni nelle piazze modenesi. Nel prossimo ottobre, e per due mesi, la biblioteca offrirà i propri spazi espositivi, abitualmente utilizzati per mostrare i libri degli artisti famosi, ai ragazzi dell'Istituto Venturi perché possano esporre i libri da loro realizzati in questi anni.

La biblioteca organizzerà anche, insieme ad Antonella Battilani, insegnante di grafica presso la stessa sezione, un corso-laboratorio rivolto agli insegnanti, soprattutto a quelli che intendono partecipare a "Librianch'io", sulla progettazione e realizzazione del libro illustrato. Il corso, riconosciuto dal Provveditorato agli studi di Modena, si svolgerà tra il febbraio e il marzo del 2001. Dalla prossima primavera, quando terminati i lavori di ristrutturazione del Palazzo dei Musei potremo partecipare alle attività del nuovo laboratorio didattico che sarà a disposizione di tutti gli istituti del palazzo, sarà proprio il laboratorio intorno alla costruzione del libro illustrato che dovrà caratterizzare la biblioteca.

Infine, abbiamo un sogno: istituire un premio nazionale per il più bel libro illustrato rivolto ai ragazzi di tutte le scuole, da realizzare in collaborazione col Settore istruzione e con le altre biblioteche del Comune; alla Biblioteca Poletti ci piacerebbe fosse riservata una sezione appositamente dedicata ai libri d'artista realizzati dagli istituti e dalle accademie d'arte.

A quasi due anni di distanza dalla prima mostra il bilancio è, a nostro parere, molto positivo, ed il progetto iniziale è andato oltre le nostre migliori previsioni. Il fondo dei libri d'artista è, attualmente, ricco di circa centocinquanta volumi. Ad essi altri se ne aggiungeranno con le prossime due mostre già programmate: "I libri di Andrea Chiesi" (nel dicembre 2000), "I libri di Pablo Echaurren" (nel 2001).

I cataloghi delle mostre hanno dato vita ad una specifica collana pubblicata dalla biblioteca che, ovviamente, si intitola "In forma di libro": I libri di Giuliano Della Casa, a cura di Andrea Borsari, pubblicato nel dicembre del 1998; I libri di Giosetta Fioroni, a cura di Claudia Zanfi, pubblicato nel settembre del 1999; I libri di Franco Vaccari, a cura di Mario Bertoni, pubblicato nel febbraio del 2000.

L'attenzione dimostrata alla biblioteca da altre istituzioni ci fa sperare che anche in futuro si possano istituire utili collaborazioni tese alla conoscenza ed alla valorizzazione del libro d'artista. I problemi legati alla conservazione ed alla catalogazione, alla descrizione accurata di questi materiali, che stanno a metà tra i libri e le opere d'arte, meriterebbero da soli un incontro per discuterne con altre biblioteche, studi bibliografici, librerie antiquarie.

Il passaparola tra gli artisti, poi, ha certamente funzionato, tanto che la biblioteca, per fronteggiare le sempre più frequenti proposte di mostre e di donazioni ad esse correlate, ha pensato di istituire una commissione per procedere alla loro scelta e programmazione futura, alla quale recentemente sono stati chiamati a partecipare anche Giuliano Della Casa e Franco Vaccari, per la loro competenza e generosità mostrata verso la biblioteca. Due artisti così importanti, che da tanto tempo lavorano nel settore - seppure in maniera così diversa -, sapranno senz'altro aggiungere autorevolezza e prestigio alle iniziative che saranno intraprese in futuro.

Anche il lavoro che parallelamente sta nascendo intorno alla didattica non è da meno. Fare incontrare i giovani con gli artisti può essere, da una parte, lo stimolo perché tutti possano creare nuove cose e, dall'altr, il modo migliore per far conoscere ma soprattutto per tenere viva una tradizione che a Modena certamente continuerà a dare buoni frutti.

 

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