Rivista "IBC" XXVIII, 2020, 1

Dossier: CRATERI. Rigenerare il territorio

Il racconto come spazio di trasformazione

Stefania Proli
[Associazione Spazi Indecisi, Forlì]
Silvia Tagliazucchi
[Associazione Amigdala, Modena]

Viveva, nella città turca di Malatya, un pittore di nome Sakumat. Aveva l’età in cui gli uomini saggi sanno stare in amicizia con sé stessi, senza perdere quella degli altri. [...] Sebbene nella vallata pietrosa di Malatya non splendessero grandi bellezze, Sakumat dipingeva stupendi paesaggi e altri ne inventava, disponendo forme e colori […]. Quanto ai paesaggi che immaginava, chissà dove li aveva veduti: nemmeno lui lo sapeva. Forse non esistevano in nessun luogo del mondo e in nessun sogno umano: però erano, a vederli, come vera terra, toccata e profumata. Più li si guardava, più il corpo fuggiva attraverso gli occhi e si trasferiva intero e vivo in spazi colorati e ricchi di pace. (R. Piumini, Lo stralisco) ( 1)

Intervenire nel paesaggio “ordinario” della città liberando creatività e immaginazione. Aprire lo spazio urbano a nuovi orizzonti affrontando il tema della metamorfosi, della temporaneità e della città come stratificazione. Leggere il paesaggio attraverso il filtro della propria esperienza.
Con i laboratori scolastici il progetto Crateri ha allargato le proprie conoscenze, aggiungendo alle diverse letture e mappature del territorio lo sguardo dei bambini, i cittadini del futuro e del presente, che sono intervenuti immaginando nuovi luoghi da abitare e nuovi modi di vivere le città di Medolla e Concordia sulla Secchia.
Guidati da un racconto, Lo Stralisco di Roberto Piumini, aprendo un dialogo condiviso intorno ad alcuni luoghi significativi delle proprie città, i bambini si sono divertiti non solo a immaginare e a reinventare gli spazi pubblici e le architetture con nuovi usi e funzioni significanti, ma anche a come prendersene cura e a viverli, al fine di guardare il proprio ambiente di vita con uno sguardo nuovo e inedito.

I laboratori sono stati condotti nelle classi quinte della scuola primaria di Medolla e nelle classi terze di Concordia sulla Secchia con l’obiettivo di coinvolgere la comunità degli abitanti più giovani su un tema centrale per il progetto Crateri, ovvero la rigenerazione del territorio come opportunità per incentivare il senso di identità e di responsabilità, la collaborazione e l’interazione reciproca. La tematica affrontata presentava dunque un livello di complessità piuttosto alto. Di qui la scelta di utilizzare una metafora che potesse aiutare a comunicare con i nostri interlocutori (giovani di 8-10 anni) e a trovare uno sguardo comune per guardare la città non solo come un oggetto ma come un processo di trasformazione e il paesaggio non solo come bellezza ma come osmosi tra stratificazione storica ed esperienza dell'individuo.
Il racconto ci ha quindi permesso di entrare subito in relazione con gli studenti, grazie alle emozioni che esso suscita e nelle quali i bambini universalmente si riconoscono attraverso le esperienze vissute dai personaggi narrati. In questo caso quella del bambino Madurer che, impossibilitato a vivere lo spazio aperto a causa di una rara malattia, vive l’esperienza di abitare una città e un territorio, utilizzando le pareti della sua camera come spazio immaginifico attraverso la mediazione del pittore Sakumat. Egli, attraverso la sua arte, dipinge sulle pareti un paesaggio in divenire che si trasforma e si modifica facendo cadere i confini spazio-temporali e stimolando l’esplorazione dell’immaginario del bambino.
Nello specifico l’immaginario dei ragazzi è stato stimolato articolando il laboratorio intorno a quattro principali attività, attraverso le quali il filo del racconto ha permesso di raggiungere alcuni importanti obiettivi pedagogici.

Stimolare l’immaginazione e la riflessione a partire dalla lettura di una storia. Il testo scelto ha permesso di sollecitare i ragazzi su alcuni importanti tematiche: i caratteri e gli elementi del paesaggio, il ruolo della componente emotiva nella percezione del contesto, il sistema di valori che attribuiamo ai luoghi. Grazie alla capacità immaginifica dei ragazzi i luoghi sono diventati i protagonisti di una storia dove la loro evoluzione  ha permesso di raggiungere nuovi possibili sviluppi di trasformazione.

Riflettere insieme sul nostro modo di vivere la città e riconoscerne i luoghi collettivi e identitari. Terminata la lettura, i ragazzi sono stati invitati a rispondere ad alcune di queste domande: Cosa ti piace fare quando ti rechi fuori casa? Dove lo fai? Qual è il posto che preferisci della tua città? Quali luoghi frequenti con i tuoi genitori? Cosa fai dopo la scuola? I ragazzi hanno risposto ai quesiti condividendo con la classe i loro luoghi preferiti e le attività che più amano fare. Successivamente sono state mostrate ai ragazzi le fotografie di alcuni luoghi pubblici significativi della propria città (su segnalazione delle Amministrazioni Comunali). I ragazzi, in gruppo, hanno commentato le fotografie, associando a ciascun luogo il nome e un ricordo o un commento relativo alla loro esperienza. Il racconto si è così fatto capacitazione di una storia narrata in divenire: dalla storia fantastica i ragazzi sono stati accompagnati verso nuove forme di rielaborazione, attraverso l’uso del testo, del disegno e del collage.

Confrontare la città reale con la città ideale. In questa fase ciascun alunno, autonomamente, ha scelto un luogo fra quelli mostrati per proporre le proprie idee di trasformazione. In particolare, è stato richiesto ai ragazzi di provare a rispondere, esprimendosi con un disegno, come avrebbero voluto migliorare il luogo scelto, che cosa avrebbero voluto aggiungere, come lo avrebbero voluto trasformare, come trasformarlo nel loro luogo ideale. I racconti emersi hanno così messo in evidenza l’intreccio delle diverse forme di indagine: partendo dalle fotografie in bianco e nero degli elementi significativi della città — parte della mappatura fotografica — i laboratori hanno fornito delle proposte progettuali sulla città da parte dei bambini, facendoli diventare progettisti. La restituzione grafica ha rappresentato concretamente l’unione delle loro idee creando una nuova mappa collettiva di futuri possibili immaginati.

Restituire la propria proposta alla collettività. Nella fase finale, ciascun alunno ha presentato alla classe il proprio lavoro, che è stato commentato collettivamente e integrato con nuovi spunti e pareri. Nel frattempo le diverse idee emerse sono state riassunte in un cartellone alla lavagna come una grande mappa concettuale. È stato così costruito un nuovo racconto da donare alla città: nel presentare alla classe la proposta immaginata, gli studenti hanno avuto modo di condividere le idee e di far parte della trasformazione collettiva, donando sogni e pensieri alla propria comunità coltivando il grande senso di appartenenza e di cura per il bene pubblico che li contraddistingue.

Il nostro auspicio è che attraverso i laboratori scolastici il progetto Crateri abbia offerto un processo inedito per proseguire collettivamente la ricostruzione delle due città, promuovendo una nuova cultura della domanda attraverso un racconto creativo corale e partecipato che dà voce anche ai cittadini più giovani.
Gli elaborati grafici raccolti, oltre 130 disegni in totale, sono stati oggetto di una mostra pubblica ospitata nella scuola primaria di Medolla e allestita, insieme ai bambini, in occasione della festa conclusiva del progetto Crateri. 

1 Roberto Piumini, Lo Stralisco, Einaudi Edizioni, San Dorligo della Valle (TR), 1993, pp. 9-10.

 

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