Rivista "IBC" XXVII, 2019, 3

Dossier: Il Sistema Museale Regionale

musei e beni culturali / leggi e politiche

Introduzione di Mario Scalini.
Questioni aperte

Mario Scalini
[Direttore del Polo museale dell'Emilia Romagna, Ministero per i beni e le attività culturali]

In questo momento, trattare del futuro del progetto ministeriale di aggregazione museale, intorno agli istituti statali nelle varie aree italiane, non può prescindere dalla considerazione dell'evidente incertezza strutturale della rete amministrativa del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Più che proclami, principi enunciati e obbiettivi magnificati, nelle ormai endemiche 'riforme', ciò di cui c'è bisogno è un profondo ripensamento sulle competenze tecnico scientifiche del personale delle strutture museali della Nazione. Sino agli anni Novanta, pur nell'ondivago sistema di reclutamento, si potevano intravedere criteri selettivi che leggevano competenze anche molto sofisticate, che dialogavano alla pari, se non in posizione di forza, con istituti internazionali presso i quali il personale dei musei italiani godeva di un’alta considerazione del tutto meritata. Probabilmente il fenomeno economico delle mostre d'arte, che ha indotto in tutti gli operatori la necessità di partecipare alla girandola degli eventi temporanei, tralasciando sempre più l'attività di ricerca e di approfondimento e la sua diffusione su riviste e in volumi capitali, ha indirizzato l'impegno verso l'effimero, anche per le implicazioni venali che ne discendevano, specie per le nuove generazioni, che necessitavano di sostegno economico per il periodo di formazione richiesto che diveniva artatamente sempre più lungo.

Senza scrivere la storia del progressivo degrado degli insegnamenti universitari come dell'impegno scientifico museale, indotto da parametrature di performance basate su valori statistici che hanno avvilito quanti s'impegnavano su problemi complessi, dobbiamo prender atto che il prestigio delle istituzioni nazionali è malauguratamente sceso di molto anche in ragione di una competizione per il potere culturale aperta da paesi più ricchi che, facendo leva su risorse economiche maggiori, apprendendo tale sistema da nostri studiosi, hanno lanciato e lanciano sul mercato scientifico volumi in molti tomi (come una volta gli irrinunziabili ' Corpora' tedeschi) inaccessibili economicamente. Queste prassi, unite all'insufficiente dotazione economica delle nostre biblioteche e all’assenza di borse di studio, hanno, malgrado gli avvisi degli addetti ai lavori agli amministratori, affossato in modo drammatico la cultura italiana. Nel pensare al sistema nazionale dei musei bisogna tamponare queste vistose falle, riaddestrare il personale tecnico scientifico, supportarlo amministrativamente perchè abbia il tempo di dedicarsi a studi e ricerche, ossia alla vera valorizzazione del patrimonio storico culturale della Nazione, patrimonio che non 'abita' solo nella penisola ma va conosciuto e compreso anche quando si trova all'estero.

Solo dopo un’inversione di tendenza radicale sarà possibile sedersi intorno ad un tavolo con qualche probabilità di successo per risolvere quello che è un problema tecnico e non amministrativo e tanto meno politico.

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