Rivista "IBC" XXVII, 2019, 3
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La piccola guida poetico-artistica del territorio marecchiese, che ha potuto godere del contributo dell’Istituto Beni Culturali ai sensi della legge regionale 18 del 2000 (per il 2016), riunisce poesie della giovane autrice riminese Annalisa Teodorani e opere dell’artista sammarinese Leonardo Blanco. I dipinti a tecnica mista su carta del pittore, vincitore di diversi premi, le cui opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, presentano soggetti astratti. Protagonisti ne sono gradazioni cromatiche di azzurro, rosso e grigio-nero, che definiscono lo spazio con pennellate potenti e decise, e sembrano rinviare a paesaggi assolati, talora petrosi, in cui scorrono corsi d’acqua. Tratti, questi, che a loro volta identificano la Valmarecchia, che nasce in Toscana e giunge sino all’Adriatico. È proprio a questa vallata e, in particolare, a speroni di roccia, borghi e castelli del Comune di Poggio Torriana, come via Ripa Bianca, il santuario della Madonna di Saiano e il castello di Montebello che la Teodorani dedica le poesie qui pubblicate, parte delle quali rivela una duplice stesura, in lingua e in dialetto santarcangiolese. Questi brevi testi travalicano l’essenza del semplice bozzetto paesistico da cartolina per restituire un’immagine profondamente sentita, personale, del
genius loci. Emerge dai versi la mappa di realtà sospese tra la dimensione reale e quella onirica, perché il tempo della percezione sensoriale ed emotiva è per natura sottratto al fluire delle ore. Il luogo viene esplorato e “assaporato” volgendo lo sguardo verso l’orizzonte, alla scoperta di un altro luogo talvolta affine al primo. Ecco allora l’istituzione di connessioni tra la Valmarecchia e il Grand Canyon, Poggio Torriana e il Mar Adriatico e, infine, Montebello e Finisterre.
Di solito la guida di un territorio implica il principio del movimento, del trasferimento da un luogo all’altro per vedere, conoscere e capire tali luoghi. Qui, no: l’idea di spostamento lineare sembra quasi sostituita da quella di movimento circolare, perché l’esplorazione è quasi esclusivamente interiore, e osmotica rispetto a quanto ci circonda.
Tre anni prima della guida poetica era uscita
La stasòun dagli amòuri biénchi [La stagione delle more bianche]. Raccolta poetica il cui titolo è in dialetto, però la silloge presenta di ognuno dei componimenti, inaspettatamente, prima la versione italiana e poi quella vernacolare, come se la seconda discendesse dalla prima o le fosse gerarchicamente subordinata: si è trattato di una scelta editoriale per invitare alla lettura anche i non dialettofoni, oppure di una scelta che riflette l’ordine cronologico di stesura dei lavori? Al di là di tali considerazioni, vanno riconosciuti alti meriti a questa quarta raccolta di poesie in dialetto santarcangiolese della Teodorani. Le composizioni, dalla lunghezza di poco superiore a quella di un epigramma o di un haiku, sono riflessioni in chiave dialogica. L’urgenza comunicativa trova spesso la sua origine e le sue ragioni nel confronto con l’altro, la cui identità non è mai definita e che, in fondo, non è importante definire. Così l’io poetante si sente e si presenta come voce in un dialogo tacito, come se il componimento fosse stato estrapolato da una conversazione più ampia.
Un ottimismo di fondo, un amore per la vita e i rapporti con persone care convive con inquietudini condivise dai più. La relazione amorosa viene ripercorsa e riletta da istantanee nitidissime: “Sei l’orto / il mio giardino / il mio cimitero / due fili d’erba in mezzo ai sassi” (da “Tornare a pensarsi”, pagg. 22-23), oppure “Abbiamo cominciato senza guardarci / abbiamo finito senza dire nulla” (da “…”, pagg. 42-43). Solitudine e smarrimento provocato dal senso di inutilità si alternano a ricordi, momenti cupi a un forte slancio vitale del momento, il sentimento della fragilità di ogni cosa alla constatazione delle grandi difficoltà comunicative nella società odierna, a partire dagli stessi nuclei famigliari.
Il poetare per immagini desunte spesso dal mondo naturale, cadenzato dal succedersi delle stagioni, istituisce un legame sottile ma profondo con la tradizione dialettale popolare, e al contempo si avvertono prepotenti il desiderio e il piacere di un registro stilistico semplice e diretto per uno sguardo sul proprio vissuto.
Volumi:
Annalisa Teodorani, Leonardo Blanco, Dei luoghi la natura (guida poetica del territorio), edizioni Maggioli Musei, Santarcangelo di Romagna, 2017.
Annalisa Teodorani, La stasòun dagli amòuri biénchi [La stagione delle more bianche], CartaCanta Editore, Forlì, 2014.
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