Rivista "IBC" XXVII, 2019, 1

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / pubblicazioni

"1860-1960. L’Italia dei musei. Collezioni, contesti, casi di studio", a cura di Sandra Costa, Paola Callegari, Marco Pizzo, Bologna, Bononia University Press, 2018.
L'Italia dei musei

Maria Luigia Pagliani
[Istituto nazionale studi verdiani]

Dominique Poulot, nella prefazione chiarisce gli obiettivi del libro, tutto dedicato ai musei italiani dall’unità fino alla metà del Novecento e quindi apparentemente dissonante in un mondo ove le frontiere sembrano ormai desuete convenzioni. Scrive Poulot: “Ma cos’è una storia europea dei musei se non quella dei musei nazionali avvicinati e confrontati gli uni con gli altri? Per questo bisogna disporre di studi nazionali, che non sono numerosi […] Questo volume ha l’ambizione di offrire al lettore una interpretazione dell’istituzione che abbia un significato nell’ambito della storia generale italiana, rivelando soprattutto le relazioni complesse tra cultura, interessi sociali e istituzioni considerate nelle loro tradizioni e nelle loro strutture”.

Dalla collaborazione di diversi autori, non solo italiani, emerge un quadro delle istituzioni sempre collegata al contesto storico, politico, artistico e, più in generale, culturale dei cento anni successivi all’Unità italiana. In questo periodo, più di ogni altro, i musei hanno espresso le motivazioni culturali dell’unità e rappresentato un fattore importante per il suo riconoscimento. Il volume di articola in due parti.

La prima è principalmente dedicata all’illustrazione dei contesti museografici e culturali. Sandra Costa focalizza l’attenzione sulla museografia ottocentesca in particolare romana, prima pontifica e poi di Roma Capitale. La città da sempre al centro degli interessi culturali e antiquari di tutta Europa mantiene il suo ruolo e la qualità delle raccolte, autentica gloria e splendore di Roma, è ampliata dai moderni mezzi di comunicazione, in particolare giornali e riviste che nel corso del secolo registrano una forte espansione. Marco Pizzo tratteggia invece lo sviluppo dei musei del Risorgimento dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino alla loro reinterpretazione nel Ventennio, che veniva presentato come prosecuzione e potenziamento dell’epopea risorgimentale. Sempre a Roma, ed in particolare al Museo Barraco, si dedica Delphine Burlot, che illustra le dinamiche di arricchimento di una ricca e preziosa collezione privata, quella di Giovanni Barraco, frutto di una sistematica ricerca di importanti opere sul mercato, divenuta infine museo pubblico. Chi scrive questo testo si è invece occupata della promozione dell’antico nel Novecento, con un approfondimento della situazione del sito di Veleia (Piacenza), esempio del tentativo di una nuova promozione culturale e turistica negli anni del Secondo Dopoguerra. A Paola Callegari tocca invece il compito di illustrare, grazie anche ad una straordinaria raccolta fotografica privata, i riordini e gli allestimenti dei musei italiani negli anni Cinquanta e la ripresa del fenomeno delle grandi mostre d’arte.

La seconda parte è dedicata ai protagonisti della storia della museografia italiana nella seconda metà del Novecento. Paola Cordera, attraverso la figura dell’antiquario fiorentino Stefano Bardini (1836-1922) tratteggia le dinamiche di collezioni private, che, grazie anche alla disponibilità di pezzi sul mercato, ricostruisce contesti e atmosfere di secoli passati. Il contributo di Gilles Bertrand si sofferma sull’immagine dei musei italiani costruita dai viaggiatori e dagli artisti francesi: in particolare Ernest Hébert (1817-1908) artista e direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Pietro C. Marani si confronta con i ricchi, in senso museografico, anni milanesi del Secondo Dopoguerra. Ne sono protagonisti Franco Albini, Piero Portaluppi e Fernanda Wittengs sostenuta nelle sue battaglie da Roberto Longhi. A Torino e Bologna è invece dedicato il contributo di Marinella Pigozzi. A Torino il protagonista è Vittorio Viale, direttore dal 1930 dei Civici Musei Torinesi, il cui nome è indissolubilmente legato alla nuova Galleria d’arte moderna di Torino, il cui concorso nazionale per la nuova progettazione si conclude già nel 1951. Più è meno negli stessi anni opera a Bologna Cesare Gnudi che, prima con le Biennali d’arte antica e poi con il riallestimento della Pinacoteca Nazionale, ricompone il quadro della tradizione pittorica bolognese. Cesare Gnudi è affiancato da collaboratori, alcuni giovanissimi, destinati a lasciare il segno nella storia dell’arte non solo italiana: Francesco Arcangeli, Andrea Emiliani, Carlo Volpe, Gian Carlo Cavalli.

Volume:
1860-1960. L’Italia dei musei. Collezioni, contesti, casi di studio, a cura di Sandra Costa, Paola Callegari, Marco Pizzo, Bologna, Bononia University Press, 2018.

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