Rivista "IBC" XXVI, 2018, 4

Dossier: Progetto MUSA. Nuove tecnologie e nuovi ruoli nei musei

musei e beni culturali, dossier /

Come il digitale sta cambiando l'istituzione museale.
Il museo del futuro

Romina Surace
[Fondazione "Symbola"]

Cosa accadrà al mondo dei musei quando il digitale mostrerà tutte le sue potenzialità? Che caratteristiche avrà il museo del futuro? Di quali competenze ha oggi bisogno il settore per traghettare l’istituzione museale dal Novecento alla contemporaneità? Nel rapporto Musei del futuro realizzato nell’ambito del progetto Mu.SA – Museum Sector Alliance, abbiamo posto queste domande a dieci musei europei di fama internazionale, custodi di collezioni di diversa natura e di diversa scala, per capire che ruolo sta giocando il driver digitale nel rinnovamento del settore.

Quello che è emerso da questa fase di indagine è che i musei sono protagonisti di un processo di trasformazione che li sta trasformando da sistemi chiusi di novecentesca memoria a parti di sistemi ampi di relazioni scientifiche, culturali, territoriali. Nel contesto odierno l’utente non è più solo consumatore di prodotti culturali, ma soggetto sempre più attivo nella produzione e nella veicolazione dei contenuti. Il museo del futuro o sarà opera collettiva o non sarà. Sviluppato e co-creato con le ampie comunità che lo sostengono, capace quindi di una maggiore condivisione delle scelte. In questa transizione, l’innovazione digitale fornisce l’infrastruttura che moltiplica le opportunità di scambio, accessibilità e partecipazione. Mettere in condivisione le proprie collezioni e la molteplicità dei contenuti generati dai reperti, all’interno e fuori dal museo, è il compito che oggi il museo è chiamato a svolgere, on-site e on-line.

Condivisione e storytelling sono le parole d’ordine del futuro di questa istituzione. Con la prima si intende condivisione delle collezioni e degli spazi, per creare connessioni con nuovi pubblici, anche quelli apparentemente distanti. L’importanza dellostorytelling si giustificata dal fatto che i visitatori sono sempre più attratti dalla capacità del museo di raccontare storie in cui immedesimarsi, presentate con uno sguardo intimo e autentico, in grado di colpire le persone non solo attraverso il pensiero, ma anche attraverso le emozioni.

Le tecnologie digitali rappresentano un mezzo per realizzare la mission museale ed investono tutti gli ambiti della vita museale. A partire dalla digitalizzazione del patrimonio, database da cui il museo attinge tutti i suoi contenuti. Oltre al patrimonio, a farsi sempre più digitale è la comunicazione, chiamata a coniugare contenuto cognitivo ed emozionale, in linea con le richieste dei suoi visitatori, fisici e virtuali. Dalla comunicazione alla fruizione digitale, favorita dallacreazione di supporti digitali aggiuntivi, destinati alle situazioni più varie: dagli allestimenti nelle sale espositive, agli strumenti di arricchimento della visita, alla realizzazione di eventi. Per questo, alcuni musei si sono dotati di dipartimenti interni dedicati alla produzione audio-video. Anche realtà aumentata e game design possono avere un ruolo rivoluzionario riuscendo a far “vivere” le opere d’arte in maniera del tutto nuova e unica. Quello che bisogna evitare è la banalizzazionedegli strumenti tecnologici: se non inseriti in una strategia complessiva, possono tramutarsi in inutili gadget incapaci di apportare alcun valore aggiunto all’esperienza e all’apprendimento. In più, in un museo contemporaneo la tecnologia digitale è indispensabile ma non deve bloccare la percezione del reperto e l’empatia unica che solo la sua materialità può generare . Ancheil marketing e il Customer Relation Management ricorrono a strumenti sempre più digitali: molte sono le istituzioni che stanno investendo nello sviluppo di applicazioni volte a rafforzare il marketing, sia per raggiungere i visitatori durante la loro visita al museo, o viceversa, per richiamarli al museo attraverso il geofencing una volta arrivati nella destinazione turistica . Infine, l’innovazione digitale può migliorare i processi gestionali della vita museale. Da innovativi sistemi di archiviazione (non solo delle collezioni ma anche di documenti finanziari ed amministrativi) all’insieme di attività e indicatori che consentono ai musei di valutare il modo in cui vengono percepite, per rivedere strategie sulla base dei risultati raggiunti.

Per essere all’altezza dei cambiamenti in atto, il personale del museo è chiamato a produrre contenuti digitali di vario tipo: clip, video, foto e testi adatti ai social o al blogging. Non solo il personale dedicato alla comunicazione digitale, ma tutto lo staff museale, da chi si occupa di accoglienza ai curatori. Ricorrere alla conoscenza e all’expertise del proprio personale, sviluppandolo e arricchendolo in base alle nuove esigenze, permette di ottenere risultati migliori nella produzione dei contenuti, consentendo un livello maggiore di autenticità delle storieraccontate, e quindi, un maggior impatto sul pubblico. In questa fase di transizione, la cosa più funzionale è creare un gruppo guida, trasversale a tutti i dipartimenti maggiormente coinvolti (dalla conservazione alla comunicazione, dall’ICT al marketing, fino alla didattica) per animare l’intero staff museale. Per questo, quello di cui il settore ha bisogno è un buon mix di competenze che spaziano dalla storia dell’arte alla comunicazione digitale, dal marketing online al management culturale, fino all’information technology.

Per i piccoli musei, ancor più che per i grandi musei, è indispensabile superare Il modello tradizionale che li vedeva abituati a lavorare in un mondo “chiuso”. Se ancora per molti piccoli musei i costi di sviluppo e gestione di un sito proprietario risultano insostenibili, l’ampia diffusione deisocial mediaha fortemente ridotto le barriere di accesso alla comunicazione digitale, offrendo strumenti molto potenti per la creazione di reti. Costruire network consolidati di supporto e di collaborazione, dentro e fuori la filiera, permette un lavoro di rete più efficace nella ricerca di risorse, oltre che fornire l’occasione per costruire momenti di formazione informale con i grandi musei, per condividere la loro conoscenza e sopperire alla mancanza di figure specialiste.

 

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