Rivista "IBC" XXVI, 2018, 4
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni
Nel 2019 ricorrono i venti anni del Museo Ebraico di Bologna-MEB, un’istituzione creata nel 1999 dalla volontà del Comune di Bologna, dalla Comunità Ebraica di Bologna e dall’Associazione Amici del Museo, sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia di Bologna e dall’IBC, Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna. La sua sede è in un palazzo cinquecentesco – Palazzo Pannolini, poi Malvasia – nel cuore dell’antico quartiere ebraico di Bologna.
Il MEB fu il risultato, allora, di una lunga attività di ricerca avviata nel 1984 che si poté concretizzare grazie al particolare impegno e contributo dell’IBC, che intraprese un percorso conoscitivo teso ad indagare i molteplici aspetti della secolare presenza ebraica nel nostro territorio e il non facile lavoro di ricognizione e enucleazione di un patrimonio culturale ebraico ancora esistente e di cui, in quegli anni, non se ne immaginava la ricchezza e la complessità. Ci si prefisse di procedere a un rilevamento di tutte le tracce tangibili di una realtà rimasta a lungo in una sorta di penombra. L’accurata ricerca portò a risultati superiori ad ogni aspettativa e fu il primo tentativo di ricostruire il panorama della cultura ebraica nel corso di circa cinquecento anni, cioè dal XIV secolo all’Emancipazione nel 1860.
Gli esiti della ricerca furono pubblicatidall’Istituto nel volume Cultura ebraica in Emilia-Romagna, curato da Simonetta M. Bondoni e Giulia Busi (ed. Luisè 1987) e che si avvalse di numerosi contributi di studiosi e ricercatori e della fondamentale collaborazione delle Comunità Ebraiche di Bologna, Ferrara, Modena, Parma e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane –UCEI: un consistente catalogo generale, che ha costituito un sussidio documentario dei vari aspetti della cultura ebraica nella nostra regione, dai fondi archivistici al patrimonio librario, da quello urbanistico e architettonico, dai corredi sinagogali agli oggetti di ritualità famigliare, restituendone un’immagine quanto più possibile completa e variegata. Una vera pietra miliare che registrava dati e individuava coordinate per futuri studi e interpretazioni.
Il risultato di quel lavoro venne reso pubblico nel 1988, a Ferrara, in una grande esposizione dal titolo Meraviglie dal Ghetto che, per la prima volta, metteva in evidenza in modo unitario la ricchezza e il valore di una cultura, di una tradizione e di una storia, quella ebraica appunto, che tanto ha dato e tanto ha ricevuto dal contesto in cui si è trovata a vivere ed operare per secoli: Bologna e il territorio dell’Emilia-Romagna.
In seguito, le istituzioni non vollero che quel lungo lavoro di indagine e di studio su questo patrimonio culturale si concludesse in una mostra temporanea. Da lì l’impegno verso l’istituzione di un museo che potesse conservare l’esperienza e i materiali documentari raccolti e presentarsi con una veste storico-didattica sviluppata su vari percorsi storici, capaci di orientare il pubblico ad una lettura diversificata del tema dell’identità e della presenza ebraica a Bologna e in Emilia-Romagna. La mission del MEB è quella altresì di favorire l’approfondimento, la conoscenza e la fruizione del patrimonio culturale ebraico, promuovendo e sviluppando, anche indirettamente, iniziative di ricerca e promozione con istituti ed enti aventi scopi analoghi.
Dal 1999 ad oggi il MEB si è sempre più attestato e consolidato non solo per i percorsi storici della sua sezione permanente, per l’offerta didattica e per le esposizioni temporanee che focalizzano e approfondiscono alcuni particolari temi, ma anche come una istituzione che promuove studi, ricerche, catalogazioni, interventi di conservazione, convegni, seminari, conferenze e lezioni, anche in collaborazione con altre istituzioni locali, nazionali e internazionali.
Nel solco della stretta collaborazione tra il Museo Ebraico di Bologna e l’Istituto Beni Culturali, dal 2002 si pose attenzione al tema affascinante ed ancora non sufficientemente approfondito: la conservazione e la valorizzazione dei cimiteri ebraici. Fu tema di un convegno internazionale di studi che MEB e IBC, con il patrocinio dell’UCEI, organizzarono nell’ambito della IX edizione del Salone del Restauro di Ferrara (2002).
Tra i siti urbanistici legati alla storia e alla presenza delle comunità ebraiche, certamente essi rappresentano un’entità estremamente indicativa, oltre che la più diffusa. È infatti documentato che, per una serie di complesse motivazioni religiose e sociali, l’insediamento di un nucleo ebraico in un territorio comportava necessariamente la creazione di specifiche strutture destinate agli usi propri della comunità, quali principalmente sinagoghe e luoghi destinati alle sepolture distinti e separati dai cimiteri cristiani.
Della presenza ebraica in Europa e in Italia, tra le numerose testimonianze di carattere specificatamente urbanistico, i cimiteri ebraici sono quelli che offrono numerosi spunti di riflessione e di ricerca. Siano essi espressione di una comunità ancora esistente e attiva o, più spesso, di una comunità ormai scomparsa, rappresentano a tutti gli effetti – o almeno tali dovrebbero essere ritenuti – dei monumenti, degli archivi a cielo aperto, dove storia, memoria, arte si saldano strettamente e dove i cambiamenti succedutesi nel corso dei decenni sono leggibili se attentamente e puntualmente studiati.
Bet Hakevarot “casa dei sepolcri”, Bet Ha’olam “casa dell’eternità”, Bet Hachaim “casa della vita”: questi i vari modi per chiamare il cimitero ebraico, una realtà che apre a diversi ambiti di indagine sul tessuto sociale, economico, religioso, demografico di una data comunità. E non ultimo sull’espressione artistica, poiché il cimitero ha costituito uno sbocco essenziale della creatività ebraica e rimane invariabilmente tra le espressioni più pura della sua estetica.
Il convegno di Ferrara pose con urgenza anche il tema della conservazione di questi siti ebraici e delle lapidi cimiteriali che, nel rispetto delle norme religiose, non possono essere trasportate altrove per i necessari interventi. I rilevanti aspetti di carattere etico e religioso hanno pertanto sollecitato gli specialisti nell’individuazione di corrette metodologie di conservazione e di intervento nel restauro lapideo.
Nel contempo il MEB avviò in modo più sistematico un aggiornamento dei 20 cimiteri ebraici del territorio emiliano-romagnolo per diffondere, anche attraverso una mostra fotografica con il compendio di un agile catalogo – Cimiteri ebraici in Emilia-Romagna. Immagini per un percorso di conservazione e valorizzazione, a cura di Franco Bonilauri e Vincenza Maugeri – una maggiore conoscenza e sensibilizzazione verso questi luoghi.
I 20 siti in gran parte risalenti al XVIII-XIX secolo, ma più antichi ancora nel caso di Ferrara, Lugo e Finale Emilia, spesso rimasti come uniche testimonianze di una antica e rilevante presenza ebraica, della memoria culturale e spirituale di una comunità, dunque luoghi di identità, “archivio” e fonte di studio per la ricostruzione dei gruppi famigliari. L’insieme delle pietre tombali e delle epigrafi commemorative incise nella pietra rappresentano oggi quella straordinaria e per certi versi unica fonte documentale indispensabile per chi voglia conoscere e indagare sulle proprie radici, origini e discendenza. I luoghi di sepoltura ancora esistenti nella città e nel territorio emiliano-romagnolo diventano, dunque, frammenti insostituibili della vita delle comunità ebraiche locali e assumono il valore di memoria storica e culturale. Come una sorta di archivi di pietra, essi conservano, pressoché intatta, la memoria di un'antica e sedimentata presenza ebraica che ha fortemente caratterizzato la storia locale. Cimiteri di città e cimiteri rurali, alcuni sotto la custodia diretta delle Comunità ebraiche di riferimento, altri quasi in stato di abbandono. Fondamentale il loro recupero e valorizzazione.
Su questa esperienza, dal 2005, si è innestato il progetto di catalogazione del MEB finanziato ai sensi della LR. 37/1994 dell’Emilia-Romagna col sostegno dell’IBC, in collaborazione con le Comunità ebraiche di Bologna, Ferrara, Modena e Parma, il MEB ha iniziato una generale rilevamento e catalogazione delle lapidi cimiteriali, attraverso la scheda ministeriale “OA”, anche per evidenziare e documentare lo stato di conservazione.
Un lavoro importante e sistematico, oltre 600 schede, che a breve saranno messe a disposizione in un database sul sito del MEB. Riteniamo infine che le indagini e gli approfondimenti storici e documentari fin qui condotte dal MEB sulle “case dei viventi” del territorio regionale possa ritrovare nuovi interessi in relazione allo straordinario ritrovamento del cimitero ebraico medievale di Bologna.
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