Rivista "IBC" XXVI, 2018, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Al Museo della Tappezzeria di Bologna, una mostra propone lo storico connubio tra l'arte tessile e la natura, in particolare con la flora.
Indossare un giardino

Carlo Tovoli
[IBC]

Per il suo quinto anniversario la rassegna dell’Istituto Beni Culturli “ ViVi il Verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna”, che si è tenuta dal 21 al 23 settembre 2018, ha deciso di regalarsi una gita al museo, inaugurando il programma di eventi non in un giardino o in un parco, ma nelle sale del Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi” di Villa Spada, a Bologna.
Certo, la villa è immersa nel verde di un parco e di un bell’esempio di giardino all’italiana, commissionato alla fine del XVIII secolo a Giovanni Battista Martinetti. Presenta al suo interno una “boschereccia”, ovvero una stanza che riproduce negli affreschi degli ambienti naturali, “moda” che ritroviamo in tante dimore storiche bolognesi e non, tra Sette e Ottocento. In questa occasione però l’attenzione si è rivolta alle ricche collezioni del museo, creando un nuovo percorso che indaga lo storico connubio che lega l’arte tessile alla natura, e in particolare ai fiori e ai giardini. Con l’aiuto competente di Giancarlo Benevolo, conservatore del museo, di Marta Cuoghi Costantini, storica dell’arte ed esperta del settore, e la collaborazione di Silvia Battistini.
L’idea arriva da suggestioni d’oltralpe, in particolare da una mostra parigina visitata nell’inverno 2017 al Musée des Arts Décoratifs dal titolo Christian Dior, couturier du rêve, omaggio al grande stilista a 70 anni dalla nascita dalla Maison Dior. La natura in tutte le sue espressioni è un’incredibile fonte di ispirazione per i grandi protagonisti dell’alta moda di ieri e di oggi. “On ne peut pas se tromper en s’inspirant de la nature”: è una dichiarazione di Christian Dior, considerato uno dei più grandi couturier del XX secolo, appassionato di arte, musei, e di fiori (il mughetto era il suo portafortuna). Fiori che ritroviamo nelle sue storiche creazioni d’alta moda, e che continueranno ad essere protagonisti nelle collezioni della Maison anche dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1957, con gli stilisti che si avvicenderanno a capo della casa di moda.
All’amore per la natura del suo fondatore si ispirò, ad esempio, Gianfranco Ferré nel creare per la collezione Dior primavera estate del 1996, intitolata significativamente Dans le jardin de CD, l’abito Ermite du gazon in mousseline che imita le foglie d’erba. Più di recente Maria Grazia Chiuri, prima donna a dirigere la Maison Dior, non solo ha presentato la collezione Haute Couture 2017 all’interno di un giardino-labirinto realizzato per l’occasione, ma ha disegnato abiti e accessori di chiara ispirazione bucolica: da Mémoire d’Éte, vestito da ballo in tulle che ricorda un campo di papaveri, all’emblematico Jardin fleuri: ore ed ore di lavoro solo per cucire le migliaia di fiori seta che lo compongono.
Che gli stilisti italiani abbiamo una predilezione per i giardini lo dimostra anche la sontuosa sfilata di alta moda del luglio 2018 di Dolce & Gabbana. Non solo per la location, il Lago di Como, e precisamente il parco Olivelli, con la sua scalinata monumentale, e Villa Carlotta, con l’annesso giardino botanico, ma soprattutto per gli abiti, quelli femminili (con applicazioni e accessori floreali) e nella collezione uomo (stoffe con richiami alla natura ispirate al periodo napoleonico). La storia d’amore tra l’alta sartoria e la natura continua sulle solide basi di una tradizione che non sembra avere crisi. E non possiamo non citare quello che è stato definito “il giardiniere della moda”, ovvero Ken Scott, lo stilista americano adottato dalla Milano degli anni Cinquanta, inventore del total look floreale. Ed è proprio un abito prendisole degli anni settanta in cotone stampato Falconetto (ovvero Ken Scott) ad accoglierci all’entrata del museo, per proseguire poi nelle sale con un viaggio a ritroso nel tempo ed esempi fino al XVII secolo. Il pezzo clou del percorso è senza dubbio il completo maschile da gala in raso di seta con ricami policromi e fiori databile intorno al 1790, di produzione italiana, ma che fa l’occhiolino alla moda imposta dalla corte di Versailles. E poi pregiate sottomarsine “floreali”, abiti femminili e caffetani, merletti e ricami che si ispirano alla natura, tessuti e tappezzeria con composizioni di foglie, fiori o giardini.
Per ritornare ad oggi: se per secoli i maestri giardinieri hanno tentato di imitare la natura per riproporre sulla terra il giardino perfetto, quello dell’Eden, cantato da Virgilio nel Purgatorio dantesco (“Vedi lo sol che ‘n fronte ti riluce/vedi l’erbetta, i fiori e li arbuscelli/ che qui la terra sol da sé riluce”), l’alta sartoria ha saputo imitarne l’eleganza e ha creato il giardino da indossare o, meglio, il giardino “ prêt-à- porter”.
Per informazioni e orari di apertura del Museo: http://www.museibologna.it/arteantica/luoghi/53004/offset/0/id/88019

 

 

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