Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
Lo studio del patrimonio artistico italiano (archeologico, monumentale e decorativo), condotto da Charles Percier (1764-1838) e Pierre François Léonard Fontaine (1762-1853) durante il soggiorno in Italia (1786-1791), era approdato a famosissimi repertori di architettura e ornato vòlti a diffondere princìpi estetici fondati sullo studio dell’antico ( 1). Per oltre un ventennio, dalla partecipazione ai concorsi patriottici parigini sulla metà degli anni Novanta del Settecento fino alla caduta di Napoleone, l’opera dei due architetti proseguì in condivisione. L’attività grafica in particolare è stata studiata come parte del processo formativo dello Stile Impero ( 2). Il loro insegnamento presso l’Académie Royale d’Architecture e l’École des Beaux Arts di Parigi, a Rivoluzione avvenuta, sottendeva lo scopo pedagogico di educare il gusto di studenti, artigiani e pubblico, secondo un principio che si sarebbe affermato in seguito nell’ambito delle arti decorative e industriali.Una decennale programmazione internazionale di ricerca ha dato vita a progetti specifici sull’altissimo numero di disegni e schizzi prodotti in Italia dai due architetti durante il periodo trascorso presso l’Académie de France in qualità di vincitori del prix de Rome. La recente distinzione del ruolo di Charles Percier da quello di “Percier&Fontaine”( 3), e la collaborazione fra l’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi e L’Institut de France, che ne conserva migliaia presso la biblioteca, ha dato l’avvio allo studio sistematico del fondo in rapporto ai luoghi rappresentati ( 4), e il presente volume ne costituisce una prima tappa. L’itinerario tra Marche e Valle Padana è illustrato con saggi a prevalente taglio topografico (‘ Itinerario-saggi’, pp. 57-112), un catalogo finale (‘ Itinerario-schede’, pp. 115-174) e tre testi di inquadramento generale (‘Percier in viaggio tra idee, storia e rilievo d’architettura’, pp.13-53) ( 5). Conclusi gli studi presso l’Académie de France, reduce dal ‘voyage pittoresque’ che lo aveva condotto nel sud d’Italia, nella primavera avanzata del 1791 sulla via del ritorno a Parigi attraversò vari centri delle legazioni marchigiana (Pesaro, Fano, Senigallia) e di Romagna, facendo poi tappa a Cesena, Rimini, Forlì, Ravenna, Faenza, per raggiungere Imola e il capoluogo emiliano dove sostò alcuni giorni per proseguire poi verso Ferrara, Modena, Mantova, Parma e Piacenza.
Ad apertura, Sabine Frommel focalizza l’esperienza dell’artista in un momento ancora formativo, esaminando alcuni fogli del periodo romano. Il disegno è per Percier uno strumento di assimilazione critica dell’organismo edilizio, tra disposizione complessiva delle masse e dettagli decorativi, nell’ambito di un prevalente ma non unico interesse per modelli rinascimentali, come in vari testi pubblicati con Fontaine. ( 6) Jean-Philippe Garric ripercorre i punti nodali del costruirsi della cultura dell’ architecte-artiste in un’ottica operativa, attraverso i riferimenti architettonici e ornamentali tratti dal mondo antico e dalle produzioni della prima età moderna più congeniali allo stile neoclassico (Bramante, Sangallo, Peruzzi). Nel rappresentare la personale percezione di caratteristiche identitarie delle città visitate, in una lettera da Parigi del novembre 1791 a John Flaxman (1755-1826), grande protagonista del neoclassicismo britannico ed europeo, avrebbe affermato che a Bologna, “pour un architecte, il y a de quoi tourner la tête”, individuando nel sistema dei portici la quintessenza dello ‘stile di Bologna’( 7), già percepito attraverso le ‘rues en colonnes’ di Imola ( 8). Anche nel Settecento il capoluogo emiliano è centro di snodo nella circolazione europea di persone, modelli, idee, con peculiarità politico-sociali richiamate da Gian Mario Anselmi, Andrea Campana e Stefano Scioli: il “governo misto” fra oligarchia senatoria e Legato pontificio, la presenza di istituzioni di rilevanza internazionale (l’Istituto delle Scienze), il vivace tessuto culturale aperto a tendenze illuministe e filofrancesi, e l’attenzione ai contatti fra viaggiatori provenienti dalla Francia e la cultura artistica locale all’alba della Rivoluzione è conseguente ( 9). Assecondando la migliore tradizione scenografica bolognese, lo sguardo spazia con punti di vista prevalentemente laterali su vedute urbane, cortili, prospetti di edifici, dettagli architettonici e decorativi, piante di palazzi e chiese, con permanente attenzione al tema del portico (seliciata di San Francesco, portico di San Domenico) ( 10), e all’unicità del tessuto di percorsi porticati e palazzi senatori. Si concentra sull’architettura civile e su monumenti meno noti non rinunciando ad alcune vedute del centro urbano (piazza del Nettuno con la fontana, piazza Maggiore col Palazzo Pubblico) ( 11). Tre citazioni bolognesi, fra Antico e Rinascimento, compaiono inoltre nella sorprendente costellazione sintetica di frammenti decorativi del grande foglio del Louvre, un teatro di memoria al ritorno in patria a situazione politica mutata ( 12). Le Marche e la Romagna aprono l’itinerario, consentendo di esprimere da subito l’interesse per l’architettura residenziale aulica attraverso la restituzione di piante di antichi palazzi pesaresi; già compare l’interesse per il rapporto fra esterno e interno e l’articolazione fra atrio, cortile e scalone, poi sviluppato ampiamente nella seconda città pontificia. ( 13) L’arco di Augusto a Fano e quello di Rimini sono rappresentati tra ricostruzione ideale di parti non più esistenti e interpretazione in chiave pittoresca, tramiti indiretti anche di informazioni di carattere conservativo. ( 14) A Rimini Percier si sofferma sulla piazza principale, rappresentata in pianta e in veduta, come pure sul sistema delle arcate e motivi antichizzanti del Tempio Malatestiano. Le chiese di Ravenna sono paragonate a quelle romane di Trastevere, e il capolavoro di arte romana rappresentato dal ‘Trono di Nettuno’ in San Vitale sollecita un’attenzione congiunta a scultura e ornamento. ( 15) A Faenza la piazza è reinterpretata sinteticamente, con particolare risalto conferito al doppio loggiato quattrocentesco, mentre l’interesse per il contemporaneo si appunta sul teatro progettato da Giuseppe Pistocchi (1780-1787). ( 16) A Ferrara sono documentati i chiostri del monastero di San Benedetto e il portale di Palazzo Prosperi Sacrati, a Modena il Duomo e le piante di alcuni palazzi, così come a Parma la Cattedrale e il Battistero; come per Bologna è rilevante l’assenza di monumenti celebratissimi (il teatro Farnese di Parma, il palazzo Ducale di Modena), per cui esistevano diverse riproduzioni a stampa. ( 17) Fra i numerosi “détails charmants” di Piacenza, varie annotazioni grafiche riguardano le piazze del Duomo e dei Cavalli, la Cattedrale, i conventi di San Sisto e di Sant’Agostino; nell’ordinamento attuale del fondo dei disegni, la convivenza dell’interesse per partizioni architettoniche di palazzi con quello per spazi urbani suggerisce la possibile esecuzione in momenti diversi, ad esempio durante un’ipotetica sosta durante il viaggio di andata. ( 18)
Il maturare in Percier, ma più in generale nella cultura neoclassica tra XVIII e XIX secolo, della cognizione della dimensione storica dell’architettura si esprime in particolare nel rapporto con le architetture del periodo signorile (e anche precedenti) delle quattro città ducali e con la loro variegata e talora sontuosa articolazione architettonica e decorativa. ( 19)
Nella capitale gonzaghesca il tema della villa è affrontato accanto a quello della decorazione antichizzante, con un picco di massimaattenzione in Palazzo Te; il rapporto tra il fitto nucleo grafico mantovano e le tavole pubblicate nel 1833 con Fontaine ( Rèsidences de Souverains) rappresenta in modo particolare il ruolo dei disegni di viaggio di Percier come archivio di immagini finalizzato alla progettualità architettonica e decorativa. ( 20) Questo baricentro tematico del volume sottende anche il tema della ricezione e trasmissione di modelli attraverso la grafica a stampa, oggetto di un’ulteriore precedente pubblicazione dedicata ai fondi di due importanti biblioteche germaniche (Gotha ed Erfurt). ( 21)
Anche lo studio sistematico di fondi di grafica a stampa richiama all’attenzione la necessità di unificare originali fonti iconografiche ma anche testuali inerenti diverse realtà urbane e territoriali, ad integrazione del più praticato ambito delle fonti scritte relative al grand tour in Antico Regime, e non solo. ( 22)
NOTE
1. C. Percier, P. F. Léonard Fontaine. Palais, maisons et autres édifices modernes dessinés à Rome ; publiés a Paris, l’an VI de la Rèpublique française, Paris 1798; Choix des plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs, Paris 1809. (ambedue riediti ried, a cura di J. P. Garric, Wawre 2008 e 2007).
2. Fra i numerosi studi di J.-P. Garric: Percier et Fontaine. Les architectes de Napoléon. Belin, 2014; Charles Percier (1764-1838): Architecture et design (cat. mostra), Paris 2016; Charles Percier: architecture and design in an age of revolutions, New Heaven 2016; inoltre: E. Kieven, S. Frommel, J. P. Garric. Charles Percier e Pierre Fontaine, dal soggiorno romano alla trasformazione di Parigi, Cinisello Balsamo 2014.
3. J.-P. Garric, Percier alone, in Charles Percier, Architecture and design in an age of revolutions, New Haven 2016, pp. 36-49.
4. S. Frommel, J.-P. Garric, La ricerca grafica di un architetto artista, in S. Frommel, J.-P. Garric (a cura di), S. Sirocchi (coll.), I disegni di Chales Percier. 1764-1838. Emilia e Romagna nel 1791, Roma, Campisano editore, 2016, pp. 7-10.
5. Qui di seguito il sommario del volume, citato alla nota precedente: S. Frommel, J.-P. Garric, La ricerca grafica di un architetto artista (pp. 7-10); S. Frommel, Lo sguardo di Charles Percier sul Rinascimento attraverso la villa romana (pp. 13-40); G. M. Anselmi, A. Campana, S. Scioli, Tra Arcadia e Gonfalonierato. Letteratura e società civile a Bologna nei dintorni del viaggio di Percier (pp. 41-46); J. P. Garric, Percier e i portici dello “stile Bologna” (pp. 47-53); V. Rubbi, La Legazione pontificia di Romagna nei disegni di Charles Percier (pp. 57-66); F. Lui, «Le goût qui nous sert de guide». Charles Percier in viaggio: vedute e frammenti di Bologna e Faenza; S. Medde, Il volto moderno di Bologna nei disegni di Charles Percier (pp. 87-100); A. Belluzzi, Gli schizzi mantovani di Percier (pp. 101-112); C. Mambriani, Percier nelle città ducali emiliane (Ferrara, Modena, Parma e Piacenza) (pp. 109-112); Itinerario – schede (pp. 115-174, a cura di V. Rubbi, F. Lui, S. Medde, A. Belluzzi, C. Mambriani). Sono riprodotti, in B/N e a colori, circa100 fogli di Percier riguardanti i centri visitati (alcuni con più disegni), e inoltre circa una ventina riguardanti Roma, con immagini di confronto. Nelle note seguenti i saggi saranno indicati semplicemente col cognome dell’autore e le pagine di riferimento.
7. Garric pp. 47-50; Lui p. 69; Lui pp. 69-70; Medde p. 87.
8. L’espressione è compresa in una lettera a del novembre 1791, per cui v. oltre e Lui pp. 67-68, 84 n. 3, e Frommel, Garric, pp. 7-8.
9. Anselmi, Campana, Scioli, pp. 41-46. L’argomento compare in vari saggi del volume Bologna Capitale e crocevia della migrazione artistica. Forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (Secolo XVII), a cura di S. Frommel, Bologna 2013.
10. Garric pp. 47-50; Lui pp. 70-71, 128-129; Medde pp. 91-92.
11. Lui pp. 70-72, 77-81, 127, 130-131; Medde pp. 92-93, 135-137, 141-142, 150-151,
12. Un’ inesauribile catalogo di forme e di oggetti visti in Italia, per cui Lui pp. 81-83.
18. Mambriani pp. 109, 158-174.
20. Belluzzi pp. 101-112, 152-158.
21. Cui è dedicato il volume Incisioni di architettura e di ornamento all’inizio dell’era moderna: processi di migrazione in Europa, a cura di S: Frommel, E. Leuschner, Roma 2016 (cfr. P. Sanvito, in “Histara. Les comptes rendus. Histoire de l’art, histoire des représentations et archéologie, 15-11-2017; http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3040; consultazione al 11/10/2018).
22. Per quanto riguarda Bologna e l’Emilia-Romagna basti ricordare: Viaggi e viaggiatori del Settecento in Emilia e in Romagna, a cura di G. Cusatelli, Bologna 1986 (2 voll.); A. Sorbelli, Bologna negli scrittori stranieri, Bologna 1927-1933 (e successive edizioni); Saint-Non, Fragonard, Panopticon Italiano. Un diario di viaggio ritrovato 1769-1761, a cura di P: Rosenberg, Roma 1986 e 2000).
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