Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

Il ricordo di uno dei più prestigiosi studiosi dell'Ateneo bolognese, tra paesaggio agrario e archeologia industriale.
Carlo Poni, un maestro

Fabio Giusberti
[Professore di storia economica, Università di Bologna]
Alberto Guenzi
[Professore di storia economica, Università di Parma]

La prima considerazione, pensando agli anni della nostra formazione, è che l’incontro con Carlo Poni è stata una grande fortuna e un autentico privilegio. Il suo modo di montare e smontare le idee, unito alla passione per il lavoro di scavo fra i documenti, sono stati una vera e grande scuola di metodo.

La mappa degli interessi scientifici di Carlo Poni è molto vasta. L’avvio della sua attività di ricerca è legato alla storia dell’agricoltura: il volume Gli aratri e l’economia agraria nel bolognese dal secolo XVII al XIX secolo lo segnala al mondo scientifico come un giovane studioso brillante e acuto. La recensione polemica di Emilio Sereni, studioso già maturo e affermato, offre a Carlo Poni l’opportunità di replicare con forza e con efficacia, mostrando la solidità del suo lavoro di ricerca. Il volume Fossi e cavedagne benedicon le campagne si colloca nella scia degli studi sull’agricoltura e riunisce numerosi articoli dedicati in particolare alla cultura agronomica e ai temi di macro e micro idraulica. Questo filone di ricerca viene affinato attraverso numerose analisi di taglio anche antropologico e demografico: Culture and Counter-Culture. Peasant Tricks and Landlord Strategies in the Bolognese Countryside, 17th to 19th Centuries; Between Agricolture and the Mannor: Structure, Strategy and Ambiguity in Agostino’s Gallo Dialogues; Household Structure of Landowing Peasant Families in Emilia Romagna.

L’attenzione a questi temi si lega, verso la metà degli anni settanta, alla passione civile per la divulgazione della ricerca. Sollecitato dal felice incontro con un’associazione di ex mezzadri, Carlo Poni dà vita a un’esperienza originale e innovativa di conservazione e valorizzazione della cultura materiale. Nasce il Museo della Civiltà Contadina, primo esempio italiano di un’istituzione museale legata alla ricerca storico economica. A questa felice esperienza segue la fondazione della Casa del Patrimonio Industriale, dedicata alla tematica dei distretti industriali nel lungo periodo e diretta emanazione del secondo, fondamentale, filone di ricerca di Carlo Poni: la seta. Carlo Poni scopre che la produzione del filo di seta anticipa di alcuni secoli il modello di organizzazione del lavoro che viene tradizionalmente identificato con la prima rivoluzione industriale inglese: il sistema di fabbrica. Prima delle ciminiere e dei paesaggi industriali, il tessuto urbano dell’età moderna ospita grandi macchine di legno, mosse dall’energia idraulica e alimentate da pochi operai, che producono un filato di seta lungo e robusto. È quello che a Bologna si chiama orsoglio, un semilavorato che viene esportato in tutta Europa e fa parte di un settore protoindustriale molto rilevante, destinato a scomparire proprio mentre in Europa esplode quella che verrà descritta come la prima rivoluzione industriale. Accanto al filo, che entra come semi lavorato nel ciclo produttivo, c’è un secondo protagonista che è invece un prodotto finito e viene ugualmente distribuito in tutta Europa: è il velo di seta, un tessuto finissimo e versatile usato nelle corti europee per la celebrazione del lutto, ma anche per le calze oppure per gli abiti delle suore o come guarnizione per gli abiti aristocratici, fino ad essere utilizzato per le zanzariere montate sui letti.

A partire dall’articolo Archéologie de la fabrique: la diffusion des mulins à soie “alla bolognese” dans les Etats Venitiens du VXI au XVIII siècle, pubblicato in una delle sedi più prestigiose dell’epoca, Annales ESC, Carlo Poni viene riconosciuto a livello internazionale come lo storico economico della seta. I lavori pubblicati lungo questo asse di ricerca sono moltissimi e gli aspetti indagati sono diversi fra loro. Da una parte i brevetti, i segreti e la diffusione delle tecniche: L’innovazione nel settore serico. I brevetti industriali della Repubblica di Venezia fra XVI e XVII secolo. Le tensioni legate all’innovazione di prodotto: Misura contro misura: come il filo di seta divenne sottile e rotondo. Le questioni di genere: Tecnologie, organizzazione produttiva e divisione sessuale del lavoro. Il rapporto col mondo dei consumi e le strategie commerciali competitive: Mode et innovation, les stratégies des merchands en soie de Lyon au XVIII siècle. Con una grande varietà e una grande ricchezza di fonti Carlo Poni si propone di decifrare il ciclo di vita di un settore industriale che, nel caso di Bologna, arriva al declino con la fine del XVIII secolo e finisce per scomparire perfino dalla memoria di una città che l’aveva gelosamente protetto per secoli: Espansione e declino di una grande industria, le filature di seta a Bologna fra XVII e XVIII secolo.

Accanto al principale tema della seta Carlo Poni ha imboccato altri percorsi di ricerca per così dire minori ma capaci di aprire importanti prospettive scientifiche. Nei primi anni ’80 scrive il saggio Local market rules and practices: Three guilds in the same line of production in early modern Bologna che affronta il tema delle relazioni orizzontali tra corporazioni impegnate nella filiera produttiva del calzaturificio: macellai, conciatori di pelli e calzolai. Il suo approccio è chiarito bene dal titolo: le regole di mercato vanno descritte e interpretate alla luce delle pratiche effettive dei gruppi professionali. La storiografia classica aveva privilegiato l’attenzione per le regole limitandosi alla descrizione formale delle istituzioni corporative. Il tema viene ripreso e approfondito nel saggio Norms and disputes: the shoemakers' guild in eighteenth-century Bologna. Poni indica un nuovo modo di leggere la funzione economica delle corporazioni nella tarda età moderna dimostrando che non si trattava di “gusci vuoti” sopravvissuti a ragione di antiquati privilegi. Piuttosto erano strumenti per l’affermazione di una politica industriale avviata verso la modernizzazione. Negli anni successivi molti studiosi italiani seguendo l’indicazione di Poni hanno dato vita ad una straordinaria ripresa degli studi sui corpi di mestiere in Italia.

Vogliamo poi richiamare un’altra linea di ricerca di Carlo Poni: i rapporti tra scienza e tecnica analizzati in relazione alle macchine operatrici. Poni, principale esperto della tecnologia serica, rifiuta una lettura che considera separati i percorsi della tecnica come scienza (dotata di prestigio e soprattutto di un linguaggio trasmissibile) dalle pratiche tecniche che decine di migliaia di artigiani sperimentavano in Europa (senza disporre di un lessico tecnico in grado di formalizzare e trasmettere le conoscenze). Nel saggio The Craftsman and the good engineer: Technical practice and theoretical mechanics analizzando in dettaglio l’opera di John Theophilus Desaguliers A Course of Experimental Philosophy (London, 173) Poni riesce coglie l’importanza dell’incontro tra scienza e tecnica. In particolare esamina i modi in cui gli scienziati hanno contribuito all'invenzione di nuovi macchinari o al miglioramento di macchinari obsoleti. Si viene così a sancire una sorta di riconoscimento del ruolo delle tecniche artigianali e degli stessi artigiani nel quadro delle trasformazioni del sistema produttivo. Ancora più innovative e approfondite sono le riflessioni di Poni su questo rapporto osservato nell’opera che segna la definitiva nobilitazione delle tecniche artigiane nel contesto del sapere scientifico. Il saggio The Worlds of Work: Formal Knowledge and Practical Abilities in Diderot’s Encyclopédie rappresenta a nostro avviso una delle massime espressioni della ricerca di Poni. Solo un’assoluta e rara padronanza del lessico artigiano gli permette di rivelare la complessità della indagine che Diderot e i suoi collaboratori organizzarono per scoprire i segreti saperi tecnici delle corporazioni meccaniche. L’analisi di Poni individua nuovi e importanti aspetti dell’opera. In particolare sottolinea che un obiettivo dell’Encyclopédie “was to rationalize the movements of the workers' body with the aim of increasing productivity and the quality of work, and thus also of the product”. Questo vuol dire che Diderot ancora prima della Rivoluzione Industriale seppe cogliere un tema decisivo che nel primo Novecento registrò l’avvento del Taylorismo l’organizzazione scientifica del lavoro.

Queste brevi note, che intendono mettere in luce la ricca complessità dell’esperienza scientifica e culturale di Poni, non possono metterne in luce le doti umane che hanno invece giocato un ruolo decisivo nell’avvio e nella costruzione dei nostri rapporti, ma sono sempre rimaste sullo sfondo in un clima generale di grande rispetto reciproco e grande discrezione.

Carlo Poni è stato un maestro sui generis: tanto rigoroso nel trasmettere metodo e approccio alle fonti, quanto rispettoso degli autonomi percorsi di ricerca intrapresi dai suoi allievi (accademici e non). Un maestro atipico nel contesto attuale: disinteressato a produrre cloni che riproducessero il suo profilo scientifico, ma capace di formare studiosi intellettualmente indipendenti.

Bibliografia di riferimento

Poni, Carlo. Gli aratri e l’economia agraria nel bolognese dal secolo XVII al XIX secolo, Zanichelli editore, Bologna, 1963;

Poni, Carlo. “Archéologie de la fabrique: la diffusion des mulins à soie alla bolognese dans les Etats Venitiens du VXI° au XVIII° siècle”. “Annales ESC”, novembre-dicembre 1972, pp. 1475-1496;

Poni, Carlo. “Family and podere in Emilia Romagna”. “The Journal of Italian History”, 1977 (2, Autumn), pp. 201-34);

Poni, Carlo. “Culture and Counter-Culture. Peasant Tricks and Landlord Strategies in the Bolognese Countryside, 17th to 19th Centuries”, paper presented at the Institute for Advanced Study, Princeton, New Jersey, 1980;

Poni, Carlo. “Misura contro misura: come il filo di seta divenne sottile e rotondo”. Quaderni storici”, 1981, n. 3, pp. 385-423.

Poni, Carlo. “Espansione e declino di una grande industria, le filature di seta a Bologna fra XVII e XVIII secolo”. “Problemi d’acque a Bologna”, Atti del Secondo Colloquio (Bologna, 10-11 ottobre 1981), Bologna, 1983, pp.211-287;

Poni, Carlo. “Struttura, strategie e ambiguità delle Giornate: Agostino Gallo fra l’agricoltura e la villa”. Atti del Convegno, Brescia, 23-24 ottobre 1987, a cura di M. Pegrari, Brescia, 1988, pp. 73-108;

Poni, Carlo. "Norms and disputes: the shoemakers' guild in eighteenth-century Bologna." Past & Present 123 (1989): 80-108.

Poni, Carlo. "Local market rules and practices: Three guilds in the same line of production in early modern Bologna." Domestic Strategies: Work and Family in France and Italy (1991): 1600-1800.

Poni, Carlo. "The Craftsman and the good engineer: Technical practice and theoretical mechanics in JT Desaguliers." History and Technology, an International Journal 10.4 (1993): 215-232.

Poni, Carlo. “Tecnologie, organizzazione produttiva e divisione sessuale del lavoro: il caso dei mulini da seta”. A. Groppi (a cura di), Il lavoro delle donne, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp.269-296;

Poni, Carlo. “Mode et innovation, les strategies des merchands en soie de Lyon au XVIII siècle”. In “Revue d’histoire moderne et contemporaine”, XLV, 1998, n.3, pp. 589-625;

Poni, Carlo. “L’innovazione nel settore serico. I brevetti industriali della Repubblica di Venezia fra XVI° e XVII° secolo”. L. Molà, C.R. Muller, e C. Zanier (a cura di), La seta in Italia dal medioevo al Seicento. Dal baco al drappo, Venezia, Marsilio, 2000, pp. 477-508;

Poni, Carlo. Fossi e cavedagne benedicon le campagne, Mulino, Bologna, 2004;

Poni, Carlo. "The Worlds of Work: Formal Knowledge and Practical Abilities in Diderot’s Encyclopédie." Jahrbuch für Wirtschaftsgeschichte/Economic History Yearbook 50.1 (2009): 135-150.

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