Rivista "IBC" XXV, 2017, 2
biblioteche e archivi / pubblicazioni
Dal 1906, anno della prima uscita del Bollettino storico piacentino, il suo fondatore, l’italianista Stefano Fermi, avvia uno studio e un recupero sistematico della figura e delle opere del piacentino Pietro Giordani (Piacenza 1774-Parma 1848), complessa figura di letterato e studioso che nel corso della seconda metà dell’Ottocento non aveva goduto di molta fortuna. I giudizi non sempre favorevoli di illustri critici, come ad esempio Francesco de Sanctis, e la frammentarietà della sua produzione, spesso incompiuta, sono tra le cause del declino. A Piacenza nasce così un importante filone di studi che per tutto il Novecento dalle pagine del Bollettino e poi nei volumi della Biblioteca storica piacentina e con la collaborazione di illustri studiosi, si dedica all’analisi dell’opera giordaniana, a partire dal monumentale epistolario. Sebastiano Timpanaro, Carlo Dionisotti, Arnaldo Bruni, William Spaggiari – solo per citarne alcuni – sono i protagonisti, insieme ai piacentini Giovanni Forlini e Ranieri Schippisi, della felice stagione dei convegni giordaniani che a partire dagli anni settanta del Novecento si organizzano regolarmente a Piacenza e costituiscono autentiche pietre miliari della letteratura su Pietro Giordani. L’ultimo di questa serie, fortemente voluto dal curatore Vittorio Anelli, e dedicato al pensiero giordaniano in ambito artistico, si è tenuto a Piacenza nel novembre del 2014 e ora ne vengono pubblicati gli atti che qui si presentano. Le due giornate di studio, che si sono avvalse di un comitato scientifico presieduto da Fernando Mazzocca e composto da Vittorio Anelli, Gianfranco Fiaccadori, Stefano Grandesso e William Spaggiari, hanno riunito a Piacenza storici dell’arte e italianisti per approfondire la riflessione di Pietro Giordani sulle arti, una riflessione che lo accompagna per tutta la vita: dall’impegno come prosegretario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla più nota collaborazione alla storia della scultura di Leopoldo Cicognara, al rapporto con Antonio Canova, fino agli scritti che lo occuperanno negli ultimi anni.
Il volume si apre con tre corposi contributi introduttivi. Il primo di Fernando Mazzocca delinea il percorso estetico del Giordani critico d’arte. Il secondo di William Spaggiari, traccia il quadro degli studi letterari sul letterato piacentino dal 1974 al 2014. Il terzo di Francesca Fedi delinea invece la storia degli studi giordaniani in capo artistico negli ultimi quarant’anni. Seguono i contributi di approfondimento su singoli temi o opere: le annotazioni di Giordani alla Storia della scultura del Cicognara (Barbara Steindl), le riflessioni su la Psiche di Pietro Tenerani (Stefano Grandesso), gli interessi giordaniani verso l’arte contemporanea (Francesco Leone), il ruolo del Piacentino nell’ Omaggio delle province venete alla Maestà di Carolina Augusta Imperatrice d’Austria (Roberto De Feo), il rapporto tra le arti della penna e quelle del pennello nelle opere giordaniane (Giorgio Zanchetti), l’impegno del Piacentino nella valutazione di libri e opere d’arte in occasione delle soppressioni del 1805 a Bologna (Maria Luigia Pagliani), l’esame di una prefazione giordaniana del 1845 Intorno alla spedizione di Carlo Odoardo Stuard negli anni 1743-1746 (Giovanni Benedetto). Le relazioni restituiscono l’immagine di uno studioso moderno, sostenitore del valore civile ed educativo dell’arte, osservatore attento delle vicende artistiche dei suoi tempi, impegnato in prima persona a promuovere studi e riflessioni sull’arte e a difendere il patrimonio artistico spesso minacciato dalle vicende politiche della prima metà dell’Ottocento.
Pietro Giordani e le arti, atti del convegno di studi a cura di Vittorio Anelli, Piacenza 28-29 novembre 2014, Piacenza, Tip. Le. Co, 2016, pp. 270.
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