Rivista "IBC" XXV, 2017, 2
biblioteche e archivi / didattica, progetti e realizzazioni
La situazione degli Archivi di Stato Italiani non è certo delle migliori. Fra riduzioni di spesa e di finanziamenti, carenze di personale, mancanza di sedi demaniali o semplicemente di sedi adeguate c’è poco da stare allegri: verrebbe quasi da chiedersi se — a parte gli istituti più prestigiosi o che hanno in consegna il patrimonio più famoso o consultato — buona parte degli Archivi di Stato abbia realmente un futuro; c’è da stupirsi, a questo punto, davvero che continuino indefessi — pur fra tante difficoltà — a fornire i loro servizi essenziali per gli studiosi e la collettività.
C’è, però, un aspetto che a volte sfugge e, invece, è spesso presente nella dinamica dei rapporti fra istituzioni archivistiche e cittadinanza: a dispetto dell’apparente disinteresse delle istituzioni e dei cittadini, quando si viene al dunque e si decide di sopprimere o accorpare istituti e/o sedi archivistiche, nessuno sembra più volerne o addirittura poterne fare a meno. Se un effetto bizzarro hanno avuto le recenti e continue iniziative volte a — come si dice oggi — “razionalizzare” la presenza degli istituti archivistici sul territorio, è stato, invece, quello di avvicinare i cittadini ai propri archivi. È proprio in casi come questo che si riscopre l’importanza per la propria storia e per la propria identità (qualunque essa sia) di quello stesso patrimonio archivistico e documentario che era stato visto come ingombrante e improduttivo. A quel punto sono proprio i cittadini e le istituzioni che non se ne vogliono più privare. È un po’ quello che è successo alla Sezione di Archivio di Stato di Cesena, di cui si ipotizza da ben venticinque anni la chiusura sulla scia di considerazioni puramente astratte che non tengono grande conto delle esigenze del pubblico e delle realtà locali.
La Sezione di Archivio di Stato di Cesena, infatti, istituita con Decreto Ministeriale del 2 marzo 1970 su richiesta dell’Amministrazione Comunale di Cesena, ha in deposito l’archivio del Comune di Cesena e gli archivi ‘aggregati’, nonché la documentazione dei Notai di Cesena e circondario e i documenti delle Amministrazioni statali che hanno avuto sede a Cesena: circa 2,5 km di documentazione che potrebbero essere anche di più se ci fosse lo spazio. Nata come una costola dal materiale conservato presso l’attigua Biblioteca Comunale Malatestiana si è sviluppata col tempo fino a diventare una parte rilevante per quantità e, soprattutto, per qualità documentaria dell’Archivio di Stato di Forlì-Cesena: una specie di Archivio di Stato con due sedi come bicipite è la Provincia che rappresenta.
È appunto per sostenere la Sezioneche le principali associazioni culturali di Cesena ("Associazione Pro-Rubicone”, “Italia Nostra Cesena”, “Società di ricerca e studio della Romagna mineraria”, “Società Amici del Monte”, “Associazione Terre Centuriate Cesenati”, “Gruppo archeologico cesenate ‘Giorgio Albano’”, “Associazione ‘Benigno Zaccagnini’”) hanno organizzato di concerto e in collaborazione col Comune di Cesena e la Biblioteca Comunale Malatestiana un ciclo di sei conferenze in Malatestiana e altrettante mostre documentarie presso i locali della Sezione di Archivio di Statodal titolo L’Archivio di Stato di Cesena. Una risorsa da valorizzare nell’intento dichiarato di comunicare e mettere in risalto il valore e il ruolo culturale dell’Archivio di Stato a Cesena. Le mostre, allestite con materiale conservato in Sezione, hanno comportato una serie di aperture straordinarie: il sabato mattina per le scolaresche del cesenate e il sabato pomeriggio per il pubblico che ha assistito alle conferenze.
Si sono succedute così nell’ordine: L’emigrazione dei minatori e dei braccianti del comprensorio cesenate alla fine dell’800 (12 novembre 2016), organizzata in collaborazione con la “Società di ricerca e studio della Romagna mineraria”, Cesena, città d’acque (10 dicembre 2016), organizzata direttamente dalla Sezione di Archivio di Stato, La storia del palio e delle giostre a Cesena, organizzata da “Italia Nostra Cesena”, Le bonifiche benedettine della Bagnarola (18 marzo 2017), organizzata in collaborazione con la “Società Amici del Monte” e, infine, Alea iacta est. Giulio Cesare a Cesena (8 aprile 2017), organizzata in collaborazione col “Gruppo Archeologico Cesenate”, l’“Associazione Pro-Rubicone” e l’“Associazione Terre Centuriate Cesenati”.
Si è trattato di una vera e propria maratona sia per l’ampiezza e la diversità della documentazione presa in esame ed esposta sia per le vaste tematiche affrontante sia per l’impegno profuso, che ha coinvolto — oltre al personale dell’Archivio di Stato — i rappresentanti e i ricercatori delle varie associazioni, gli studiosi, gli appassionati, i semplici frequentatori della Sala di Studio della Sezione e che ha avuto un notevole riscontro di pubblico e di coinvolgimento della cittadinanza a dimostrazione che il patrimonio archivistico e documentario di una comunità può e deve essere davvero un “bene comune”, una ricchezza di cui tutti possono e vogliono usufruire.
I sei appuntamenti si sono aggiunti ai tradizionali momenti forti del calendario ministeriale di valorizzazione dei beni culturali (Giornate Europee del Patrimonio, Domenica di Carta, Settimana della Didattica in Archivio) in parte sovrapponendosi, in parte riutilizzando materiale (documentario e di ricerca) già presentato in altre occasioni, in parte producendone di nuovo, ma quello che più conta è che l’iniziativa sia partita, per così dire, “dal basso” e le istituzioni (Archivio di Stato, Comune, Biblioteca Malatestiana) l’abbiano recepita e sviluppata in una sorta di dialogo creativo col pubblico.
Del resto, l’idea di un coinvolgimento diretto delle associazioni e della cittadinanza nella difesa e nella tutela del proprio patrimonio si era già fatta strada il 10-11 ottobre 2015, quando le associazioni culturali cesenati avevano organizzato una manifestazione presso i locali della Sezione dal titolo Uno scrigno chiamato archivio. Sembra giusto che il concetto di ‘tesoro’, ‘fondo’, e ‘scrigno’ normalmente accostato a quello di archivio debba sicuramente comprendere oltre al patrimonio documentario il valore aggiunto di ricerche e conoscenze che gli utenti hanno tratto da quello stesso patrimonio.
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