Rivista "IBC" XXV, 2017, 2

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Federico e i suoi miti

Gianfranco Miro Gori
[critico cinematografico]

Edito dalla neonata SEM (acronimo di Società editrice milanese) arriva in libreria L'Olimpo (I miti greci). Così definito nel frontespizio, ovvero, secondo la sovraccoperta, L'Olimpo. Il racconto dei miti. È il trattamento di un progetto di film coltivato da Federico Fellini – pubblicato a cura di Rosita Copioli e Gérald Morin, con introduzione di Sergio Zavoli – che non raggiunse la sua traduzione in forma audiovisiva.

Il racconto si fonda come nota Copioli sulla cosmogonia di Esiodo e dispiega la linea dei feroci padri divini che divorano i propri figli e dai figli vengono annichiliti: Crono evira il padre Urano in un profluvio di liquidi organici. Zeus, figlio di Urano salvato da Rea, compie l'ennesimo parricidio; con l'aiuto dell'urlo terribile di Pan, fulmina il padre, e impone il suo regno. Che è quello di un “mitico atleta divino della foia sessuale”: il Casanova dei Superi, il sublime don Giovanni dei beati regni”; sempre all'inseguimento di nuove prede femminili, volenti o nolenti. Dilagano umori fisiologici. Genitali maschili e femminili si stagliano. Specchio di quei fantasmi sessuali – figli una educazione repressiva al limite della sessuofobia e al contempo della sessualità patriarcale – che popolano l' imagerie felliniana e che il regista ha reso in modo più diretto negli immancabili disegni e più allusivo nei film.

È la corrente dionisiaca che scorre sotterranea fino alla nascita di Dioniso stesso che sarebbe dovuto diventare il “prorompente cuore” del film. Il dio occupa il centro della scena. Inventa il vino. Cade in “delirio” correndo per i monti seguito da Satiri e Menadi. Viene iniziato dalla nonna Rea ai misteri che “saranno la ricorrente festa liberatoria della repressa umanità”.

Nell'ultima parte sbuca anche, con Teseo (Minosse, Pasifae, il Minotauro, Dedalo, Icaro, Arianna), la corrente apollinea: “la vicenda eroica dell'uomo che accetta di disperdersi nei meandri enigmatici del proprio inconscio, e soprattutto del collettivo subconscio, per andare a uccidere, riconoscendoli, i mostri creati dalle sue stesse ataviche profondità. Lo guida, in questa lunga, difficile impresa, il filo stesso, infallibile, e 'sicuro di ritorno', dell'umana Ragione”.

Nell'introduzione Sergio Zavoli, con l'autorevolezza che gli deriva da una profonda conoscenza dell'uomo e dell'opera, traccia un ampio profilo dell'autore partendo dai temi alla base dell' Olimpo. In una delle postfazioni Gérald Morin, cineasta e collaboratore del regista, propone una datazione e colloca il trattamento nell'evoluzione della filmografia felliniana. Nell'altra postfazione Rosita Copioli, poeta e studiosa di Fellini, propone ampi elementi di critica “esterna” utili all'attribuzione dell' Olimpo, e ne compara in modo approfondito le “immagini” agli altri film felliniani. Tra le tante pertinenti osservazioni ne cito una: la nonna Rea accostata alla nonna paterna del regista, Franzchina di Gambettola. Già protagonista di una memorabile sequenza di tutta in dialetto romagnolo.

Federico Fellini, L'Olimpo (I miti greci), a cura di Rosita Copioli e Gérald Morin, introduzione di Sergio Zavoli, Società Editrice Milanese, Milano, 2016.

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