Rivista "IBC" XXV, 2017, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne

A Bologna una mostra personale della fotografa Sissi Cesira Roselli racconta gli strumenti della didattica a scuola oggi soppiantati dalla tecnologia digitale.
La forza del materiale

Monica Manfrini
[associazione culturale Spazio Lavì!]

Sissi Roselli, architetto di formazione ma fotografa per vocazione, ha portato il suo progetto Archeologia scolastica a Bologna in occasione di ArteFiera 2017, su invito dell'Associazione Culturale Spazio Lavì! La mostra, ospitata nel locale di via Sant'Apollonia, è una sintesi dell'indagine che dal 2013 l'artista ha elaborato fotografando gli immensi fondi che la scuola italiana conserva nelle aule speciali o nei musei interni agli istituti superiori del suo territorio.

Dopo la laurea in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia, Sissi Cesira Roselli ha ottenuto una borsa di studio per il Master in Photography and Visual Design allo Spazio Forma di Milano e alla NABA Nuova Accademia di Belle Arti. È dottorata in Architettura all’Università degli Studi di Udine e assegnista di ricerca presso lo Iuav, dove collabora per l’insegnamento di Teorie della progettazione architettonica. Oltre all’attività di ricerca accademica, porta avanti progetti fotografici e video che hanno già trovato esposizione presso i Frigoriferi Milanesi con la curatela di Francesco Zanot, presso il Museo d’Arte di Tel Aviv, presso Photissima Art Fair di Torino e la residenza artistica Mountain Photo Festival di Aosta curata da Alessandro Ottenga e Luca Andreoni.

Le foto ci svelano un mondo ormai superato: i macchinari, le carte geografiche, gli astrolabi, i mappamondi, le teche e il loro contenuto, oggetti il più delle volte inutilizzati e polverosi, antiquati e sorpassati dalla cultura del digitale che oggi ha sostituito il “materiale” con “l'immateriale”. Nelle foto di Roselli vediamo anche le belle lastre di lavagna – le lavagne – dotate di due versi, con la possibilità di essere ruotate, anch'esse in un certo senso interattive; un lato a quadretti, l'altro uniforme, sono state oggi sostituite dalle LIM.

Questo mondo che sta scomparendo è il mondo dell'archeologia scolastica. “Si tratta di un deposito materiale su cui si sono formate schiere di studenti e che progressivamente viene sostituito dall'immateriale, da simulazioni virtuali. Sono cataloghi di una simulazione del reale spesso custoditi in edifici-arca, in istituti siglati da acronimi e votati alla definizione di mestieri in estinzione” (Sara Marini, 2014).

Il progetto Archeologia scolastica ebbe inizio nel 2013 in una struttura scolastica nel centro di Milano, vuota: solo qualche pezzo metallico e macchinari di un evidente passato recente accoglievano il sole del pomeriggio, gli studenti dei corsi serali sarebbero arrivati solo più tardi, con la sera. Lo sguardo che Roselli ha posato su questi reperti è senza alcuna nostalgia. Anzi, forse un accento ironico guida il rilevamento di un archivio che voleva essere fonte di conoscenza e che ora appare sulla scena solo perché pioneristicamente viene cercato e imbalsamato dallo sguardo fotografico. Autore ed oggetti si fronteggiano con reciproco stupore: sorpresi di una convivenza, di essere al contempo su questa scena, in questo spazio senza essersi mai prima incrociati.

Nell'estate del 2014 Roselli ha risposto positivamente alla proposta dell'associazione culturale Spazio Lavì! di ampliare il suo lavoro, già in corso da tempo, scattando alcune fotografie delle collezioni didattiche del Liceo Scientifico “Gentili” di San Ginesio, un centro non lontano da Sarnano in provincia di Macerata, e realizzando così un lavoro ancora più intimamente connesso con le tradizioni del territorio nelle Marche centro-meridionali in cui opera l'associazione culturale. Infine nella primavera 2016 la ricerca si è spostata a Bologna dove la fotografa ha scandagliato il patrimonio storico del Liceo Classico “Luigi Galvani”.

Quest’ultima indagine a chiusura del suo progetto ha prodotto un Atlante con bellissime immagini che ci propongono il catalogo dei sistemi di insegnamento adottati in Italia fino all'avvento del digitale. Le fotografie di Roselli ci catturano per il forte fascino legato a una commistione di caratteri solo apparentemente opposti. La sensibilità e la delicatezza con cui l'artista ha affrontato il suo lavoro si legano quasi misteriosamente con un rigore rappresentativo e una forza comunicativa che sembrerebbero appartenere ad un altro sguardo fotografico, e che invece si compendiano nel suo stile.

Durante il periodo espositivo, nel febbraio 2017, è stato organizzato un incontro-dibattito alla Biblioteca “Zambeccari” del Liceo “Galvani” di Bologna a cui hanno partecipato ricercatori del MIUR e dell'IBC, l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna. È intervenuto tra gli altri Giorgio Dragoni, storico delle scienze dell'Università di Bologna, che ha ricordato l'impegno editoriale e di ricerca dell'IBC sulla conservazione del patrimonio scientifico in Emilia Romagna, con le pubblicazioni curate in accordo con l'Università degli Studi di Bologna a partire dal 1979 e fino al 2000. Da docente, si è poi soffermato sulle prospettive che si potrebbero dare al recupero di questi giacimenti culturali, favorendo la formazione di figure esperte nello studio delle strumentazioni storiche tecnico-scientifiche e la diffusione di queste ricerche in campo multimediale. Inoltre ha lanciato l'idea della creazione di un Museo Galvani che diventi un attivo centro permanente di aggiornamento culturale e di diffusione della cultura scientifica e tecnica.

Archeologie scolastiche. L’Atlante
Mostra personale di Sissi Cesira Roselli
A cura di Sara Marini
Lavì! City, Via Sant'Apollonia, Bologna
28 gennaio-11 febbraio 2017

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