Rivista "IBC" XXV, 2017, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne
La valorizzazione dei beni culturali del territorio è una delle funzioni principali dell’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, in particolare se l’oggetto della valorizzazione riveste una funzione culturale identitaria fondata sulla memoria e sancisce il senso di appartenenza della cittadinanza alla propria comunità, anche attraverso manifestazioni culturali che stimolino la partecipazione e la socializzazione cittadina.
La genesi della mostra La figura femminile nell’immaginario di Sergio Vacchi. Omaggio al maestro a un anno dalla scomparsa, a cura di Claudia Collina, abbraccia tutte queste peculiarità, cui si somma il fattore non secondario della statura artistica del pittore Sergio Vacchi (1925-2016), cui Castenaso diede i natali e che il Comune aveva già celebrato con un’ampia antologica nel 1990 negli stessi spazi di Palazzo Comunale Vecchio ed estesa anche nell’attuale MUV – Museo della Civiltà Villanoviana.
Il rapporto tra l’Istituto per i beni culturali e il Comune di Castenaso è da tempo consolidato attraverso una sinergia culturale ad ampio raggio che spazia dall’archeologia all’arte contemporanea e che, in questo frangente, si è arricchito dell’importante sostegno di IMA spa, azienda della famiglia Vacchi, e della fondamentale collaborazione della Fondazione Vacchi di Grotti.
L’esposizione tematica, che accoglie 39 opere dal 1948 al 2005 e si è inaugurata nelle sale espositive del Palazzo Comunale Vecchio, è incentrata sul tema della figura femminile che tanto ha significato nella ricerca artistica del pittore costellando ossessivamente le sue opere attraverso simboli e personali miti, sfiorando diversi cicli e periodi del prolifico artista, la cui carriera si è svolta nell’arco di sessant’anni, dal post cubismo dell’immediato Secondo Dopoguerra all’Informale, da Nuova Figurazione sino all’approdo a un felice e originale Neoespressionismo surreale, d’ispirazione mitteleuropea. La figura, intesa nel suo significato etimologico di “forma esteriore”, è interprete di ogni sua fase di ricerca: come musa, alter ego, simbolo, metafora, mito e mistero e permea quasi ogni ciclo della sua lunga e significativa produzione artistica, che anima la Storia dell’Arte italiana del Novecento.
Il catalogo, realizzato da IBC e dal Comune di Castenaso, ha testi di Ursula Benvenuti, Claudia Collina, Renato Barilli, Marilena Graniti Vacchi, Claudio Spadoni, Giorgio Tonelli, Marco Tonelli, Daniele Vacchi e Angelo Varni.
A completare l’evento, sono state organizzate in loco alcune conferenze di approfondimento della poetica artistica di Sergio Vacchi, tenute dalla curatrice stessa, da Renato Barilli, Enrico Crispolti, Marilena Graniti Vacchi e Claudio Spadoni; arricchite dalla lettura del Monologo di Grotti, pubblicato da Vacchi nel 2005.
Inoltre, è stata un’occasione per fruire del piccolo ma prezioso nucleo di opere donate dall’artista al Comune di Castenaso che, uscendo dai luoghi ove abitualmente vengono conservate, sono state esposte unitamente a quelle di collezionisti privati dando corpo all’esposizione suggestiva e di originale lettura che ha trovato l’immediata adesione di studiosi importanti come Renato Barilli e Claudio Spadoni di cui si riportano alcune riflessioni in catalogo, Barilli approfondendo la ritrattistica, Spadoni il contesto artistico di riferimento all’artista:
“Forse questa è la via giusta per intendere l’intera produzione eseguita da Sergio in un lunghissimo periodo di parecchi decenni, fino alla scomparsa. Diciamo che per sua e nostra fortuna egli ha frequentato il ritrovato mondo della figurazione con la mano sinistra, proprio come aveva fatto Savinio per vendicarsi nei confronti del fratello maggiore. Non immagini austere, altisonanti, bensì grottesche, colpite da una deformità interna di misteriosa origine. Era anche la ricetta per evitare di concedere al lezio di figure femminili troppo aggraziate, bamboleggianti, eleganti nelle loro mosse, o negli abiti indossati. Proprio come gli ha suggerito l’esempio di Savinio, anche nel suo caso i volti assumono deformazioni impensate, i corpi si striminziscono, finiscono in piscem, ovvero l’organicismo e biomorfismo estremi coltivati nella stagione ultimo-naturalista e informale non abbandonano del tutto il nostro artista. Applicati alle sue dame, fanno di ciascuna di esse un attestato a favore dell’antigrazioso. Forse per difendersi meglio dai rischi di una ritrattistica conformista, succube della presenza vigile e pretenziosa della donna in posa, egli si è rivolto a riproduzioni di repertorio, scegliendo di preferenza mitici personaggi del passato, Virginia Woolf, Greta Garbo, Anna Magnani. Per questa via, le sembianze, pur note a tutti, rese “popolari” dalle riviste in carta patinata, nello stesso tempo si prestavano docilmente agli arbitri e deformazioni e ossessioni dell’artista. In fondo, il rapporto tra il pittore e la modella non si stabiliva mai su un piano di presenza effettiva, di dialogo ravvicinato. Le immagini, ormai convenientemente standardizzate, si offrivano più che altro al ricordo, o diciamolo pure, al sogno, alla fantasia onirica.” (R. Barilli, Sergio Vacchi, ritratti femminili eseguiti “con la mano sinistra”, p. 32)
“C'è un breve ricordo di Vacchi dell'incontro con Giovanni Testori. Un incontro indiretto, attraverso la lettura di un suo libro, sulle prime “senza capirne granché”, per quella scrittura impervia, avviluppata, grondante di cupezze barocche. Dunque non solo perché “la forma era difficile”, parole di Vacchi, ma soprattutto perché era difficile “penetrare nelle viscere del suo pensiero.” E di viscere, di oscura, pullulante organicità, Vacchi doveva serbare ormai lontane memorie, pittoriche s'intende, mai definitivamente rimosse. Quasi inevitabile che si rafforzasse quell'ammirazione sconfinata –Vacchi tendeva ad essere quasi sempre eccessivo- in qualche modo già preparata da quanto aveva appreso da Francesco Arcangeli, legato a Testori da un'amicizia anche conflittuale, complice, nel bene e soprattutto nel male, complice Roberto Longhi, nel bene e soprattutto nel male. Quel libro intravisto su una bancarella era dedicato a Grünewald, figura capitale di una genìa artistica tedesca che giungeva a Otto Dix. Di Grünewald Vacchi aveva un 'Ritratto di giovane donna bionda', del 1931, che Barbara Rose non esitò a definire di “un perverso erotismo”. Tale da agitare, insomma, quella sua vena che si direbbe con buona approssimazione nordica, o mitteleuropea, su cui si è soffermata molta critica. E si può ben capire come ancor più di Grünewald fosse la lettura che ne aveva dato Testori ad agitare la mente di Vacchi. Ecco, una lettura che faceva meglio intendere lo scrittore che l'artista. La scoperta, se così vogliamo chiamarla, di Dix e delle sue lontane radici – a Grünevald si aggiungano pure almeno Durer e Cranach, già meno Altdorfer- è con ogni probabilità al fondo di quel passaggio cruciale di Vacchi dalla grondante matericità informelle al progressivo aprirsi a nuove possibilità figurali. Che poi si poteva interpretare come una necessità fortemente avvertita di ritentare delle 'possibilità di relazione', per ricordare una mostra romana del '60, ed altri, conseguenti motivi dibattuti entro un orizzonte di 'Nuove prospettive della pittura italiana', come recitava invece una mostra di un paio d'anni dopo accompagnata da un catalogo ricco di interventi teorici e programmatici, sulle ceneri ormai disperse dell'Informale.” (C. Spadoni, Due o tre pretesti per Sergio Vacchi, pp. 35-36)
Mostra:
La figura femminile nell’immaginario di Sergio Vacchi. Omaggio al maestro a un anno dalla scomparsa, a 14 gennaio–12 marzo 2017, Palazzo Comunale Vecchio, Castenaso
Catalogo:
C. Collina (a cura di),
La figura femminile nell’immaginario di Sergio Vacchi. Omaggio al maestro a un anno dalla scomparsa, catalogo della mostra a Castenaso, Palazzo Comunale Vecchio, 14 gennaio–12 marzo 2017, Bologna, Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, 2017 pp. 100, foto a colori, senza prezzo.
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