Rivista "IBC" XXIV, 2016, 2
Dossier: Archaeology & ME
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /
Che cosa è l’archeologia? Quale ruolo ha nell’Europa contemporanea? A queste domande, poste prima di tutto ai cittadini europei, intende rispondere la mostra Archaeology&ME, aperta nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo dal 10 dicembre 2016 al 23 aprile 2017. Si tratta di una risposta inevitabilmente parziale, sia perché è presentata attraverso i risultati di un concorso (v. Bitelli, Salvi) che non hanno quindi valenza statistica, sia perché stiamo parlando di una disciplina, l’archeologia, che si sta ridefinendo radicalmente - dal punto di vista metodologico, sociale, istituzionale - in un contesto, quale quello europeo, in tumultuosa evoluzione.
Basta d’altro canto scorrere i programmi delle ultime Conferenze annuali dell’EAA, l’Associazione Europeadegli Archeologi (www.e-a-a.org), per rendersi conto della complessità di un dibattito in pieno fermento, incui gli elementi tecnico-scientifici più tradizionali della nostra disciplina si mescolano a filoni di ricercasociale e ambientale, a indagini sul genere, o all’analisi critica delle pratiche correnti di CRM (Cultural Resource management), o, infine, a dimensioni più marcatamente politiche sull’uso dell’archeologia nella costruzione (ericostruzione) dello stato-nazione o sullanecessità/possibilità di un’archeologia“europea”.
Consapevoli della diversità radicale di questi nuovi scenari, come partners italiani del progetto Europeo NEARCH (v. Marx, Salas Rossenbach) abbiamo deciso di ripartire dai fondamentali, a cominciare quindi dalla domanda “che cos’è l’archeologia?” posta, non a chi, pur a diversi livelli e con i ruoli più diversi, sta nel perimetro ristretto degli archeologi,ma a chi ne è al di fuori. Un’operazione di ascolto svolta con modalità diverse e fra loro complementari come primo, indispensabile tassello per orientare le pratiche della nostra disciplina secondo parametri di sostenibilità economica e sociale. L’indagine su quella che è la percezione della nostra disciplina da parte del pubblico europeo si è quindi svolta attraverso un’indagine statistica e un concorso internazionale “Archeologia secondome”.
La mostra Archaeology&ME, si inserisce all’interno della public Archaeology, è cioè, un’operazione tramite la quale si cerca il coinvolgimento attivo dei visitatori – cittadini e turisti – chiamati non solo ad una ricezione passiva dei contenuti, ma a fornire le loro risposte – principalmente attraverso l’uso dei social - ad una serie di domande, costruendo, in questo modo, una riflessione collettiva allargata sulla disciplina archeologica e il suo ruolo nella società contemporanea.
In questo compito i visitatori saranno naturalmente aiutati dalle opere esposte, a partire da quelle del concorso che, accompagnate ciascuna da una descrizione/ spiegazione a cura degli autori, costituiscono una sfida non banale a taluni stereotipi sulla nostradisciplina.
Se il modello “Indiana Jones” sembra decisamente superato, il valore dell’archeologia, per il nostro campione di cittadini europei, risiede soprattutto nella sua capacità di connettere dimensioni temporali diverse, non necessariamente “antiche”. L’archeologia, così come appare dalle opere del concorso, è strumento privilegiato per la comprensione del passato e quindi del presente e i luoghi archeologici sono in grado di trasportarci in una dimensione altra, liberandoci dalle ansie del presente, in paesaggi che spesso possiedono un armonico equilibrio fra natura e cultura.
Il percorso di ascolto iniziato attraverso il concorso ha prodotto anche una sorta di risposta speculare da parte di noi archeologi, chiamati ad interrogarci a nostravolta sul ruolo dell’archeologia in un momento storico particolare, quale è quello che l’Europa sta vivendooggi. La seconda sezione della mostra - “Il passato nel presente” - ospita altre dimensioni della disciplina che, come archeologi, abbiamo voluto mostrare attraverso opere e immagini e che arricchiscono quelle del concorso, non perché offrono risposte “più giuste” o “più scientifiche”, ma perché cercano di mostrare altri volti di una disciplina, come detto, in forte evoluzione, selezionati in modo da stimolare altre riflessioni e altre domande cui i visitatori sono invitati a rispondere.
L’orizzonte è, come detto, quello europeo che, come ben sappiamo, in questi ultimi anni è cambiato radicalmente sia da un punto di vista politico, che da quello sociale e culturale, con modalità inattese e rapidissime. I movimenti migratori e l’espandersi della minaccia terroristica sono i fenomeni più evidenti che stanno mettendo a dura prova la costruzione europea ancora scossa da una crisi economica e sociale tutt’altro che superata e coi quali anche gli archeologi sono chiamati a confrontarsi.
Lasezione “Il passato nel presente” non ha chiaramente la pretesa di affrontare compiutamente temi così complessi, ma piuttosto di sottolineare alcuni aspetti della ricerca archeologica attuale e le domande cui cercano di rispondere. E di evidenziare, attraverso immagini e reperti, come alcune di queste domande e di questi filoni di ricerca, trovino un collegamento diretto coniproblemi che affliggono l’Europa contemporanea.
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