Rivista "IBC" XXIV, 2016, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / convegni e seminari, progetti e realizzazioni

Un paesaggio reale ed immaginario

Mario Calidoni
[Esperto di educazione al patrimonio, già ispettore MIUR]

Fontanellato (Parma), il borgo chiuso dall’antica fossa circondaria ancora visibile, se pur percorsa dalle vie di circonvallazione; il castello, dove in un angolo segreto si nasconde il tesoro della favola di Diana e Atteone dipinta dal Parmigianino (1503-1540), ma anche il giardino.

È in questo paesaggio reale e immaginario che si colloca il giardino ex Sanvitale, Villa Gandini che si sviluppa per oltre 2000 metri quadrati, preceduto da una costruzione porticata detta ex-scuderie del castello, proprio di fronte all’ingresso della Rocca. Lo si intravede da un cancello laterale verso la Porta di Sotto - la porta verso sud - ma l’ingresso attuale passa attraverso il breve, e sottilmente intrigante, percorso che attraversa le ex serre e la grande sala del camino, come una sorta di introduzione a uno spazio che si rivela d’improvviso. Le stesse acque che per tre lati difendevano il borgo, circondavano e bagnavano il giardino. Il nome del giardino è legato alla sua storia.

La famiglia Gandini acquistò nel 1935 questo polmone verde al centro del paese: “il giardino all’inglese attiguo alla Rocca di ca. 7000 metri quadrati fornito di ampio locale per il custode e il giardiniere, di serre per i fiori, di un gioco di tennis e di un vasto tappeto verde con una meridiana sferica del 1882”,come dicono gli atti di compravendita. Ne ha curato e mantenuto i caratteri originali ottocenteschi con un notevole patrimonio botanico valutato in circa 90 essenze ed ha consentito di consegnare ai visitatori di oggi un giardino storico di significativo valore paesaggistico gestito e curato da InVilla, un’impresa con attività di carattere ricettivo e conviviale.

La prima testimonianza risale al 1696 quando attorniava un grande teatro; “un vago giardino da tre parti bagnato dall'acqua stessa, che s'aggira dattorno a questo Luogo... Una doppia schiera di colonne in numero di censedici forma un delizioso passeggio. Tiene questo la figura di Croce, quasi perché lo sguardo godendo la vaghezza degli agrumi, dei mirti e delle rose che adornano altri vicini passeggi, ricordi al pensiero quelle acute spine...”. Così diconole cronache del tempo parlando di Rocca e giardino come di un tutt’uno in occasione della visita di Dorotea Sofia di Neuburg Farnese, duchessa di Parma e Piacenza. Numerose mappe dalla fine del XVIII secolo fissano il momento nel quale dal giardino inizialmente a probabile impianto a serraglio, si passa al giardino di tradizione sei-settecentesca, ai primi orti sperimentali dove ortaggi, fiori e nuove piante da agricoltura si integrano e di cui fu grande studioso il Conte Stefano Sanvitale (1764-1838), gran ciambellano di corte e consigliere intimo della Duchessa Maria Luigia, tra i fondatori dell’Orto botanico di Parma.

Lo spazio verde della Rocca, detto di volta in volta “vago giardino”, “orti di sotto”, “viale delle Scuderie”, visse di grande attenzione per tutto il XIX secolo da parte di tutti i membri della famiglia Sanvitale sino ad assumere agli inizi del XX secolo i caratteri all’inglese ancora visibili nell’attuale sistemazione dove l’immagine della libera natura accoglie la storia.

Nell’ambito di “Vivi il Verde”, con la proposta“In luoghi d’affezione”, l’orangerie, il giardino ex Sanvitale, Villa Gandini, aprendo al pubblico il giardino, ha inteso far emergere una conoscenza del luogo custodita nei testi e renderla fruibile secondo le logiche della contemporaneità.

In particolare l’iniziativa di apertura si lega anche alle celebrazioni per il duecentesimo anniversario dell’arrivo di Maria Luigia a Parma. Infatti la figlia della Duchessa, Albertina Montenovo, sposa di Luigi Sanvitale, visse in Rocca a Fontanellato e frequentò il giardino per molti anni sino alla morte avvenuta appunto qui a Fontanellato.

In una sua lettera del 1848 con minuziosa attenzione illustra le tre aiuole che vengono create e spesso nel suo epistolario si parla della cura per il giardino e delle scelte fatte per la sua coltivazione senza esperti o famosi giardinieri bensì con contratti di lavoro nei quali si specificavano le scelte colturali.

Quale dunque la specificità di questo luogo: accompagnare la storia di una famiglia nei secoli come luogo di volta in volta di sfarzo e potere, di studio e d’affezione. Una storia che parla di fiori e alberi espressione delle passioni, dello studio e dei sentimenti dell’uomo.

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