Rivista "IBC" XXIV, 2016, 1

musei e beni culturali / convegni e seminari, mostre e rassegne

A Rimini si è svolta la diciottesima edizione del Festival del mondo antico: uno sguardo ampio al patrimonio culturale per educare ai prossimi scenari della convivenza.
Il futuro è un'eredità

Valeria Cicala
[Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna]

La fragilità a cui sono esposti i beni culturali acquisisce connotati nuovi e sconcertanti: li devasta la guerra, li rapina l'avidità ignorante, li distrugge l'incuria. E come ci ha dimostrato anche la recente tragedia del terremoto che ha cancellato tra Marche, Umbria e Lazio interi paesi, è fondamentale mantenere un'adeguata politica di conservazione, di salvaguardia per il contesto storico artistico e per il paesaggio tutto.

L'edizione 2016, la diciottesima, di Antico/Presente Festival del mondo antico, che si è svolto a Rimini e in alcuni altri luoghi del territorio romagnolo dal 10 al 12 giugno scorso, ha individuato in queste tematiche il nucleo portante delle sue giornate, le quali hanno un titolo già carico di suggestioni: "Ereditare il futuro, il patrimonio culturale tra memoria e damnatio".

Molteplici gli spunti offerti dall'attualità, e da questa si è aperta, una volta di più, l'opportunità di riflettere sulla situazione del nostro patrimonio, muovendo da differenti angolazioni e con voci diversificate; accostando episodi lontani nel tempo ai più recenti, senza distorcerne le coordinate. E nel porre l'attenzione al rapporto fra passato e presente lo sguardo non può che accogliere e avvertire sempre più prossimi orizzonti dolenti il cui strazio appartiene a tutti.

Abbiamo viva la consapevolezza che il patrimonio storico artistico è esposto da sempre, per la sua stessa natura, a forme diverse di degrado, di reimpiego, di distruzione. Anche cataclismi naturali, non solo guerre e razzie, continuano a polverizzare strutture e opere di straordinario valore. Nei secoli più recenti, l'appropriazione di capolavori da parte di generali vittoriosi, come pure un colonialismo arrogante, che ha sfruttato in modo predatorio la ricerca archeologica, hanno alimentato le collezioni di musei di immenso prestigio. In alcuni casi questi eventi hanno creato, alla luce dello scempio recente, anomale forme di conservazione: si pensi a Berlino, a Londra a Parigi.

Il festival ci ha proiettato su scenari mediterranei attingendo alla storia più recente, alle ferite più brucianti e alla cronaca. Gli esordi della manifestazione, che anche per questa edizione è stata curata e organizzata dai Musei Comunali di Rimini, dall'Istituto per i beni culturali e dalla Società Editrice il Mulino, sono stati dedicati al territorio nazionale e alle problematiche connesse alla ricchezza e alla diffusione capillare del suo patrimonio.

Così, dopo la lectio magistralis di Luciano Canfora "Chi sono gli antichi?", che ancora una volta ci ha ricordato il nesso imprescindibile tra la nostra esistenza e la storia culturale e morale da cui veniamo, uno dei primi appuntamenti è stato dedicato al sito archeologico di Pompei, espressione tra le più dense di quel passato che ci sostiene.

Di rilevante interesse è stato l'incontro "Il patrimonio culturale: dilemmi e ragioni". Questo, muovendo da un recente libro di Lorenzo Casini, edito da Il Mulino, il cui titolo Ereditare il futuroha battezzato il festival, ha messo a confronto studiosi e esponenti del Ministero sulla complessa gestione delle istituzioni culturali, sulle competenze centrali e le realtà del territorio.

"Distruzione e rinascita", l'incontro con Paolo Matthiae − lo studioso che ha scoperto Ebla, che per un cinquantennio ha diretto la missione italiana in Siria − ha avuto gli accenti di chi continua a credere alla forza profonda della cultura, all'urgenza, ora che Palmira è stata recuperata dall'esercito siriano allo Stato islamico, di restaurare e preservare ciò che è rimasto. Il professore conosce profondamente questo paesaggio, che il fanatismo vorrebbe negare per la ricchezza di contenuti e di interrelazioni che rappresenta, e i suoi abitanti con i quali ha condiviso lavoro e quotidianità. E gli scavi clandestini, il commercio dei reperti archeologici forniscono i proventi economici che servono a finanziare le azioni terroristiche.

Protagonisti del festival non sono stati solo gli archeologie gli studiosi. Un notevole contributo è stato offerto da giornalisti, inviati di guerra, coloro che ci restituiscono da cronisti di questo tempo immagini e verità che non hanno il fascino delle rovine dipinte da Hubert Robert, che non possono essere sfiorate dall'umorismo o dalla fantasia che quell'artista poteva insinuare nelle sue tele. Gli incontri hanno proposto sia esperienze dirette in quegli orizzonti, sia ricerche e riflessioni focalizzate sulle vicende del patrimonio e sulla coraggiosa capacità di difenderlo da forme differenti di profanazione e vandalismo che non si verificano solo nell'emergenza di una guerra.

In questo contesto assai calzante è stato l'intervento di Maria Pia Guermandi per ricordare, nel ventennale dalla scomparsa, Antonio Cederna, figura di rilievo nella denuncia dei danni al nostro patrimonio e all'importanza della sua salvaguardia, testimoniate attraverso battaglie civili e un impegno giornalistico di rara coerenza che ha dato alcuni dei suoi migliori esiti a Roma nella tutela della via Appia.

Non è mancato l'approccio teatrale, la lettura di pagine da un recente libro di Alessandro Vanoli, Quando guidavano le stelle, ha restituito al cosmo mediterraneo il fascino palpitante di luoghi e uomini inarrestabili.

E sempre rilevante sono la ricchezza didattica e l'originalità di idee e di eventi nello spazio autonomo che il festival dedica ai più giovani. Piccolo Mondo Antico Festival ha offerto ai ragazzi tante proposte nuove, inerenti al tema prescelto, coniugandolo con un'apertura sulla città e i suoi monumenti. Giocando si impara e i ragazzi hanno avuto molteplici opportunità per manifestare la propria creatività, sbrigliare la fantasia attraverso la scrittura, la narrazione, la gestualità fisica.

Un messaggio si coglieva in tutte le componenti di questa edizione: non smarrire la capacità di apprezzare e difendere l'eredità che abbiamo ricevuto, indispensabile a costruire un futuro di accoglienza e di rispetto reciproco.

 

Nota

Tra i tanti ospiti del festival ricordiamo: Roberto Balzani, Luca Baraldi, Gastone Breccia, Giovanni Brizzi, Federico Maria Butera, Luciano Canfora, Franco Cardini, Lorenzo Casini, Francesca Cenerini, Francesco Erbani, Maria Pia Guermandi, Pietro Giovanni Guzzo, Fabio Isman, Egidio Ivetic, Paolo Matthiae, Oscar Mei, Angelica Montanari, Maria Giuseppina Muzzarelli, Stefano Pivato, Rodolfo Papa, Valeria Purcaro, Domenico Quirico, Serena Raffiotta, Sara Santoro, Andreas M. Steiner, Sergio Valzania, Alessandro Vanoli, Angelo Varni.

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