Rivista "IBC" XXIII, 2015, 1
Dossier: Veli di seta, venti di guerra - Il restauro dello stendardo della Beata Vergine di Fontanellato
musei e beni culturali, dossier / restauri
Descrizione dello stendardo
Lo stendardo della Beata Vergine conservato nella Rocca di Fontanellato misura centimetri 314 x 480 ed è formato dall'unione di 6 teli di damasco di seta cremisi con disegno a piccole "mazze" e melagrane stilizzate.
Sulle due facce della bandiera sono presenti immagini sacre, dipinte con tecnica mista a tempera rinforzata a olio nei panneggi e negli incarnati e priva di preparazione. Sul fronte: la Madonna di Fontanellato (con la veste rossa corrispondente alla prima iconografia con cui è rappresentata), San Carlo Borromeo con angeli e cherubini. Sul retro: Dio Padre con trionfo di angeli e cherubini e San Giovanni Battista con l'agnello. In entrambi i lati sono presenti gli stemmi della famiglia Sanvitale, dell'ordine di Malta e del Gran Maestro Lascaris. Le dorature presenti nelle aureole, nelle corone e nel motivo floreale del perimetro sono eseguite a "missione" con posa di foglia d'oro zecchino.
Analisi accurate della superficie pittorica hanno evidenziato alcune particolarità esecutive. L'artista, per realizzare i dipinti, si è avvalso di cartoni preparatori e ha tracciato il profilo delle figure con una vernice oleo-resinosa (trasparente), visibile solo a illuminazione con raggi ultravioletti. Nel contorno di alcuni soggetti, infatti, si nota una "bordatura" priva di colore, causata dall'incompatibilità della vernice, utilizzata come traccia, con la pittura stessa, incompatibilità che con il tempo ne ha provocato il progressivo distacco.
Le sagome dipinte sul fronte ricalcano perfettamente quelle sul retro: l'autore, infatti, ha rigorosamente rispettato i medesimi spazi tra tessuto a vista e tessuto dipinto, in entrambi i lati. Questo accorgimento permetteva la corretta visione delle immagini anche in controluce ed eliminava eventuali fastidiosi effetti di ombre in trasparenza quando lo stendardo veniva esposto per essere visto sui due lati.
Stato di conservazione
Il restauro dello Stendardo della Vergine presentava difficoltà d'intervento molto particolari, sia per lo stato di conservazione decisamente critico, che per le sue caratteristiche costitutive:
· un supporto di seta molto fragile, pesantemente penalizzato da grossolani interventi precedenti, con tensioni localizzate non uniformi, dovute all'alternanza del damasco a vista con le aree dipinte;
· una pittura a tecnica mista, priva di preparazione, eseguita nel fronte e nel retro utilizzando la stessa sagoma ma dipingendo due differenti scene sacre: quindi l'impossibilità, durante le fasi di lavoro, di verificare contemporaneamente lo stato del dipinto sottostante e di supportarlo dal retro, come si fa tradizionalmente;
· le notevoli dimensioni dell'oggetto, che rendevano molto difficoltosa la sua movimentazione.
Il metodo espositivo dello stendardo, trattenuto da chiodi e colla vinilica entro doppia cornice lignea, realizzata per rispettarne l'originaria visibilità su due lati, aveva lungamente bloccato sui margini il naturale adattamento della seta sottoposta a escursioni termiche e variazioni di umidità. Le dannose tensioni generali così accumulate hanno provocato o accentuato nel tempo le lacerazioni della superficie tessile e di quella pittorica, già indebolite da umidità, polvere, esposizione alla luce e urti accidentali.
La natura polimaterica del manufatto ha costituito un'occasione preziosa di studio e collaborazione tra due diverse competenze tecniche e manuali specialistiche: restauro pittorico e restauro tessile. L'intervento, fin dalla sua progettazione, si è svolto nel rispetto reciproco dei tempi e delle modalità operative delle maestranze coinvolte, divenendo un fattivo lavoro di équipe. Queste diverse figure professionali, operando in sinergia, hanno perseguito gli obiettivi finali: riparare i numerosi danni (tagli, deformazioni, cuciture, incollaggi), prolungare il più possibile la vita dei materiali costitutivi, restituire nel contempo una migliore integrità visiva all'opera.
Intervento di restauro
L'intervento - realizzato dalle ditte "RT Restauro Tessile" di Albinea ( www.restaurotessile.it) e "B Restauro Dorature" di Reggio Emilia ( www.brestauro.it) - si è proposto di restituire solidità al tessuto di seta, molto fragile e disidratato, e di ricrearne la continuità estetica, garantendo alle immagini dipinte un supporto resistente ma al contempo non intrusivo, vista la natura bifacciale del dipinto. Questo ha comportato una ricerca specifica per individuare un intervento idoneo a mantenere la piena visibilità di entrambe le figurazioni sacre presenti sui due lati: l'applicazione sul retro di supporti trasparenti in velo di seta, adeguatamente tinti e ritoccati è stata la soluzione individuata per rinforzare gli innesti in maniera mimetica, conciliando le esigenze tecniche delle due diverse discipline di restauro.
Dopo le operazioni di eliminazioni delle toppe incongrue, la pulitura e distensione del tessuto, le parti lacunose presenti su tutta la superficie dello stendardo sono state risarcite mediante applicazione di supporti locali in taffetas opportunamente tinti e sagomati. Nella parte dipinta gli innesti sono stati precedentemente trattati con appretto di colla per meglio accogliere il ritocco pittorico. L'applicazione di veli di seta tinti nelle diverse gradazioni cromatiche, in tono sia con il fondo che con le parti del dipinto compromesso, ha consentito di adeguare gli innesti alle diverse tonalità del tessuto originale.
Con la medesima tecnica sono stati risarciti tutti i punti frammentati della cornice floreale realizzati con doratura a missione. I tagli presenti sulla superficie dipinta sono stati innestati con fili in seta dello stesso colore dell'originale, inseriti a riempimento delle fessurazioni per creare una base continua, adeguata a ricevere il successivo ritocco pittorico.
È stata riservata una particolare attenzione allo stemma della famiglia Sanvitale, il cui scudo appariva mancante della parte inferiore: studiando fonti iconografiche specifiche, in accordo con la direzione dei lavori, si è voluto suggerire il completamento della forma mediante veli sottotono, poi ritoccati a pastello nei dettagli.
L'ottima esecuzione della tecnica pittorica ha assicurato nel tempo una buona adesione al supporto in seta, consentendo di ridurre al minimo l'invasività dell'intervento, nonostante la superficie dipinta fosse estremamente discontinua a seguito delle numerose sollecitazioni meccaniche subite, causa di lacerazioni e graffiature. L'autore dell'intervento ha infatti evitato di appesantire il delicato tessuto di seta con la tradizionale preparazione a base di gesso di Bologna e colla animale, ma ha solamente apprettato la superficie con colletta per poi dipingevi direttamente. Questo accorgimento ha permesso di ridurre al minimo le differenti tensioni tra tessuto dipinto e tessuto a vista; inoltre ha mantenuto la pittura più elastica, consentendole di seguire le numerose sollecitazioni subite durante l'esposizione. In accordo con la direzione dei lavori, il risarcimento pittorico con pastelli specifici è sembrato il metodo più adeguato per restituire continuità visiva. Non era infatti possibile intervenire con alcun medium acquoso perché non era consentito controllare sul retro.
Problemi espositivi
Anche dopo il delicato intervento di restauro, lo stendardo rimaneva un manufatto estremamente fragile e pesante, da non esporre in verticale ma su pannello inclinato a 45 gradi: un accorgimento necessario per evitare danni futuri. Questa opzione ha comportato una visione finale del manufatto che prediligesse uno solo dei due lati: per l'importanza e la valenza devozionale di vessillo mariano è stata scelta l'immagine della Madonna.
Il piano di appoggio è costituito da una superficie forata rivestita di tessuto ignifugo che consente la traspirazione anche nella parte retrostante, con l'effigie di Dio Padre e San Giovanni Battista.
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